In questo blog voglio raccontare e trasmettere le storie di questi uomini diventati soldati e che oggi a cent’anni di distanza non vengano dimenticati.
Sono storie nella storia di quella che fu la Grande Guerra.
Questi caduti sono morti sul carso, in quei due anni e mezzo di sanguinose battaglie, molti di questi oggi riposano al sacrario di Redipuglia con un nome, ma per la maggior parte questo non è stato possibile. Voglio così onorare la loro memoria con questo mio tributo.

"Vorranno dimenticarvi, vorranno che io dimentichi, ma non posso e non lo farò. Questa è la mia promessa a voi a tutti voi."

Vera Brittain



«Qui ci verranno dopo la guerra a fare la gita di ferragosto. E diranno: se c’ero io! Ci saranno i cartelli-rèclame e gli alberghi di lusso! Passeggiate di curiosità come ai musei di storia naturale; e raccatteranno le nostre ossa come portafortuna.»

Carlo Salsa

giovedì 21 giugno 2018

Colonnello CISTERNI Cesare






78° Fanteria Brigata Toscana

Nato a Cesenatico il 11 Gennaio 1867
Morto sul Carso il 5 Ottobre 1916
Sepolto al Sacrario di Redipuglia  5° Gradone Loculo 9416 






Decorato di Medaglia di Argento al Valor Militare  



Preparò, in modo mirabile, il suo reggimento nell'ardua operazione sul Sabotino: con sagge disposizioni predispose ogni cosa per la riuscita dell'azione; slanciatosi, quindi alla testa delle sue truppe, splendido esempio al valore la trascinò in una avanzata che destò l'ammirazione di quanti poterono osservarla. Lasciò la vita sul campo mentre meditava nuovi ardimenti.
Sabotino, 6-7 Agosto 1916






Note Storiche:

Tratto dal libro di VANN'ANTO' "IL Fante Alto da Terra" :

 Mi sono messo a disposizione del Col. Cisterni del 78° Reggimento. Un uomo e un eroe.
 L'altro ieri, all'assalto delle trincee del Sabotino, era in testa, dicono, a tutti: era balzato il primo fuor dal reticolato nostro, col suo «stato maggiore» di ciclisti e di portaordini, sì che i fanti seguendolo con entusiastico impeto a gara urlavano Viva il Colonnello! Poco fa, una granata, scoppiata fra le case avendo prodotto qualche panico, l'ho visto passare tra i fanti sorridente e dire con ostentazione di compiaci-mento: — Ecco gli ultimi aneliti del nemico. Fa quasi pena, vero? —
Come sarei felice di restare al fianco di quest'uomo! Invece ho sentito che il mio Battaglione è già a Dol, e che io debbo raggiungerlo stanotte.  

(Vann'Antò era lo pseudonimo del poeta ragusano Giovanni Antonio Di Giacomo, tenente nel III/58° durante la conquista del Sabotino)

La strage del Comando del 78° reggimento fanteria

Negli ultimi giorni del settembre 1916 i reggimenti delle Brigate Trapani (144° - 149°) e Toscana (77° - 78°), costituenti la 45^ Divisione dell’XI Corpo d’Armata, vennero schierati sull’altipiano carsico, a sud di San Grado di Merna, di fronte al Veliki Hribach. La conquista del Veliki era uno degli obbiettivi assegnati alla 3^ Armata per quella che sarebbe stata poi conosciuta come l’Ottava battaglia dell’Isonzo. Secondo i piani del Comando Supremo italiano l’inizio dell’offensiva doveva avvenire giorno 5 ottobre, conseguentemente le artiglierie italiane iniziarono il fuoco di preparazione giorno 1 con un’intensità via via crescente e a cui la controparte avversaria tentava di ribattere bersagliando soprattutto il Vallone, rigurgitante di truppe italiane pronte per l’attacco.
La mattina di quel giovedì 5 ottobre 1916, nell’imminenza dell’attacco, in una dolina situata nei pressi del Nad Logem si riunì il Comando del 78° fanteria della Toscana. All’interno della baracca, intorno ad un tavolo ricoperto di mappe e documenti, erano presenti il comandante, colonnello Cesare Cisterni, il suo segretario, sottotenente Ignazio Ferro, il comandante la compagnia zappatori, capitano Vittore Garavana, il tenente Celestino Terzi e il sottotenente Simi. Gli ufficiali stavano discutendo la notizia, appena giunta, che l’offensiva era stata rinviata a data da destinarsi per via delle avverse condizioni atmosferiche, quando alle 9 e mezza l’artiglieria austro-ungarica iniziò un bombardamento di grossi calibri sulle posizioni italiane. Raccontano le “Memorie Storiche del 78° Regg. Fanteria”: “[…] il tenente Terzi stando presso l’uscita del ricovero domandava se doveva comunicare ai battaglioni l’ordine di sospensione; il Colonnello, con l’elmetto in testa, la mantellina da soldato sulle spalle e il bastone ferrato in mano – mentre l’altra era appoggiata al rozzo tavolo – guardava un po’ curvo fuori dal ricovero dove ogni poco passava qualche ferito. In quel momento una granata da 305 colpì in pieno il ricovero, tutto schiantando, tutto sconvolgendo. . .”
Fu un colpo tremendo, che innalzò una colonna di terra, sassi e detriti e che uccise quasi tutti gli occupanti della baracca, alcuni soldati che si trovavano nei pressi e distrusse completamente la bandiera del reggimento. Si salvarono solamente il tenente Terzi e il sottotenente Simi che furono estratti vivi da sotto le macerie. Per il colonnello Cisterni non ci fu niente da fare; nato a Cesena nel 1867 e residente a Bologna, ancora non sapeva di essersi guadagnato una medaglia d’argento durante le operazioni per la conquista del Sabotino due mesi prima.  Giorno 7, dopo una mesta cerimonia sotto la pioggia, il suo corpo venne sepolto in un piccolo cimitero nei pressi di Devetachi che, in seguito, venne a lui intitolato. Oggi riposa nel Sacrario di Redipuglia.
Stessa sorte toccò al segretario del colonnello, il sottotenente catanese Ignazio Ferro, di 27 anni. Egli era un giornalista e scriveva per la testata “Giornale dell’Isola” di Catania. Nel 2011 a Roma, in uno scantinato dell'INPGI (Istituto Nazionale Previdenza Giornalisti Italiani), è stata ritrovata una lapide in marmo con incisi i nomi di 83 giornalisti deceduti durante la Grande Guerra. Tra essi è presente anche il suo nome.
Anche per il capitano Garavana non ci fu nulla da fare, dato che un sasso proiettato dall’esplosione lo colpì mortalmente alla testa. Trentaquattrenne originario di Lignana in provincia di Vercelli, Vittore Garavana aveva conseguito il diploma di geometra e prima della guerra lavorava nell’amministrazione di una grande azienda agricola di Venaria Reale. Il 17 ottobre 1916 il giornale “La Sesia” pubblicò il suo necrologio contenente la lettera che il comandante del Deposito del 78° fanteria inviò al sindaco del comune di Trino, in cui il capitano risiedeva: “Il capitano Garavana, ben voluto e stimato da tutti, comandava la compagnia zappatori di questo reggimento. […] Voglia la S.V. esprimere alla desolata famiglia le mie più sincere condoglianze, con quelle di tutti gli ufficiali del reggimento che in poco tempo avevano imparato ad amarlo ed a stimarlo”. Un altro articolo, pubblicato il 22 ottobre insieme ad una sua foto, definiva Vittore come “[…] giovane studioso, serio, operoso, […] che con la sua cortesia si era accaparrate larghe simpatie”. Lasciò la madre, un fratello e tre sorelle.
 





L'ex Cimitero Cisterni a Devetachi

Lo stesso luogo ai giorni attuali




Mappa con indicati i tre Cimiteri Cisterni (in Giallo), Mareschalchi e Cicognani 


Per questo Post ringrazio l'amico Fabrizio Corso

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