In questo blog voglio raccontare e trasmettere le storie di questi uomini diventati soldati e che oggi a cent’anni di distanza non vengano dimenticati.
Sono storie nella storia di quella che fu la Grande Guerra.
Questi caduti sono morti sul carso, in quei due anni e mezzo di sanguinose battaglie, molti di questi oggi riposano al sacrario di Redipuglia con un nome, ma per la maggior parte questo non è stato possibile. Voglio così onorare la loro memoria con questo mio tributo.

"Vorranno dimenticarvi, vorranno che io dimentichi, ma non posso e non lo farò. Questa è la mia promessa a voi a tutti voi."

Vera Brittain



«Qui ci verranno dopo la guerra a fare la gita di ferragosto. E diranno: se c’ero io! Ci saranno i cartelli-rèclame e gli alberghi di lusso! Passeggiate di curiosità come ai musei di storia naturale; e raccatteranno le nostre ossa come portafortuna.»

Carlo Salsa

domenica 27 gennaio 2019

Caporale DODI Demetrio





47° Fanteria Brigata Ferrara

Nato a Soragna il 22 Agosto 1895
Disperso sul Monte San Michele il 25 Gennaio 1916 


Note Storiche:

Capita molte volte, leggendo nei vari libri diaristici di combattenti, di trovare storie dedicate a qualche soldato, che gli autori riportano in quelle righe il ricordo di questi. Storie che descrivono un episodio, personaggi che si trovano frequentemente nelle vicende narrate, ma che poi purtroppo vedono sempre avere un epilogo drammatic..
Una di queste storie riguarda il Caporale DODI Demetrio lo troviamo nel struggente racconto di lui da parte del Tenente Leo Pollini, nel suo "Le Veglie al Carso" :

"Svelto, secco, nervoso, il caporale Dodi aveva un'aria così gioviale che metteva di buon umore solo 'a parlargli: rispondeva rispettoso e intelligente, con quella sua parlata emiliana aperta, piena di festività. Lo scelsi per fare il corso delle mitragliatrici a Brescia con me. Era felice: a Mestre, (primo contatto con la civiltà dopo sette mesi fitti, filati di Carso) mi chiese il permesso di prendersi anche lui una stanza con due lenzola. E perchè no, povero fan-te? Vai e sporcale ben bene  Il giorno dopo era felice, s'era ripulito e faceva già il bellimbusto. A Brescia fummo divisi: gli ufficiali seguivano un corso e un altro gli uomini di truppa. Li poi io avevo fatto venire mia moglie e la bimba.
 Quando ritornammo al reggimento, egli rimase a mia disposizione nell'attesa che arrivassero le armi, che non arrivavano mai. Ma al 25 gennaio, in una azione di puro sacrificio, io fui aggregato ad una compagnia destinata all'assalto. Uscii a mezzodì e alle due fui dato per morto, perchè non ero ancora rientrato: ero invece appollaiato sotto i reticolati, in attesa della sera per rientrare, in una posizione dove un cane di cecchino mi sfiorava il ciuffo dei capelli col tiro del suo fucile.
 Avevamo superato l'erta di un volo, ci eravamo abbattuti contro i paletti, inesorabilmente intatti: dintorno a me otto o dieci giacquero fulminati al limite del coraggio e chi non era caduto aveva dovuto rimaner là.. 
Tornare era impossibile quanto andare innanzi. Mi buttai di scatto dentro la buca di un proiettile, spiato da una feritoia a tre metri da me, che non mi dava tregua. 
Non si tornava di lì: m'ero fatta una ragione. Serenamente avevo pensato ai miei e alle mie, cose e dalla cuccia, con tanta certezza, avevo salutata la vita e l'Italia Ad un tempo, mentre le scheggie dei sassi frantumati dalle fucilate venivano a pungermi il viso e la bocca era suggellata nell'amaro sapore della terra morsa: uno dei tre compagni sporgeva e ne aveva avuta la coscia trapassata, un altro, orribilmente ferito, vaneggiava e cercava aiuto.
 E allora Dodi, buona anima fedele, che non mi ha visto più rientrare, esce in pieno giorno a cercarmi: striscia, salta un muro e resta là fui, minato. Dopo cinque ore di immobilità e di febbre, risolsi di rientrare qualunque cosa mi fosse capitata, e, Lazzaro resuscitato, con le gambe rattrapite e impigliate nel cinturone della  pistola, cominciò a camminare, cerco di correre, fatto segno, nel crepuscolo, dalle fucilate delle vedette austriache. Cammino nella scia della morte e la morte non mi prende ; ,si direbbe che non mi vuole o che l'intenso pensiero di una persona adorata stenda intorno a me un alone invulnerabile. 
Salto accanto al muretto, striscio, trovo un corpo che non si muove, dapprima credo in un altro che ritorni, lo stimolo a proseguire, non sí scuote. Mi avvicino di fianco al volto, lo ravviso, lui, Dodi e un garofano vermiglio al petto come forse nei giorni di sole della sua Emilia, quando andava in cerca di un sorriso della sua bella. 
Rientro e mi dicono che era uscito a \cercar me, mentre dintorno è una gran festa per la mia resurrezione: telefono io stesso alla brigata per correggere l'elenco dei morti e impedire l'errore di Stato Civile. 
Ma Dodi mi sta dinanzi; bisogna che va-da a ricuperarne il cadavere. Il Maggiore non; me lo permette, ma non ho potuto aver pace che a notte, quando ho veduto rientrare i due portaferiti col suo povero corpo e l'ho visto andar giù al riposo, che la sua fedeltà generosa meritava. Vorrei che i miei figliuoli erigessero nel loro cuore un piccolo altare d'amore per il piccolo caporale Demetrio Dodi, che, non potendo sopportare che il cadavere del loro babbo rimanesse insepolto al vento, incontrò stoicamente la morte per andarlo a rintracciarlo."

Così nel suo libro il Tenente Leo Pollini ha voluto ricordare il Caporale DODI;  vediamo cosa accadde quel giorno nel racconto tratto dal Diario della Brigata Ferrara (USSME):

9131
Il Comandante di Brigata (Mag. Gen ROCCA Francesco) rientra dal Comando d'Armata alle ore 3 dopo aver ricevuto dal comandante la 22^ Divisione (Mag. Gen. DABALA' Francesco) gli ordini per l'azione da svolgersi nella giornata di oggi e, successivamente comunicati dal predetto Comando  con ordine d'operazione nr. 46. Secondo tale ordine il Corpo d'Armata XI° deve coadiuvare il VI° che, attaccato ieri sulle posizioni di Oslavia, sta procedendo ad un poderoso contrattacco.
Per conseguenza, la Brigata Ferrara dovrà procedere all'attacco del costone fra Cima 4 e l'Albero Isolato ed porrà a disposizione, oltre che i due reggimenti della Brigata  e le gallerie situate sulla sinistra dell'Isonzo.
L'azione sarà preceduta da intensa preparazione da parte dall' artiglierie Divisionali, che esguiranno il tiro dalle ore 7.30 alle ore 9.30 ora alla quale il tiro verrà allungato. Alle ore 9.30 la Brigata Ferrara procederà all'attacco, due battaglioni del 20° dovranno m da Chiopris trasferirsi a Sdraussina, iniziando il passaggio del ponte di Sagrado alle ore 8. Passeranno a disposizione della Brigata Ferrara che, prima di impiegarli , dovrà prendere ordini da quello di Divisione.
Il Comando della Brigata Ferrara emana l'ordine d'operazione nr. 15 per cui. il 47° riunirà i battaglioni di 2^ e 3^ linea nel Valloncello dell'Albero Isolato. L'attacco sarà svolto da uno di questi battaglioni con due compagnie in prima linea ed una in rincalzo., l'altro battaglione costituirà la seconda linea della colonna d'attacco. Il battaglione di destra del 48°, farà avanzare la sua compagnia di terza linea nella trincea Sterio e provvederà poi ad occupare saldamente la trincea Tulella con un'intera compagnia.
La prima linea dei due reggimenti concorrerà all'azione della colonna d'attacco, con azione dimostrativa di fuoco e simulazioni d'attacco, mantenendo saldamente occupata la trincea.
Il Comandante del 48° avrà a sua disposizione, quale riserva, le 2 compagnie del II° battaglione che sono nei ricoveri di S. Valentino.
Il Maggiore Venturi del 46° assumerà il comando della difesa del costone di q. 141-170 che è affidata alle seguenti truppe: 
- I° Battaglione del 20° - la 3^ e 38^ Compagnia del Genio - la Compagnia autonoma zappatori divisionale - una compagnia del II° Battaglione del 48°.
Il Comandante il 47° comanderà personalmente la colonna d'attacco, e dovrà ottenere che le truppe avanzanti dalla testa del Valloncello, si aprano a ventaglio, dirigendosi all'obbiettivo.
Saranno in precedenza fatte abbattere le nostre trincee, corrispondenti alla direzione d'attacco e spostati i cavalli di frisia
Verso le ore 8 ha inizio il tiro d'artiglieria, ma la nebbia fittissima ne ostacola l'osservazione dei risultati.
Alle ore 9.20 il V° battaglione del 47°, che costituisce la colonna d'attacco si è disposto colla 16^ compagnia a destra e la 17^ a sinistra e la 15^ di rincalzo.
Alle ore 10.10 è sospeso il fuoco dell'artiglieria da campagna, fra l'Albero Isolato e Cima 4, sino che viene ripreso poco dopo alle ore 10.25.
Alle ore 11.10 cominciano a rientrare le pattuglie mandate avanti, per controllare, lo stato dei reticolati.
Alle ore 12.30 il reparto scudato inizia il movimento per procedere al taglio dei reticolati ma avvistato dall'avversario, deve procedere molto lentamente. 
Alle ore 12 il Comandante di Brigata, per imprimere impulso alle truppe che debbono muovere all'attacco si porta da quota 141, in prima linea, alla testata del Valloncello all'Albero Isolato ed alle ore 13.30 comunica al Comandante di Divisione che l'artiglieria ha ottenuto qualche effetto in prossimità dell'Albero Isolato ma che innanzi si è un inestricabile groviglio di reticolati.
Ha ordinato all'artiglieria di riaprire il fuoco sulla trincea da attaccare ma, per ora spera poco in un successo.
Alle ore 14 sempre il predetto Comandante comunica dalla prima linea, al Comandante della 22^ Divisione che è riuscito a far uscire due compagnie dalla nostra trincea , ma che hanno progredito poco, causa l'insistente fuoco nemico. Alle ore 15.30 il Comandante di Brigata ritorna a quota 141, ove lo raggiunge una comunicazione del Comandante il 47° secondo il quale le trincee avversarie sono validamente occupate, con i reticolati intatti. Non rietiene possibile un offensiva metodica e ben preparata da lungo e nutrito fuoco di fucileria.
Nel riferire quanto sopra alla Divisione il Sig. Comandante di Brigata , aggiunge che effettivamente, l'azione dell'artiglieria è stata ostacolata dalla nebbia e, che non crede la nostra offensiva possa avere probabilità di successo nel pomeriggio.
Chiede ordini pel proseguimento dell'azione.
Alle ore 18.25 il Comando della 22^ Divisione, approvando la proposta del Comandante  la Brigata ordina verbalmente la sospensione dell'azione e lascia facoltà a quest'ultimo di dislocare le truppe da lui dipendenti, nel modo che si ritiene più opportuno.
Perdite:
47° Fanteria Ufficiali feriti n. 2 - Truppa uccisi: 13, feriti : 45 .
48° Fanteria Ufficiali feriti n. 1 - Truppa uccisi: 1 , feriti : 6.

Tra i 13 morti subiti come perdite della giornata del 47° Fanteria c'e' il Caporale DODI Demetrio. Secondo la testimonianza del Tenente POLLINI, la salma sarebbe stata recuperata. Cosa che  invece non sembra, dato che risulterà "disperso" come lo dimostra anche il Certificato d'Irreperibilità.
Si possono ipotizzare varie teorie in merito:  da una sepoltura fatta in luogo molto approssimativa, tanto da non permettere successivamente al recupero della salma con l'identificazione della stessa, oppure che il corpo è rimasto fuori dalla trincea e non è stato  recuperato successivamente , una "bugia pietosa " in buona fede nello scritto di POLLINI.


Mappa con la dislocazione delle Divisioni dell'XI° Corpo D'Armata nel Dicembre 1915, le posizioni delle divisioni saranno le stesse anche nel 25 Gennaio 1916





Valloncello al'Albero Isolato ai giorni attuali:




 Bosco Cappuccio da Cima 4:










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