In questo blog voglio raccontare e trasmettere le storie di questi uomini diventati soldati e che oggi a cent’anni di distanza non vengano dimenticati.
Sono storie nella storia di quella che fu la Grande Guerra.
Questi caduti sono morti sul carso, in quei due anni e mezzo di sanguinose battaglie, molti di questi oggi riposano al sacrario di Redipuglia con un nome, ma per la maggior parte questo non è stato possibile. Voglio così onorare la loro memoria con questo mio tributo.

"Vorranno dimenticarvi, vorranno che io dimentichi, ma non posso e non lo farò. Questa è la mia promessa a voi a tutti voi."

Vera Brittain



«Qui ci verranno dopo la guerra a fare la gita di ferragosto. E diranno: se c’ero io! Ci saranno i cartelli-rèclame e gli alberghi di lusso! Passeggiate di curiosità come ai musei di storia naturale; e raccatteranno le nostre ossa come portafortuna.»

Carlo Salsa

giovedì 29 gennaio 2015

Sergente TINARO Domenico




34° Reggimento Artiglieria da Campagna

Nato a Atessa (CH) il 3 Gennaio 1886
Morto alla 20^ Sez. Sanità San Pietri D'Isonzo il 7 Agosto 1915
Sepolto al Sacrario di Redipuglia


Decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare 


Incurante del pericolo, dirigeva il rifornimento delle munizioni, restando allo scoperto, sul fronte della batteria, soggetta a violento tiro di artiglieria. Cadeva colpito a morte.
S.Elia. 7 Agosto 1915

Note storiche:

Il 34° Reggimento Artiglieria da campagna apparteneva nell'Agosto del 1915 alla 20^ Divisione (Brigate Savona-Cagliari-Piacenza-Macerata- 49° Btg. Bers) operante nella zona tra Polazzo- Redipuglia e Vermegliano. La batteria la 3^ del Sergente Tirano si trovava nella zona del Colle S.Elia
nel momento in cui fu colpito a morte.


Lettera della notizia della morte del Sergente Tirano scritta dal Nipote Caporale Tinaro Anselmo in forza anch'egli al 34° Regg., la trascrivo come in originale:

7 Agosto 8 1915

Amatissimo Zio.
Mai credevo di darti questa brutta notizia questa mattina o uscito alla mia solita esplorazione e al ritorno per strada mi danno gia notizia. verso le 10 mezzo?? questa mattina una granata nemica partitasi dei chilometri e chilometri lontano e va scoppiare davanti ai piedi del caro Zio Domenico la quale una pallottola si introduce nel petto e gli ferisce il cuore e non appena 30 minuti di sofferte lascia di vivere figuratevi il mio dolore che è provata lascio di scrivere che non c'è più coraggio le lacrime mi bagna la carta a vedere il mio zio davanti morto con tanti parenti a casa e in questo nessuno lo piange.
Addio.

Era padre di due figlie una di 7 a l'altra di 5 anni.

La lettera in originale:





Il Nipote Caporale Tinaro Anselmo verra' gravemente ferito l'11 Agosto del 1915, riceverà la medaglia di Bronzo al Valore

Decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare


 Dimostrò, sul fronte, in continue esplosioni diurne e notturne, sangue freddo ed attività. Ferito gravemente, diede esempio di fermo contegno.
Carso, 11 Agosto 1915

 

Ringrazio  Federica Delunardo

 

 

sabato 24 gennaio 2015

Tenente CROSA Luigi





73° Fanteria Brigata Lombardia

Nato a Fossano (CN) il 5 Giugno 1891
Morto sul Velihi Hribach il 15 Settembre 1916
Sepolto a---------



Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare 


Costante esempio di calma e di coraggio, portò nelle più ardite azioni il suo reparto con ottimi risultati. Caduto il proprio capitano, assunse il comando della compagnia e la trascinò sotto un intenso fuoco, alla conquista di un forte e ben guarnito trinceramento, che mantenne risolutamente, nonostante i reiterati contrattacchi nemici. Cadde poi sulla posizione mortalmente colpito.
Velihi Hribach. - 14-15 Settembre 1916



Note Storiche tratte dalla Relazione Ufficiale Esercito Italiano:

La Brigata Lombardia durante la VII^ battaglia dell'Isonzo (14-18 Settembre 1916) apparteneva con la Brigata Granatieri di Sardegna alla 23^ Divisione  XI° C.A.
Il 73° Reggimento fronteggiava la linea di quota 26. Il giorno 14 Settembre sotto il tiro dell'artiglieria nemica la Brigata Lombardia superò due ordini di trincea e raggiunse le posizioni di quota 265, ove catturò progionieri, mitragliatrici e qualche cannoncino.
Il giorno 15 dopo che l'artigieria avversaria accennò a rallentare la violenza del fuoco il Comando dell'XI C.A., ordinò alle dipendenti Divisioni di accelerare il movimento di avanzata in direzione del Veliki con reparti dei Granatieri e elementi della Lombardia. In direzione del Veliki, il 2° Granatieri e il 73° Fanteria avanzarono sino a raggiungere la strada S.Grado-Lokvica, ma il 74° non riusci a sboccare dalle sue posizioni di quota 265. La seconda giornata di battaglia si concludeva sul fronte del XI C.A. con la conquista dell'altura di S.Grado di Merna.
IL giorno 16 Settembre, durante la notte i Granatieri avevano respinto i ripetuti contrattacchi; invece la Lombardia fu costretta ad abbandonare la q.265. I generosi tentativi di riprendere l'avanzata da parte dei Granatieri fallirono; la Lombardia riuscì a conservare le posizioni, malgrado l'estrema violenza del fuoco delle artiglierie nemiche.



Nella motivazione della medaglia d'argento viene citata la morte del Capitano Comandante della compagnia del Tenente Crosa che poi  assunse il comando, si tratta del Capitano  Tarentini Carlo, che cadde a quota 265 il 14 Settembre 1916.
La morte del Tenente Crosa si presume fosse avvenuta nel giorno 15 durante i vari attacchi alle posizioni di quota 265 conquistate il giorno prima.
La salma fu sepolta inizialmente a Grabria per poi essere trasportata e sepolta a Farra d'Isonzo nel cimitero civile unitamente ad altri caduti del 73° come si vede nelle foto seguenti, Non risulta sepolto al sacrario di Redipuglia tra i caduti noti.



Le foto della tombe tra le quali  quella del Tenente Crosa al cimitero di Farra d'Isonzo:





Il Santino alla  Memoria del Tenente Crosa:



La mappa con gli schieramenti della 23^ Divisione all'inizio della VII^ battaglia:




Ringrazio per le foto del Tenente Crosa suo parente Marco Biglione.









venerdì 23 gennaio 2015

Caporale GALANTE Giovanni






576^ Compagnia Mitragliatrici FIAT
 13° Fanteria Brigata Pinerolo


                                        Nato a Comeglians (UD) l' 8 Novembre 1896
Morto a Castagnevizza del Carso il 19 Agosto 1917
Sepolto-------

Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare 

   


Partecipava all’assalto con slancio ammirevole. Rimasto ferito il compagno, prendeva il treppiede, e, piazzata la mitragliatrice di fronte alle posizioni nemiche, faceva fuoco,nonostante un furioso bombardamento finchè, colpito da granata, cadeva gloriosamente sul campo.
Castagnevizza, 19 agosto 1917


XI^ Battaglia dell'Isonzo, la 576° Compagnia Mitragliatrici FIAT , faceva parte del III Battaglione 13° Fanteria Brigata Pinerolo. Nel corso della battaglia la Brigata era in forza alla 14^ Divisione unitamente alla Brigata Acqui e fronteggiava il tratto tra quota 251 Hrbci e quota 202 di Pod Koriti.

Note Storiche tratte dal Libro del Cappellano Giuseppe Abate "Il 13° Fanteria":

Il bombardamento durò anche tutta la notte ed al mattino del 19 Agosto, ore 5,33, ci fu lo scatto delle fanterie e precisamente del  III° Battaglione. Queste furono accolte da violentissimo fuoco di sbarramento da parte delle artiglierie, delle mitragliatrici e fucileria avversaria. I Nostri furono costretti a sostare dietro un muricciattolo. Qui resistettero a terribile contrattacchi, finché per le gravi perdite subite e per l'inutilità di persistere, in quella difficilissima posizione senza ripari, in tentativi infruttuosi di nuovi sbalzi, si ritirarono nella vecchia sconvolta trincea di partenza.


Il Caporale Galante mori' proprio durante in questo attacco verso la quota 251 Hrbci.
nella stessa giornata morivano altri due suoi commilitoni della 576^ Compagnia anche loro  decorati anch'egli di Medaglia d'Argento. Il soldato  Di Vietro Antonio e il soldato Garbini Enrico.
Solamente  il soldato  Di Vietro risulta sepolto tra i noti al sacrario di Redipuglia, mentre il Caporale Galante e il soldato Garbini molto probabilmente si trovano tra i resti dei 60000 caduti ignoti.


Nella mappa viene indicato il punto dell'attacco del III° battaglione e della 576° Compagnia mitragliatrici:




 Ringrazio e dedico questo Post al nipote Gianmarco Artico.







domenica 18 gennaio 2015

Tenente CRIMI Antonino



47° Fanteria Brigata Ferrara

Nato a Naso (ME) il 15 Gennaio 1890
Disperso a Hoje ?  (Bainsizza) il 22 Agosto 1917


Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare 



Comandato di collegamento  fra le ondate d’assalto e il comando di reggimento, con sereno sprezzo del pericolo fu di esempio ai soldati, rincorandoli e trascinandoli avanti con la parola e con l’esempio sotto l’infuriare del tiro di sbarramento e le raffiche delle mitragliatrici nemiche.  
 Dosso Faiti, 23 maggio 1917




Questo Blog l'ho voluto fare per onorare i caduti della Grande Guerra sul Carso. In ogni post che inserisco c'e' un caduto morto o disperso  su questa zona di guerra. Per questo caduto invece non è così, ho voluto per questa volta metterlo perche' secondo me la storia che leggerete tratta da un diario, merita di essere ricordata. Lui sul Carso ci è stato, era in un reggimento dei più famosi e provati da tante battaglie dall'inizio di quella guerra, lo si si è visto a Castelnuovo, sul Monte San Michele, a Opacchiesella per poi spostarsi sul Fajti e chiudere la sua parte di guerra sul Carso.
Il Carso non ha voluto essere la sua tomba, lui che sul Carso, ha vegliato tante notti, lui, che ha solcato i camminamenti, le trincee, le doline, lui che ha atteso gli assalti con il cuore stretto nell'angoscia. Tutto questo l'ha accomunato ai tantissimi altri soldati caduti, poi, via da questo Carso, perche' la guerra ti fa da destino e il suo destino non era qua. Lui non avra' nessuna croce, nessun sacrario avrà i suoi resti, la sua tomba sarà un altra terra di un altro fronte, quello che l'ha visto cadere e morire. Nel racconto di lui, Leo Pollini nel suo diario  le "Veglie al Carso" lo chiamerà solo. "Un Amico", quell'amico vero che le circostanze della guerra gli ha dato, per poi dividere le loro strade per sempre. Dedico a lui e a quelli come lui questo post.


Dal Diario di Leo Pollini "Le Veglie al Carso":

Per quasi un anno ci siamo guardati con perfetta indifferenza senza che la vista dell'uno suscitasse nell'altro un moto qualsiasi di simpatia o antipatia.
Eravamo di due diversi battaglioni e, per la verità  ci vedevamo assai di rado, nel breve attimo di un incontro in trincea, durante un cambio, o a riposo durante le rumorose visite che si scambiano gli ufficiali dei diversi battaglioni alle mense.
Poi a mano a mano ci siamo avvicinati, per quel sentimento irrestistibile che attira l'uno all'altro i superstiti di tante battaglie, i resti di tante eroiche decimazioni.
Ad agosto (1916) egli prese il comando di una nuova sezione mitragliatrici: allora i nostri rapporti divennero più frequenti, ci demmo qualche volta il cambio nelle prime linee, sostammo negli stessi ricoveri nelle otre di tregua, incominciammo dei discorso che si infervoravano, ma che dovevamo lasciare a metà e continuare un altra volta, magari dopo quindici giorni; le nostre anime si avvicinavano insensibilmente, quasi senza saperlo, senza volerlo.
Avevamo nel cuore entrambi le nostre donne in attesa: io gli parlavo della mia sposa e della bimba, egli delle sorelle, che aveva lasciato laggiù in una piccola cittadina della Sicilia; tesori di amore uscivano delle nostre labbra, come incensi profumati che esalino a Dio dagli altari.
Non sorse mai l'ombra della discordia fra di noi; egli si avvicinò a me con slancio e bontà, io con trasporto e sincerità.
Ci sorreggevamo a vicenda: ben presto il pericolo ci affrattellò. Egli era tenente come me, era stato mandato come subalterno alla mia compagnia per un infortunio di cui non aveva la menoma colpa; dividemmo il pane e le ansie, il breve spazio del rifugio comune e del nostro insonne riposo.
Nelle notti di riposo trascorrevamo le ore interminabili, stretti nelle cucce, uno accanto all'altro, sotto il brevissimo e buio cielo della nostra tana che non bastava a ricoverarci fino ai piedi, specialmente lui che era più lungo di me; così ci gocciolava sulle gambe lo stillicidio della pioggia del tetto.
Dopo una sua licenza ci ritrovammo sul Fajti, allora la vetta più sacra d'Italia.
I nostri colloqui eran di notte; nell'oscurità ci conoscevamo, dalle tenebre uscivano puri e trasfigurati i nostri volti, in cui brillavano le nostre anime. L'uno dava all'altro calma e forza.
Insieme varcavamo le prime linee, inoltrandoci, quasi senza cautele, nei boschetti in discesa su Spacapani, in vista di Gorizia, piena di luci sinistre e di scoppi laceranti; insieme scrutavamo le ombre, interrogandoci coi muti sguardi.
Quando io lasciai improvvisamente il reggimento, ci abbracciammo e ci lasciammo quasi senza dolore; sentivamo che non saremmo oramai stati più lontani, perchè non sarebbe stato possibile.
Mi scrisse la vigilia della battaglia della Bainsizza: <<Dovremo di sorpresa dare l'assalto al bastione che ci sta innanzi, attraversando il fiume sotto il fuoco nemico e attaccando risolutamente. Per i primi come vedi, ci sono poche probabilità di ritorno. Io ti abbraccio, o mio fedele amico, senza dolore come quando tu mi hai lasciato alla tua partenza. Qualche cosa di tuo io lo porto nel regno di Dio e delle anime: qualche cosa di mio son certo che rimarrà in te su questa dolorosa terra>>.
E scomparve! Scrissi ad amici comuni: nessuna traccia ebbi più di lui. Non era tra i prigionieri, non fu trovato il suo corpo e pur fu visto da qualcuno cadere.
Tu sei là sull'Isonzo, nell'atto di varcarlo, mentre l'anima in tumulto, purificata nello strazio della carne, si placava in un pensiero di Platone, che ti era sì caro. Tu sei là o amico tutt'anima.
Io ti rivedo nella casa rustica del piccolo villaggio laggiù friulano dove eravamo a riposo, accanto al focolare degli umili contadini, che avevano accolto mia moglie e i miei due piccoli bimbi, quando tu prendesti tra le braccia mio figlio e levandolo in alto, commosso mormorasti:
. Tu, tu sarai migliore di noi!



Note Storiche:
La Brigata Ferrara dopo aver trascorso dall'inizio della guerra dipendendo dalla III^ Armata, passo' alla II^, dove nell'XI^ battaglia faceva parte della 22^ Divisione. Il 22 Agosto La brigata Ferrara si trovava già dal mattino per proseguire l'azione verso la testata di Siroka Njiva ma con gravissime difficoltà il 47° puntava verso Testen mentre il 48° verso Mesnjak con gravi difficoltà, anche per un contrattacco austriaco che investì la brigata facendola arretrare nelle posizioni di partenza. Ma subito ci fu la reazione guidata e comandata dal Colonnello Fasolis di tornare all'attacco verso le alture di Mesnjak facendo ritirare gli austriaci. Il Tenente Crimi morirà in questa giornata in questi continui assalti, l'isonzo giorni prima lo riuscì a varcare ma la morte lo prese poco dopo sulle alture di Mesnjak. 

(fonti storiche  tratte anche  dal libro di Gerardo Unia "L'11 Battaglia")


Mesnjak e Testeni viste dal Veliki Vhr:




Mesnjak:


sabato 17 gennaio 2015

Soldato LONGHI Cornelio






9° Reggimento Artiglieria Campagna

Nato a Seriate (BG) il 17 Luglio 1895
Morto a Zona Monte San Michele il 24 Dicembre 1915
Sepolto al Sacrario di Redipuglia (8° Regg. Art. Camp)




Prefazione
Il Tenente Lentini Vincenzo, nel suo diario di guerra , non  cita quasi mai i nomi dei soldati, come nemmeno i reparti ai quali ha fatto parte. Nell'episodio drammatico che potrete leggere sotto, non riportava i nomi die soldati coinvolti. Nel 2015 quando ho creato questo post sono risucito ad individuare il reparto del Tenente Lentini il 9° Reggimento di Artiglieria di campagna ed uno solo dei caduti al quale ho dedicato questo post. Quasi cinque anni dopo, grazie al rinnovamento del sito dell'Albo' D'Oro caduti, ho potuto rifare la ricerca e trovare   i nomi dei rimanenti soldati coinvolti nel fatto. Così ho potuto aggiornare  questo post inserendo le generalità e le foto.
Un grazie di cuore all'amico  Amos Conti.


Tratto dal libro "Pezzo Fuoco" del Tenente Vincenzo Lentini:

Era il 24 dicembre 1915. Triste e squallido Natale per tutti, ma oltremodo doloroso per noi che per la seconda volta, me assente, dovevamo lamentare in famiglia (ogni reparto era tale quando da tempo si era insieme) una disgrazia che, troncando piu' giovinezze, nate per altra mansione che non quella di uccidere o farsi uccidere, veniva a rattristare la santa ricorrenza dedicata appunto alla nativita', alla vita.
Il ciclista di batteria mia aveva appena recapitato un biglietto: << Vieni subito. Tre morti in batteria.>>. Dalle affrettate interrogazioni ed imprecise risposte del ciclista, avevo potuto sapere che una granata da 105 aveva uccisi tre soldati e che il Capitano, occupato per il tiro, aveva appena potuto far trasportare al posto di medicazione l'unico che dava ancora segno di vita.
La mia batteria continuava intanto il tiro di sbarramento a cui rispondeva il nemico con i suoi confetti.
Ma perché dunque combattere, ammazzare, distruggere? Non si sarebbe potuto, negandoci tutti, ottenere altrimenti lo scopo?
In silenzio abbracciai il Capitano e ci parve confortevole essere vicini.
Mi recai subito sulla linea di pezzi spingendomi sino alla linea dello scoppio.
Nella pianura, a ridosso dell'argine destro dell'Isonzo dove eravamo in posizione, presso il margine della rotabile, vi era una casa colonica a due piani oltre il piano terreno. Dietro tale casa avevamo fatto scavare  e costruire un solido ricovero a riparo del tiro nemico.
Era stato da poco distribuito il rancio quando una scarica di 105 aveva consigliato un pronto riparo nel ricovero, volgarmente chiamato fifaus. Il tiro era continuato lento e cadenzato, di modo che i soldati avevano avuto agio di consumare il rancio e di attendere ordini.
Tre soli, restii ai consigli di prudenza del capo pezzo vollero, a mezzo il foro, andare a depositare la loro gavetta, non tollerando più oltre la ristrettezza e la posizione imposta dal ricovero.
Seduti tutti e tre su di un pagliericcio, si sentivano ridere, quando un improvviso sibilo e una fragorosa detonazione annunziò ai compagni ed al comandante una disgrazia.
Dopo la prima incertezza, con lo sparire del fumo e del polverone provocato, lo spettacolo offerto fu certo uno dei più macabri e impressionanti.
La granata,penetrata attraverso una finestra del primo piano, aveva nettamente forato il pavimento di legno andando a scoppiare al piano terreno alle spalle dei tre seduti sul pagliericcio. Lo scoppio ed il cono di proiezione delle schegge aveva investito alla testa i tre disgraziati.
Uno dei morti era il nostro miglior meccanico, uno di quei bergamaschi irrequieti che male mordevano il freno della disciplina, ma che pieni di coraggio erano straordinariamente sinceri e devoti.
Prima di partire per il fronte, sorpreso dai carabinieri di servizio dopo la ritirata presso una trattoria della città sede del suo reggimento a mescolare polenta, aveva mostrato di accettare di tornare in caserma, ma al momento buono con un scrollata di spalle si era liberati degli angeli custodi ed era tornato alla polenta. Tre volte aveva ripetuto il gioco sino a quando la benemerita riuscii a consegnarlo all'ufficiale di picchetto che per caso era il suo ufficiale. Fu perdonato previa promessa che non avrebbe più ritardato e soprattutto non si sarebbe allontanato dalla residenza, come era solito fare senza permesso. Promise e mantenne.
Nei primi giorni di spostamenti, non funzionava ancora la mensa, era lui che spariva per un paio d'ore per ritornare sempre carico di provviste con ottimo vino, polenta veneta e qualche pezzo di lesso o arrosto. Dove prendesse quella roba e come facesse rappresentava il suo segreto, poiche' rifiutava il denaro che gli davamo per l'eventuale compenso.
Ci diceva che, essendo simpatico le belle friulane erano larghe con lui di cibi e baci. Povero ragazzo! Rosso di capelli era tutt'altro che bello, ma spigliato ed intraprendente certamente riusciva a conquistare in altro modo.
Tutto quest avevo rivisto come in un sogno nei pochi istanti che solo ero rimasto in quella tetra ed umida stanza a faccia ed a colloquio con la morte.
Nelle prime ore della notte, subentrata una relativa calma, seppellimmo nel vicino cimitero, a fianco del nostro primo morto, i caduti ai quali apponemmo altra e comune lapide di marmo.
 
 
 Soldato BALDI Eleno
Nato a Bergamo il 20 Marzo 1895
Sepolto al Sacrario di Redipuglia Gradone 1° loculo: 1948
 


Caporale Maggiore PASINI Giordano
Nato a Bergamo il 9 Maggio 1893
Sepolto al Sacrario di Redipuglia Gradone 15° Loculo: 27728 
 

 
 












domenica 11 gennaio 2015

Tenente BARUCHELLO Gastone Sante






1° Reggimento Genio 155^ Compagnia Zappatori

Nato a Cremona il 6 Dicembre 1897
Morto a Selz il 29 Giugno 1916
Sepolto al Sacrario di Redipuglia




Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare 


Il 14 Giugno, incaricato di raggiungere ad apprestare a difesa una trincea nemica appena espugnata dai nostri, visto che una compagnia di fanteria, rimasta senza ufficiali, ripiegava sulle posizioni primitive, con risolutezza conduceva i propri zappatori all'assalto, trascinando così anche la truppa di fanteria che, riacquistava fiducia e fermezza, manteneva saldamente la posizione conquistata. Il 29 Giugno, nell'apprestamento difensivo di una trincea appena espugnata e in presenza del nemico, dava mirabile prova di calma, coraggio e sprezzo del pericolo, rimanendovi colpito al cuore.
Selz, 14 e 29 Giugno 1916


Note Storiche:
IL 28 Giugno 1916 La Divisione di Ronchi 14^ Divisione Brigate Napoli e Cremona e  16^ Divisione  Brigata Pinerolo e 56° - 132 Regg. Fanteria e VIII Brigata Cavalleria, settore VII C.A.  deve fare energica azione dimostrative contro il Rivellino e il Trincerone; da tramutarsi in risolutive se le circostanze lo consentono, mentre attaccherà risolutamente la quota 70 (Selz), Quota Pelata e Monte Cosich.
L'azione dovra' essere di sorpresa, dopo breve e intenso fuoco delle artiglierie di tutti i calibri,  le truppe irromperanno fulmineamente nelle posizioni nemiche.
Il Comando del Genio predisporrà tutti i materiali occorrenti al pronto rafforzamento.
L'azione è fissata alle ore 19.
La 16^ Divisione fra la sera del 28 e la mattina del 29  conquistò la quota 70 e nei giorni successivi ne ampliò l'occupazione.
Con la 16^ Divisione era il LVIII battaglione zappatori, con le compagnie 108^-133^ e 155^. La 108^ assegnata al sottosettore Nord e le altre due a quello su con il compito di agevolare l'avanzata e rafforzare le posizioni raggiunte dai fanti. I Bravi zappatori delle compagnie 133^ e 155^ di questi seguirono le sorti, subendo gi effetti del tiro nemico mentre erano intenti al lavoro di rafforzamento.
Le perdite delle due compagnie sommarono a tre ufficiali morti tra i quali il Tenente Baruchello dell 155^ e il Tenente Raffaeli e il S.Ten Risso della 133^; e due feriti. Per la truppa si conoscono solo i dati della 155^ che ebbe cinque morti e venti feriti.

mappa con indicata la Quota 70:







giovedì 8 gennaio 2015

Tenente DE PAULIS Pio







1° Reggimento Granatieri di Sardegna

Nato a Roma il 10 Gennaio 1896
Morto a Quota 241 il 25 Maggio 1917
Sepolto a ---------

Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare 

Essendo rimasto ferito il Comandante della compagnia, assumeva il comando del reparto in condizioni estremamente difficili, dimostrando magnifiche qualità militari. Il giorno successivo, alla testa della compagnia, si slanciava all'assalto della formidabile posizione, infondendo mirabile slancio con l'esempio del suo ardimento e giungendo primo all'obbiettivo. Mentre inseguiva il nemico travolto, veniva colpito a morte.
Quota 241, 24-25 maggio 1917

Note Storiche:
 X^ battaglia dell'Isonzo i Reggimenti della Brigata Granatieri di Sardegna sono alle dipendenze della 33^ Divisione comandata dal Gen. Magg. Andrea Graziani, il giorno 23 Maggio, il 1° Reggimento si trova sulla rotabile quota 208 Sud- con le linee di colonne dai camminamenti marciano dritti alla quota 205-193-235.
Il 24 maggio alle ore 18 riprenderanno gli attacchi su tutto il fronte del settore con direzione est per sfondare a cavallo di Quota 241 e cosi' di chiudere la ritirata su Selo al nemico. Obbiettivo da raggiungere per la Brigata Granatieri: Selo. la Quota 219 è stata occupata nell'attacco dal 2° Granatieri mentre la quota 235 in nostro potere non è stata oltrepassata.
Il giorno 25 maggio continueranno gli attacchi per aggirare e sfondare la linea di quota 241 e oltrepassarla. 


In questi attacchi perderà la vita il Tenente De Paulis Pio, ho voluto scrivere, oltre alla testimonianza storica dei fatti d'arme di quel giorno, anche quella della lettera della madre del Tenente giorni dopo alla saputa della morte del proprio figlio si rivolge al Cappellano del reggimento Don Giovanni Rossi per chiedere  notizie in merito alla sua morte. Questa lettera rappresenta quella di tante madri, che hanno dovuto subire questa sorte, il dolore della perdita del proprio figlio in guerra, per questo la dedico a lui e a tutte le madri di tutti caduti di quella guerra.
Tratta dal libro "Chiedo Notizia di vita o di morte (lettere a Don Govanni Rossi)" di Girolama Borella, Daniela Borgato e Roberto Marcato:

Mittente Lucinda De Paulis, Roma 25 Giugno 1917

Reverendo padre,
una madre orbata dal suo unico figlio De Paulis Pio tenente del 1° Granatieri, 16^ compagnia, si rivolge al suo buon animo per supplicarla affinchè la salma del medesimo abbia una conveniente sepoltura, e potendo, sia posto in una cassa di zinco per la quale sarei pronta a rimborsare l'importo, ed una croce duratura che sia anche di pietra, poichè all'intemperie, potrebbe perdersi la traccia della tomba stessa confondendosi con altri nel medesimo luogo sepolti. Così dico poichè è mio desiderio ed era quello del defunto di essere un giorno trasportato alla sua Roma, vicino ai suoi cari, affinchè la povera desolata madre possa avere il conforto di pregare sulla tomba del suo caro figliolo. Mi raccomando reverendo affinchè siano appagati i voti di una madre addolorata rimasta priva del suo unico figlio che aveva, della quale era la consolazione e l'aiuto. Ella sarà tanto buono ad ascoltarla che non mancherà di pregare il Signore che le dia tanto bene. In ultimo desidererei sapere la località dove trovasi sepolto mio figlio caduto nel combattimento del mattino del 25 maggio scorso.. Di più la prego , se potrà inviarmi gli oggetti personali di mio figlio, cioè un bracciale d'oro con medaglia, l'orologio a bracciale d'argento, un anello d'oro con rosa e fermanello, un lapis d'oro, un berloque d'oro il portafoglio e le chiavi, la prego scusarmi del disturbo che le reco, ringraziandola infinitamente mi creda sua devotissima serva.

Lucinda De Paulis

P.S. In questo momento riceviamo una lettera del colonnello Anfossi dove dice che mio figlio è caduto colpito da una pallottola alla bocca e che la salma fu ricercata con pietosa cura ma stante le difficoltà che s'incontravano in quei luoghi battutissimi dal fuoco dell'artiglieria avversaria non fu possibile trovarla. Può immaginare quale schianto è stato per me questa notizia mi sembra di divenir pazza, per pietà mi raccomando a lei per avere più notizie precise e far modo di ritrovare la salma del mio adorato figlio, altrimenti per me è impossibile vivere con questo pensiero. Dopo che ho pregato tanto non meritavo tale sorte. Domando a lei se vi fosse probabilità che fosse rimasto in mano del nemico e la sua ferita non fosse stata mortale.

La madre Lucinda De Paulis:



 Ringrazio Federica Delunardo


Della salma del Tenente De Paulis Pio, attualmente non si conosce il luogo di sepoltura, al sacrario di Redipuglia non c'e' tra i caduti noti, e anche a Roma dopo varie ricerche non è stato possibile al momento trovare traccia. A questo punto è possibile credere che il tenente sia rimasto disperso e poi sepolto tra i caduti ignoti al sacrario di Redipuglia, oppure rimasto sepolto in qualche dolina della zona e i suoi resti sono ancora in quei luoghi.


mappa con indicata la quota 241:




Ringrazio per la foto del Tenente De Paulis Silvia Musi






domenica 4 gennaio 2015

Tenente LANGOSCO di LANGOSCO Vittorio




20° Reggimento Cavalleggeri Roma

Nato a Milano il 18 Giugno 1889
Morto a Bosco Cappuccio il 4 Agosto 1915
Sepolto a -------

Decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare 

 
Comandante di una sezione mitragliatrici, si spingeva audacemente all'inseguimento del nemico, e, quantunque fatto segno a vivo di fuoco di artiglieria e fucileria, rimaneva al suo posto fino a quando non ricevette ordine di ripiegare. Cadde ucciso in una successiva azione.
Bosco Cappuccio, 25 Luglio e 4 Agosto 1915

  

Decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare 

 
 Comandante di una sezione mitragliatrici, seppe impiegarla con intelligenza ed ardire, favorendo l'avanzata delle truppe per la conquista del trincerone. Mentre si postava in una posizione avanzata, restò mortalmente ferito.
Bosco Cappuccio, 4 Agosto 1915

Note Storiche tratte dal Libro "La Vita per la Patria" di Lorenzo Cadeddu ed. Gaspari:
Per la carenza di sezioni mitragliatrici nelle varie Brigate di fanteria, nei primi mesi di guerra, si misero a disposizioni di queste quelle dei Reggimenti di cavalleria, come in quetso caso le sezioni  Maxim del Reggimento cavalleggeri Roma furono aggregate alla Brigata Sassari.
lasciamo ora il racconto tratto dal libro sopracitato:
Il giorno era il 4 di Agosto 1915, nell'assalto del trincerone, tra i tanti della Sassari che persero la vita cadde colpito alla fronte, il comandante della sezione mitragliatrici Maxim del 20° Reggimento Cavalleggeri Roma tenente Vittorio Langosco di Langosco, che operava con il 152° ma per l'occasione era passato alle dipendenze del 151° reggimento.
Sulla sua fine esiste una memoria che lo ricorda, scritta dal fratello, il collonello di cavalleria Federico Langosco di Langosco, all'epoca sottotenente dello stesso reggimento: "...nel pomeriggio del 4 agosto 1915 ci fu uno di questi attacchi. Proprio quel mattino Vittorio Langosco era tornato ai suoi mitraglieri dopo pochi giorni di riposo passati ad Ajello, dove si trovava il Comando di reggimento. I fanti della Sassari, uscirono all'assalto, saltarono svelti e veloci e rapidi come tanti diavoli e in pochi minuti furono addosso agli austriaci che si trovavano nel "trincerone" antistante a una trentina di metri più in là. Bisognava portare subito avanti le due mitragliatrici del "Roma". "Andiamo avanti anche noi" disse Langosco "Via" e senza porre tempo di mezzo si lanciò dalla trincea perchè voleva trovare il posto per piazzare le due armi. Ma fece pochi passi: la pallottola puntuta di un mauser arrivò giusta giusta sulla bella fronte, era d'acciaio e di piombo e fece un piccolo foro così. Erano le sette e mezza di sera ed il tenue rivolo di sangue sgorgò da quel foro portandosi via la vita.
Il sottotenente Langosco avvisato, che il fratello era caduto in combattimento andò assieme al tenente Vittorio Bianchi dello stesso reggimento, a recuperare la salma per seppelirla in un vicino camposanto per evitare che i poveri resti venissero seppelliti sul posto. Il Comandante del II/152° cui era affidato il sottosettore in cui era caduto l'ufficiale si oppose a questo desiderio adducendo che una disposizione del comando sovraordinato prescriveva che i caduti venissero sepolti sul posto e l'ufficiale del "Roma" era caduto davanti alla linea italiana antistante il trincerone. Federico Langosco e il suo amico e collega riuscirono, dopo molte insistenze, a convincere il comandante di battaglione, che tuttavia non volle esporre i suoi uomini al recupero della salma che quindi venne raggiunta e recuperata dai due giovani ufficiali che la trasportarono prima a Sagrado e di qui ad Ajello ove fu deposta nella cella mortuaria del locale cimitero e vegliata, tutta la notte, dai due ufficiali. Federico Langosco la mattina dopo chiese al Comandante del "Roma" di poter prendere il posto del fratello caduto al comando della sezione mitragliatrici ma la sua domanda non venne accolta. Il suo posto venne preso dal tenente Otto Giulini, volontario rientrato dalla Germania per combattere, anche Giulini pochi giorni dopo cadde tra i soldati della Sassari in un attacco alle posizioni del San Michele e sulla sua fine ricorderà ancora Federico Langosco che: " .. lo trovarono (Giulini) con gli occhi aperti e quasi sorridenti che guardavano in alto.

mappa tratta dal libro "La Vita per la Patria" di Lorenzo Cadeddu ed. Gaspari:

 
foto tratta dal libro "La Vita per la Patria" di Lorenzo Cadeddu ed. Gaspari
 il Tenente Langosco Vittorio nella foto della sezione mitragliatrici è in piedi in secondo piano: