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venerdì 6 febbraio 2015

Tenente ESDRA Alberto



2° Reggimento Genio 208^ Compagnia Zappatori

Nato a Roma il 29 Ottobre 1893
Morto all'Osp. da Campo nr. 75 a Sagrado il 5 Settembre 1917
Sepolto al Sacrario di Redipuglia



Decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare


 Sottotenente reggimento Genio. Saputo che un drappello di guastatori di fanteria, avanzatosi per distruggere i reticolati avversari, aveva subito perdite rilevanti, si metteva alla testa di un gruppo di soldati e tenteva accorrere in soccorso del drappello stesso. Fatto segno di una scarica non appena uscito dalla trincea e ferito gravemente, continuava ad incitare i soldati ad avanzare.
Alture del Peuma, 6 Agosto 1916


Decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare

 

Tenente 208^ Compagnia Zappatori. Si offriva spontaneamente per far saltare i ruderi di un casello ferroviario, che , sistemati a difesa, costituivano un caposaldo della linea nemica di osservazione, e che sotto la nostra pressione offensiva erano stati temporaneamente abbandonati dall'avversario, il quale però li teneva sotto la sua vicina ed attiva sorveglianza. Postosi a capo della pattuglia di volontari all'uopo destinata, con ardire, abilità e calma ammirevoli, riusciva ad assolvere felicemente il difficile compito assuntosi. Cadde pochi giorni dopo colpito da scheggia di granata, mentre accudiva a lavori di trincea di prima linea.
Castagnevizza, 21 Agosto- 5 Settembre 1917



Tratto dal  memoriale del suo  amico Nicolò Maraini:

Il 7 Dicembre 1915, egli partiva come Sottotenente della 106^ Compagnia Zappatori per il Podgora.
Scoccò l'ora del 6 Agosto 1916 e la sua compagnia fu, come lui volle, sulla linea d'assalto. Per ore ed ore il terreno già per un anno conteso, avvampo in un delirio di distruzione. Poi dai ripari balzarono fuori i fanti in corsa verso le vette  della conquista. Non era ancora il momento dei suoi nelle trincee di Peuma. Un reparto del 116° Fanteria, perduti tutti gli Ufficiali, falciato da fuoco ripiegava verso la trincea di partenza. Alberto Esdra irresistibile balzò dal suo posto, raggrupò i dispersi e li trascino contro il nemico. Dall'intrico dei reticolati, una pioggia di vombe a mano si rovesciò sugli assalitori; un austriaco sorto improvvisamente da un riparo, puntò con il fucile l'intrepido comandante. Egli correndo alzò su quello la pistola. Ma il colpo immediato lo preveniva trapassandogli il petto. da terra trovò ancora la forza di incitare i suoi.poi venne a meno.

In questo episodio guadagnerà la sua prima Medaglia di Bronzo

Dopo la ferita ci fu la convalescenza dopo i giorni di ospedale. Sedette nuovamente al desco famigliare come ai bei giorni dell'adolescenza studiosa, anche più  caro e più amato di allora.
Furono poche  e fuggevoli settimane di ristoro nella corona calda degli affetti che piu' stretta e tremante si serrava vicino, vicino al suo cuore, per inondarlo di amore e di ascoltare con silenziosa disperazione i fermi palpiti annunciatori; ore dolci ed irrequiete, di pace e di volontaria vigilia, sotto lo sguardo passionato della mamma sua, che con terrore orgoglioso contemplava i segni della sua opera perfetta.
Con l'estate del 1917 egli fu nuovamente in linea con la 208^ Compagnia Zappatori, davanti a Castagnevizza del Carso. E' una semplice cronaca la sua narrazione di un episodio che lo vede protagonista. L'altro ieri sono stato con nove soldati a far saltare un rudero di casello ferroviario di cui gli Austriaci avevano costruito una galleria. Son contento di averlo fatto, non per il premio o per l'opera in sè, ma perchè insieme coll'opera di distruzione ne ho fatta una buona.
Uscito con la pattuglia dalle nostre linee, ci siamo avvicinati con precauzione, perchè ci avevano avvertito che il casello doveva essere occupato da soldati Austriaci, e l'abbiamo circondato. Io ho messo prima di tutto tre uomini col fucile spianato su quella che sembrava la porta, e sono andato a mettere gli altri uomini intorno. Quelli sulla porta mi mandano a chiamare, e mi avvertono  che sentono gli Austriaci all'interno. Allora con un Caporal Maggiore ardito di fanteria sono entrato con la pistola in mano per prenderli. Avevo già premuto sul primo tempo dello scatto per far fuoco, avendo sentito parlare, quando una mano ha accarezzato dolcemente la mia, l'ha afferrata e ha domandato chi fosse. Erano due poveri feriti del mattino che non avevano potuto rientrare nelle linee; non ti dico come ci hanno benedetti. Li ho fatti portare in trincea e abbiamo cominciato l'opera di distruzione. Ci Hanno servito con i gas, con l'artigliaria, ma noi stavamo come in casa nostra, Finita l'opera dò fuoco alla miccia evia a gambe. Gli Austriaci ci hanno tirato due granate ancora; io stavo facendo l'appello in trincea quando è successo il botto e tutta la galleria è andata per aria. Credo che mi daranno un encomio, mentre terrei ad avere una licenza premio. Ho poca speranza che la diano ai soldati a cui è stata promessa.

La Licenza premio non la riceverà, prenderà per questa azione la sua seconda medaglia di Bronzo.
Il giorno 4 Settembre presso Korite, Alberto Esdra cadeva. <<Egli è stato  colpito da una scheggia di granata d'artiglieria>>,  scrisse il suo Capitano, << mentre scherzava come di solito sugli effetti del bombardamento che sottostava. Appena colpito comprese che la cosa era veramente grave  e definitiva, ma quasi i compagni non lo credevano, tanto egli era solito a scherzare. Subito fu soccorso e trasportato ad un ospedaletto. Là volle chiaramente che gli dissero la verità. La ferita era al petto, presso il cuore. Non gli venne nascosto allora scrisse quell'ultima cartolina e poche ore dopo spirò>>.
Nelle sue parole, fu l'ultima immagine la mamma lontana, ultima visione di Trieste vicina.
Egli aveva un giorno scritto: << I fortunati che la vedranno Italiana, non saranno forse quegli stessi che stanno combattendo per aprirle la strada.

Nel suo Diario 1915-1919 Paolo Caccia Dominioni dedicherà alcune righe al Tenente Esdra:

il giorno 4 settembre (1917) è morto Esdra, della 208^ Compagnia Zappatori, mentre combatteva a Korite. Egli che a Gorizia aveva già avuto un polmone perforato da una pallottola; e che avevo visto uscire volontario, con una pattuglia di nove zappatori, a far saltare il casello ferroviario, sulla sinistra del Piano Caricatore, con dentro un ricovero Austriaco.

Nella mappa viene indicato il punto dove si trovava il casello ferroviario del Piano Caricatore, davanti a Castagnevizza:
La zona come si presenta oggi, sotto il paese di Castagnevizza del Carso (Kostanjevica na Krasu), sulla sinistra, si trovava il casello ferroviario:






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