In questo blog voglio raccontare e trasmettere le storie di questi uomini diventati soldati e che oggi a cent’anni di distanza non vengano dimenticati.
Sono storie nella storia di quella che fu la Grande Guerra.
Questi caduti sono morti sul carso, in quei due anni e mezzo di sanguinose battaglie, molti di questi oggi riposano al sacrario di Redipuglia con un nome, ma per la maggior parte questo non è stato possibile. Voglio così onorare la loro memoria con questo mio tributo.

"Vorranno dimenticarvi, vorranno che io dimentichi, ma non posso e non lo farò. Questa è la mia promessa a voi a tutti voi."

Vera Brittain



«Qui ci verranno dopo la guerra a fare la gita di ferragosto. E diranno: se c’ero io! Ci saranno i cartelli-rèclame e gli alberghi di lusso! Passeggiate di curiosità come ai musei di storia naturale; e raccatteranno le nostre ossa come portafortuna.»

Carlo Salsa

domenica 22 febbraio 2015

Aspirante PIROLLI Tullio






15° Reggimento Bersaglieri

Nato a Roma il 9 Maggio 1897
Morto sul Monte Sei Busi il 10 Agosto 1916
Sepolto al sacrario di Redipuglia


Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare



 
Giunto per primo sulla trincea nemica, la occupò col proprio plotone e non la lasciò, finchè venne colpito a morte.
Monte Sei Busi, 9 Agosto 1916

Note Storiche:

VI^ Battaglia ell'Isonzo il 15° Reggimento Bersaglieri era schierato con la Brigata Chieti nella zona del Sei Busi, faceva parte della 31^ Divisione XIII^ Corpo d'Armata.
Il giorno 9 Agosto sul fronte della 31^ Divisione alle ore 19, dopo che il tiro delle artiglierie e delle bombarde ha completato i varchi, si inizia l'attacco. Sei plotoni del 15° Bersaglieri si slanciano nella trincea dei "Monticelli Rossi" e vi si mantengono nonostante la violenta reazione nemica, allargandosi gradatamente verso i "Sassi Rossi" e i "Morti". Quasi contemporaneamente pattuglie e plotoni del 123° si spingono verso il "Ferro di Cavallo" , soggetti subito a vivo fuoco di fucileria e di mitragliatrici.
Alle ore 19.30 i reparti del 122° Fanteria sulla sinistra e del 15° Bersaglieri sono costretti dal violento fuoco nemico a ripiegare; quelli del 15° Bersaglieri, pur essendo soggetti a violento fuoco di artiglieria e di mitragliatrici , che infligge loro gravi perdite, mantengono ancora l'occupazione dei "Monticelli Rossi"; però il fuoco d'interdizione nemico ostacola vivamente l'affluenza dei rincalzi, cosicchè verso le ore 2.30, i Bersaglieri iniziano il ripiegamento.
Questo si compie ordinatamente e le truppe riprendono la primitiva dislocazione, continuando a mantenere, durante la notte, viva pressione sul nemico con fuoco d'artiglieria, lancio di bombe ed invio di pattuglie.

Durante questo attacco e il primo mantenimento della linea appena conquistata troverà la morte l'Aspirante Ufficiale Pirolli.

Descrizione dell'attacco tratto dal Diario del 15° Reggimento Bersaglieri:

Il 9 Agosto, con reparti del 122° fanteria sulla sinistra, mentre il 51° battaglione a destra faceva azione dimostrativa su le opposte trincee dei "Sassi Rossi e Ypsilon" , l'8^ Compagnia , con la 12^ ad immediato rincalzo, iniziava l'attacco che il Reggimento opportunamente scaglionato, doveva eseguire contro i "Monticelli Rossi"
All'azione dell'Artiglieria nostra e Bombarde, seguiva il lancio degli spezzoni, quindi il Comandante del 50° Battaglione, Ten. Col. Piaggia, lanciava fieramente all'assalto la prima ondata che egli stesso seguiva. Frattanto il Capitano Tanaglia, Comandante della 12° Compagnia, mentre disponeva che due suoi plotoni si tenessero pronti per irrompere sul nemico, ordinava l'uscita della seconda ondata.
Nonostante però l'azione della nostra Artiglieria, il nemico rimasto fortemente trincerato dietro difese accessorie non completamente abbattute, resisteva ai violenti e decisi assalti delle ondate serrate delle Compagnie, le quali, sotto il micidiale fuoco avversario di bombe a mano e mitragliatrici, cominciavano forzatamente a ripiegare.
In questa triste situazione, il Capitano Tanaglia decisamente ordinava ai due plotoni della sua Compagnia ed a due dell'8^ di uscire arditamente per tentare di nuovo la conquista della posizione.
Primo fra tutti usciva con nobile slancio il S.Tenente Grandinetti, il quale, nonostante il fuoco ed i numerosi feriti che ripiegavano, incitati entusiasticamente i suoi Bersaglieri li guidava sprezzamente su la linea nemica e forse avrebbe potuto mantenersi sulla posizione se , fulminato da una mitragliatrice, non fosse rimasto attaccato ai reticolati nemici.
L'attacco veniva ripreso con la terza ondata verso le 18.30 dal 50° Battaglione, al seguito del Ten. Colonn. Piaggia, che per primo saltava eroicamente dalla trincea di partenza trascinando con l'esempio meravigliosamente i suoi Bersaglieri; ma il fuoco nemico fu  così violento, così micidiale e colpiva a morte tanto inesorabilemente che quando il Ten. Colonn. Piaggia pronunciò dolorosamente le testuali parole: "Poveri i miei Bersaglieri, ritiratevi", ben pochi erano ancora in vita ed incolumi e non rimaneva altro che buttarsi a terra utilizzando le buche prodotte dal fuoco delle granate e le ondulazioni del terreno ed attendere colà il buio per ritirarsi non visti e bersagliati dal nemico.
Ma il Ten. Colonn. Piaggia, eroico esempio di valore, ricompensato con Medaglia d'Argento, era caduto presso le linee nemiche fulminato da proiettili di mitragliatrice.
In preda ad accasciante tensione nervosa, per più fi tre ore i superstiti a terra come irrigiditi, sentendo il fischio dei proiettili passare sul capo ed il lacerante boato delle granate che mietevano nuove vittime e deformavano ancor di più orribilmente i disgraziati già caduti, sino a che col favore del buio riuscirono con fatica a rientrare nelle nostre linee.
In questa azione centinaia furono le perdite della truppa; fra gli Ufficiali, morti oltre il Ten. Colonn. Piaggia; S.Tenente Cuccurullo Emilio, S.Tenente Grandinetti Eugenio, Aspirante Pirolli Tullio.

Ringrazio per il diario Sergio Spagnolo


Mappa dello schieramento della 31^ Divisione alla vigilia della VI^ Battaglia dell'Isonzo







venerdì 20 febbraio 2015

Sergente Maggiore MESTICA Giovanni





1° Reggimento Granatieri di Sardegna

Nato a Girgenti il 10 Gennaio 1886
Morto a Monfalcone il 4 Agosto 1915
Sepolto al Sacrario di Redipuglia






Note Storiche:

Il 1° Reggimento Granatieri, il giorno 4 Agosto 1915, si trovava a presidiare con i suoi battaglioni le trincee del Lisert di Monfalcone, qul giorno si era appena conclusa la II^ Battaglia dell'Isonzo.
Nella mattinata l’artiglieria di medio calibro nemica batte, per breve tempo, le nostre trincee sulla fronte di Monfalcone, causando piccole perdite; nel pomeriggio batte ancora l’Adria Werk, senza effetto, oltre ai soliti tiri isolati contro Monfalcone e quota 61 e 59.
Proprio durante questo bombardamento Sergente Maggiore Mestica fu colpito da una granata.

Il Sergente Maggiore Mestica Giovanni era un insegnante di disegno e studioso dell'arte , dove prese parte a diverse esposizioni. Lasciò la moglie  e due bambine. 

Lo stesso lo conferma Giani Stuparich anch'egli nel 1° Reggimento Granatieri nel sui Diario "Guerra del 15":
4 Agosto,
Trincee del Lisert. Anche stamattina un accanito bombardamento nemico: le trincee sconvolte, feriti che gemono. Il Rancio unico per tutta la giornata, arriva verso le sei del pomeriggio. Una breve pioggia. Poi il cielo apparisce dagli sguardi delle nuvole. Un tramonto favoloso, ncorniciato dai pilstri d'un cancello di un'antica fattoria, ridotta ad un mucchio di rovine; un albero solitario nel mezzo, sullo sfondo un vulcano giallo, bagliori di fuoco nel cielo; di contro sopra Duino, una tenda scura di nuvole traversata da un arcobaleno purpureo. Di notte lavoriamo.

Una mappa della zona del lisert delle linee del 1916 tratta dalla R.U. Esercito Italiano:

sabato 14 febbraio 2015

Capitano LANZA Antonio





47° Fanteria Brigata Ferrara

Nato a Milano il 12 Giugno 1881
Morto a Quota 366 (Fajti Hrib) il 23 Maggio 1917
Sepolto a Milano


Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare 



Comandante di una Compagnia soggetta per circa 12 ore ad un violento bombardamento, mantenne salda la sua truppa nelle trincee sconvolte, la animò con la parola, infuse calma e coraggio con l’esempio, ottenendo di respingere nettamente un attacco avversario, mettendo fuori combattimento o catturando i nemici che erano riusciti ad infiltrarsi nella nostra linea.
Dosso Faiti, 29-30 marzo 1917


Note Storiche:

X^ Battaglia dell'Isonzo, il 47° e 48° Reggimento Fanteria Brigata Ferrara con la Brigata Brescia facevano parte della 22^ Divisione del XI° Corpo d'Armata. La loro zona di azione d'attacco comprendeva la zona del Fajti. L'attacco delle fanterie sul Carso nella giornata del 23 Maggio 1917 cominciò alle ore 16.05 dopo ore di Bombardamento, l'attacco fu rinviato dal giorno 22 a quello successivo causa la forte bora che ostacolava il tiro delle bombarde.
Il 47° e il 20° Reggimento della Brigata Brescia si lanciarono verso le posizioni di quota 378, mentre l'attacco del 48° verso la quota 464 fallì per la vivacissima reazione Austriaca.
Poco dopo le 19, i reparti della 22^ Divisione contrattaccati perdettero i vantaggi conseguiti a quota 378 e a tarda sera anche i reparti della 63^ Divisione furono costretti ad abbandonare la posizione del "Tamburo" a Nord Ovest del Fajti. Alla 22^ Divisione fu assegnata il giorno dopo  la Brigata Tevere in sostituzione dei reparti più logori, tra questi la Brigata Ferrara.

Il Capitano Lanza, comandava la 12^ Compagnia del III° battaglione del 47° Fanteria, all'inizio dell'attacco del 23 Maggio 1917, si trovava nella dolina Rifornimento mentre la 9^ e 11^ dello stesso battaglione erano schierate in linea nel lato sud del Fajti quota 366 (Ridotta Massa).

Tratto dal libro: Il Carso Dimenticato (Nicola Persegati - Antonio Scrimali):

Possiamo ancora immaginarlo mentre dalle feritoie della quota 366, studia con attenzione ogni piega e riparo del declivio che portava alla tragica collina: la quota 378, una gobba desertica destinata ad assorbire inesorabile il sangue di tanti battaglioni, sia Italiani che Austroungarici, tra il maggio e Agosto di quell'anno.
Una cieca scheggia di granata stabilì il suo destino nella fase iniziale dell'offensiva.
I soldati assiepati lungo le pareti del camminamento Massa Carrara in attesa del turno di attacco, videro per un attimo il suo volto che si faceva sempre più cereo. Lui stesso sentiva una sensazione di freddo che progressivamente lo invadeva.
Il torpore mortale dell'emorragia s'impadronì di lui mentre, lo trasportavano dal camminamento Massa Carrara al posto di medicazione dislocato nella dolina Como, e da lì in camion alla 22^ Sezione Sanità (Quota 87 nel Vallone di Gorizia) dove arrivò ormai agonizzante,
"Mi spiace darvi una notizia luttuosa, ma che volete così è il destino - comunicò  alla famiglia del Capitano Lanza il Sottotenente che assunse il comando dell'unità dopo il suo ferimento - il mio Capitano è morto mentre si muoveva all'attacco. Appena ebbi notizia, per me fu come un fulmine a ciel sereno, però non mi persi di coraggio e mantenendo sempre la mia calma portai i miei uomini contro gli Austriaci i quali opponevano accanita resistenza. La lotta durò per due giorni e poi ebbi il cambio con tutti gli uomini che rimanevano."
Il Comandante della 22^ Sezione Sanità confermò questa versione, con una missiva successiva scritta alla fine di Giugno:"... Il Capitano Lanza Antonio del 47° Reggimento Fanteria, giunse a questa Sezione il 23 maggio u.s. verso le ore 17 agonizzante, morendovi subito dopo, per grave ferita d'artiglieria alla coscia destra."
Il suo ultimo viaggio avvenne verso Devetachi nel Vallone. Quì le braccia pietose del cimitero di guerra (Cisterni) accolsero la sua salma.


Mappa zona Faiti con indicato il Camminamento Massa Carrara:




 Targa in memoria del Capitano Lanza nel Camminamento Massa Carrara:


Camminamento Massa Carrara verso Quota 366:


Dosso Faiti Quota 432 e Quota 366:



 Quota 378:








lunedì 9 febbraio 2015

Soldato GHISLANDI Pietro



1° Reggimento Genio 84^ Compagnia Zappatori

Nato a Greco Milanese (MI) il 29 Giugno 1898
Morto all'Ospedale Chirurgico Mobile "Città di Milano" il 19 Agosto 1917
Sepolto al Sacrario di Redipuglia

Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare 





Mirabile esempio di alto sentimento del dovere, calma e fermezza, benché mortalmente ferito, recapitava ugualmente un ordine affidatogli, trascinandosi carponi su di un terreno battuto dall'artiglieria avversaria. Spirava poco dopo, dicendosi lieto di aver fatto qualcosa di utile per la sua patria.
Alto Lokavac, 19 Agosto 1917

Note Storiche:

Nella XI^ Battaglia dell'Isonzo l'84^ Compagnia Zappatori, apparteneva unitamente alla 31^ e 53^ al I Battaglione alle dipendenza della 34^ Divisione.
Durante la battaglia, il Battaglione ebbe l'incarico di assicurare il passaggio sul basso Lokavac, mediante passerelle e ne gettò ben quattordici in presenza del nemico e sotto il suo tiro.
All'alba del 18 poterono su di esse passare, i gloriosi fanti delle Brigate Catanzaro e Salerno lanciandosi all'attacco delle munitissime posizioni nemiche.
Sospesi i tentativi di avanzata da quelle parte e ripassati i fanti sulle passerelle gettate dagli zappatori, questi che avevano resistito tutta l'azione durante il bombardamento nemico riattando le passerelle per assicurarvi il transito, dovettero distruggerle. E ciò fecero con nuovo olocausto di vite sotto il tiro nemico.
Specialmente rilevanti furono le perdite dell'84^ Compagnia che confermò le sue tradizioni di valore, come attestano le numerose ricompense al valore assegnate ai suoi componenti.
Furono infatti decorati con Medaglia d'Argento il Comandante della Compagnia Tenente Pozzi Francesco, il Tenente Barcia Pasquale, il Caporal Maggiore Guigli Luigi, il Caporale Cutrì Giuseppe
ed i soldati Cisterna Angelo e Ghislandi Pietro, quest'ultimo gloriosamente caduto, e con Medaglia di Bronzo il Tenente Minerbi Arturo, il Sottotenente Pandini carlo, il Sergente Acciaviti Zopito e il soldato D'Arcangeli Angelo.


Nella mappa indicate le posizioni della 34^ Divisione all'inizio dell'XI^ Battaglia dell'Isonzo:



venerdì 6 febbraio 2015

Tenente ESDRA Alberto



2° Reggimento Genio 208^ Compagnia Zappatori

Nato a Roma il 29 Ottobre 1893
Morto all'Osp. da Campo nr. 75 a Sagrado il 5 Settembre 1917
Sepolto al Sacrario di Redipuglia



Decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare


 Sottotenente reggimento Genio. Saputo che un drappello di guastatori di fanteria, avanzatosi per distruggere i reticolati avversari, aveva subito perdite rilevanti, si metteva alla testa di un gruppo di soldati e tenteva accorrere in soccorso del drappello stesso. Fatto segno di una scarica non appena uscito dalla trincea e ferito gravemente, continuava ad incitare i soldati ad avanzare.
Alture del Peuma, 6 Agosto 1916


Decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare

 

Tenente 208^ Compagnia Zappatori. Si offriva spontaneamente per far saltare i ruderi di un casello ferroviario, che , sistemati a difesa, costituivano un caposaldo della linea nemica di osservazione, e che sotto la nostra pressione offensiva erano stati temporaneamente abbandonati dall'avversario, il quale però li teneva sotto la sua vicina ed attiva sorveglianza. Postosi a capo della pattuglia di volontari all'uopo destinata, con ardire, abilità e calma ammirevoli, riusciva ad assolvere felicemente il difficile compito assuntosi. Cadde pochi giorni dopo colpito da scheggia di granata, mentre accudiva a lavori di trincea di prima linea.
Castagnevizza, 21 Agosto- 5 Settembre 1917



Tratto dal  memoriale del suo  amico Nicolò Maraini:

Il 7 Dicembre 1915, egli partiva come Sottotenente della 106^ Compagnia Zappatori per il Podgora.
Scoccò l'ora del 6 Agosto 1916 e la sua compagnia fu, come lui volle, sulla linea d'assalto. Per ore ed ore il terreno già per un anno conteso, avvampo in un delirio di distruzione. Poi dai ripari balzarono fuori i fanti in corsa verso le vette  della conquista. Non era ancora il momento dei suoi nelle trincee di Peuma. Un reparto del 116° Fanteria, perduti tutti gli Ufficiali, falciato da fuoco ripiegava verso la trincea di partenza. Alberto Esdra irresistibile balzò dal suo posto, raggrupò i dispersi e li trascino contro il nemico. Dall'intrico dei reticolati, una pioggia di vombe a mano si rovesciò sugli assalitori; un austriaco sorto improvvisamente da un riparo, puntò con il fucile l'intrepido comandante. Egli correndo alzò su quello la pistola. Ma il colpo immediato lo preveniva trapassandogli il petto. da terra trovò ancora la forza di incitare i suoi.poi venne a meno.

In questo episodio guadagnerà la sua prima Medaglia di Bronzo

Dopo la ferita ci fu la convalescenza dopo i giorni di ospedale. Sedette nuovamente al desco famigliare come ai bei giorni dell'adolescenza studiosa, anche più  caro e più amato di allora.
Furono poche  e fuggevoli settimane di ristoro nella corona calda degli affetti che piu' stretta e tremante si serrava vicino, vicino al suo cuore, per inondarlo di amore e di ascoltare con silenziosa disperazione i fermi palpiti annunciatori; ore dolci ed irrequiete, di pace e di volontaria vigilia, sotto lo sguardo passionato della mamma sua, che con terrore orgoglioso contemplava i segni della sua opera perfetta.
Con l'estate del 1917 egli fu nuovamente in linea con la 208^ Compagnia Zappatori, davanti a Castagnevizza del Carso. E' una semplice cronaca la sua narrazione di un episodio che lo vede protagonista. L'altro ieri sono stato con nove soldati a far saltare un rudero di casello ferroviario di cui gli Austriaci avevano costruito una galleria. Son contento di averlo fatto, non per il premio o per l'opera in sè, ma perchè insieme coll'opera di distruzione ne ho fatta una buona.
Uscito con la pattuglia dalle nostre linee, ci siamo avvicinati con precauzione, perchè ci avevano avvertito che il casello doveva essere occupato da soldati Austriaci, e l'abbiamo circondato. Io ho messo prima di tutto tre uomini col fucile spianato su quella che sembrava la porta, e sono andato a mettere gli altri uomini intorno. Quelli sulla porta mi mandano a chiamare, e mi avvertono  che sentono gli Austriaci all'interno. Allora con un Caporal Maggiore ardito di fanteria sono entrato con la pistola in mano per prenderli. Avevo già premuto sul primo tempo dello scatto per far fuoco, avendo sentito parlare, quando una mano ha accarezzato dolcemente la mia, l'ha afferrata e ha domandato chi fosse. Erano due poveri feriti del mattino che non avevano potuto rientrare nelle linee; non ti dico come ci hanno benedetti. Li ho fatti portare in trincea e abbiamo cominciato l'opera di distruzione. Ci Hanno servito con i gas, con l'artigliaria, ma noi stavamo come in casa nostra, Finita l'opera dò fuoco alla miccia evia a gambe. Gli Austriaci ci hanno tirato due granate ancora; io stavo facendo l'appello in trincea quando è successo il botto e tutta la galleria è andata per aria. Credo che mi daranno un encomio, mentre terrei ad avere una licenza premio. Ho poca speranza che la diano ai soldati a cui è stata promessa.

La Licenza premio non la riceverà, prenderà per questa azione la sua seconda medaglia di Bronzo.
Il giorno 4 Settembre presso Korite, Alberto Esdra cadeva. <<Egli è stato  colpito da una scheggia di granata d'artiglieria>>,  scrisse il suo Capitano, << mentre scherzava come di solito sugli effetti del bombardamento che sottostava. Appena colpito comprese che la cosa era veramente grave  e definitiva, ma quasi i compagni non lo credevano, tanto egli era solito a scherzare. Subito fu soccorso e trasportato ad un ospedaletto. Là volle chiaramente che gli dissero la verità. La ferita era al petto, presso il cuore. Non gli venne nascosto allora scrisse quell'ultima cartolina e poche ore dopo spirò>>.
Nelle sue parole, fu l'ultima immagine la mamma lontana, ultima visione di Trieste vicina.
Egli aveva un giorno scritto: << I fortunati che la vedranno Italiana, non saranno forse quegli stessi che stanno combattendo per aprirle la strada.

Nel suo Diario 1915-1919 Paolo Caccia Dominioni dedicherà alcune righe al Tenente Esdra:

il giorno 4 settembre (1917) è morto Esdra, della 208^ Compagnia Zappatori, mentre combatteva a Korite. Egli che a Gorizia aveva già avuto un polmone perforato da una pallottola; e che avevo visto uscire volontario, con una pattuglia di nove zappatori, a far saltare il casello ferroviario, sulla sinistra del Piano Caricatore, con dentro un ricovero Austriaco.

Nella mappa viene indicato il punto dove si trovava il casello ferroviario del Piano Caricatore, davanti a Castagnevizza:
La zona come si presenta oggi, sotto il paese di Castagnevizza del Carso (Kostanjevica na Krasu), sulla sinistra, si trovava il casello ferroviario: