74° Fanteria Brigata Lombardia
Caporale MARCHESA Francesco Angelo
Nato a Torino il 17 Novembre 1897
Morto a Castagnevizza del Carso il 23 Maggio 1917
Sepolto------
Soldato MARCHESA Secondo Francesco
Nato a Torino il 30 Dicembre 1896
Morto a Castagnevizza del Carso il 23 Maggio 1917
Sepolto a -----
Note Storiche:
I Fratelli Marchesa appartenevano al 74° Brigata Lombardia, che nel corso della X^ Battaglia dell'Isonzo si trovava a far parte con la Brigata Bologna della 31^ Divisione, operante in zona
tra quota 251 a Sud di Castagnevizza del Carso a Nord di Hudi Log.
Il giorno 23 Maggio 1917 alle ore 6 iniziava il fuoco intenso di artiglieria e bombarde, con buoni risultati nonostante vi era un pò di vento. Il nemico reagiva controbbatendo con vivacità specialmente le linee avanzate. L'attacco delle Fanteria cominciò alle ore 16.05.
Tratto da "Il Carso Dimenticato" Antonio Scrimali e Nicola Persegati:
Raggiunte le prime posizioni avversarie, i fanti italiani trovarono una sorpresa.
"La trincea è sgombera, l'avversario si è ritirato sulla linea di resistenza. I battaglioni sebbene il fuoco nemico si faccia più violento, non si fermano ma procedono nell'avanzata, ed alle ore 17.40 si portano all'altezza dell'acquedotto proveniente da Castagnevizza - Scrisse il Comandante del 74° Reggimento nel diario storico militare - Sulla posizione raggiunta, avendo nello sbalzo impetuoso, oltrepassato di parecchio i reggimenti laterali, e restando la linea co le ali scoperte e senza appoggio per mancanza di collegamenti, i battaglioni restano in attesa di essere raggiunti dai reggimenti laterali.
Tratto da "L'ora K" di Arnaldo Calori:
E' l'ora "K" : un urlo, una corsa un primo ferito che si trascina in terra e ci grida che dobbiamo correre avanti. All'intorno soldati che si fermano: morti? .....feriti?.....chi ci capisce nulla? Avanti a piccoli sbalzi tra schianti di granate, sibilare di mitragliatrici. Ci hanno visto avanti! .....ci sembra di aver percorso chissà quanta strada in chissà quanto tempo invece sono poche centinaia di metri.... Ci fermiamo, aggrappati ad un sasso, dentro una buca di granata, a piccoli gruppi: soldati di tre o quattro reggimenti. Si cerca di rimettere un pò d'ordine, ma non ci si riesce. Alla nostra destra non avanzano e noi, che abbiamo oltrepassato l'obiettivo assegnatoci, non sappiamo che fare, non abbiamo ordini...Intanto il nemico continua a bombardarci rabbiosamente, fin che la notte, non ci porta, col buio, qualche istante di tregua.
Tratto da "In Faccia alla Morte" di Mario Tinti:
I proiettili nemici ci cadono attorno, sempre più spesso e con più precisione; la cortina di fumo ci avvolge con maggiore densità e le pietre lanciate nell'aria grigia, dalle innumerevoli esplosioni, ricadono sopra di noi come grandine. C'è proprio da perdere la ragione. Lo sguardo terrorizzato d'ognuno lascia ben comprendere quale incubo gravi sull'animo smarrito.
Intanto il mio pensiero vola ai cari ed al paese lontano e porta a loro un affettuoso saluto. Fugacemente il ricordo più volte provando la sensazione di trovarmi accanto alla mamma, ai fratelli, agli amici, mentre mille ricordi affollano la mia mente stordita. Nonostante che il furore della battaglia richiami la mia attenzione, il pensiero ritorna insistentemente alla mamma carissima che mai riuscirà ad immaginare la gravità della situazione in cui mi trovo.
Nel frattempo anche a noi viene comunicato l'ordine di avanzare.
Allora il Tenente Diana Comandante di Compagnia che ci aveva suggerito di procedere a file indiana mantenendoci ad un intervallo di alcuni metri, ordina di seguirlo e per primo esce dalla trincea lanciandosi decisamente verso la posizione prestabilita. Con la massima velocità consentitaci dalle forse e dall'asperità del terreno, il quale non rivela le molteplici accidentalità finchè non lo si attraversa, percorriamo il tratto scoperto e bersagliato, attraversiamo i reticolati sconvolti dal fuoco dei nostri cannoni e, sorpassata la trincea nemica, andiamo a sostare in una piccola conca nella quale vegetano vari cespugli di nocciole.
Una breve sosta è sufficiente per constatare il mancato arrivo di molti compagni che nel percorso sono rimasti uccisi o feriti. Intanto un nuovo ordine ci comanda di proseguire per correr e in rinforzo alla 10^ Compagnia. Senza esitare un attimo riprendiamo l'avanzata, ma, per le insistenti scariche delle mitraglie e dei cannoni nemici, nella nuova dolina (battezzata con il nome di Bari) ove si è ricoverato il Battaglione, la Compagnia arriva semidisfatta. L'intenso fuoco nemico ha colpito tremendamente ed ha provocato delle involontarie deviazioni di percorso, cosicché attendiamo nella dolina il ritorno dei ritardatari. Mentre il Comandante la Compagnia ci riunisce per fare 'appello onde constatare il numero dei presenti e dei mancanti, s'ode inaspttatamente il sibilo di un nostro proiettile che s'approsima celermente su di noi, evidentemente per un errore di calcolo della distanza.
Ognuno di noi trattiene il respiro per la forte sorpresa mentre il grosso shrapnels esplode fragorosamente sopra il nostro gruppo senza che alcuno avesse avuto la forza ne il tempo di muoversi un passo. Ne segue uno sbandamento generale ed un gridare di voci che si confondono con i lamenti dei feriti più gravi che invano gridano soccorso. Però passati quei primi momenti di spavento anche i soldatid'altri reparti escono di ricoveri per portare aiuto ai feriti che purtroppo sono assai numerosi e fra i quali si trova anche il Tenente di Compagnia (Diana Edoardo di Palermo che morirà lo stesso giorno). I morti sono una dozzina che vengono adagiati in un cantuccio della dolina e coperti con teli da tenda in attesa che si prepari una fossa in un punto meno esposto ai tiri. Io me la sono cavata miracolosamente bene.
Dopo il primo balzo in avanti, iniziò per la Brigata Lombardia un drammatico dissanguamento di tre giornate . Venne ordinata ai suoi superstiti un'avanzata impossibile contro l'insuperabile fascia di reticolati intatti. Sotto il maglio implacabile dell'artiglieria avversaria, i resti dei battaglioni non poterono far altro che raggiungere, chi ci riusciva le buche di granate sotto il reticolato e cercarvi rifugio, mentre sugli ordini risuonava implacabile la frase: "BISOGNA AVANZARE ALL'ORA INDICATA A OGNI COSTO",
Due Fratelli
Ridevate quel giorno dove vi guardavate strani, entrambi con addosso quel nuovo abito di grigioverde.
La vostra vita mutava allora, un qualcosa di piu’ grande di voi chiamata guerra, vi prese sotto le sue mani fredde.
Vi tolse da una spensierata gioventu’, che vi aveva visto crescere insieme, in quei pochi anni volati via veloci, come un soffio di vento.
Non vi siete resi conto di come quella vita gioiosa, piena di progetti e speranza, andava via da voi;
La vita ora prendeva un’altra strada che increduli dovevate fare, una strada del percorso segnato, ma voi vi sentivate forti.
Eravate tutto per i vostri genitori, dove la loro gioia vi aveva visto arrivare a pochi mesi l’uno dall’altro, quasi da sembrare due gemelli.
Quello crescere insieme vi ha portato ad essere sempre inseparabili nel bene e nel male, anche quel giorno, dopo che avete fatto il possibile per essere insieme, nello stesso reparto, per sentirvi meno soli.
Sempre uniti nelle notti di paura, solo i vostri occhi parlavano, il cuore batteva quasi all’unisono quel giorno di primavera, la terra intorno tremava forte, voi fermi, vi facevate forza, vi sembrava di sognare, che presto tutto sarebbe finito svegliandovi da un brutto incubo nel vostro dolce letto di casa.
Ma non era cosi’, poco dopo nel meriggio, dove il sole caldo bruciava il vostro cuore, dovevate uscire fuori dal quell’attesa che vi stava consumando nei tanti pensieri.
Ma eravate insieme, la paura nel vostro farvi coraggio veniva un po’ a meno, una pacca sulla spalla, un sorriso anche se era questa volta era un po’ forzato, ma sincero.
Arrivo’ veloce quell’ora dove le vostre mani fecero forza per far saltare oltre quello che vi proteggeva , ora eravate fuori fragili, come un petalo di un fiore allo scoperto.
Dall’altra parte qualcuno prese la mira, non sapeva nulla di voi, lui solo lo doveva fare, anche lui tremava con quel dito sul grilletto, voleva sognare anche lui quando in quell’attimo sparo’, e cosi’ uguale gesto fece anche un suo compagno,
La vostra corsa si fermo’, cosi’ all’improvviso, nemmeno il tempo dell’ultimo abbraccio, nemmeno il tempo di un saluto, nemmeno il tempo di guardarvi negli occhi per l’ultima volta.
Il sole guardava dall’alto i vostri corpi distesi, come addormentati senti il vostro dolore, quello della vostra madre che in solo attimo vi perse entrambi per sempre in questo destino crudele.
Anche il sole pianse nel vedere questo, questo era troppo anche per lui; volle che presto venisse la notte per non vedere piu’ quei due ragazzi distesi, gli faceva troppo male, perché il sole sapeva chi erano, e cosi’ lascio’ alla luna che li colga tra le sue braccia….in quel cielo infinito di stelle per sempre…..
Mauro A.
Dolina Bari il cavernone inizialmente usato come posto di medicazione durante la X^ Battaglia
Tratto da "Il Carso Dimenticato" Antonio Scrimali e Nicola Persegati:
Raggiunte le prime posizioni avversarie, i fanti italiani trovarono una sorpresa.
"La trincea è sgombera, l'avversario si è ritirato sulla linea di resistenza. I battaglioni sebbene il fuoco nemico si faccia più violento, non si fermano ma procedono nell'avanzata, ed alle ore 17.40 si portano all'altezza dell'acquedotto proveniente da Castagnevizza - Scrisse il Comandante del 74° Reggimento nel diario storico militare - Sulla posizione raggiunta, avendo nello sbalzo impetuoso, oltrepassato di parecchio i reggimenti laterali, e restando la linea co le ali scoperte e senza appoggio per mancanza di collegamenti, i battaglioni restano in attesa di essere raggiunti dai reggimenti laterali.
Tratto da "L'ora K" di Arnaldo Calori:
E' l'ora "K" : un urlo, una corsa un primo ferito che si trascina in terra e ci grida che dobbiamo correre avanti. All'intorno soldati che si fermano: morti? .....feriti?.....chi ci capisce nulla? Avanti a piccoli sbalzi tra schianti di granate, sibilare di mitragliatrici. Ci hanno visto avanti! .....ci sembra di aver percorso chissà quanta strada in chissà quanto tempo invece sono poche centinaia di metri.... Ci fermiamo, aggrappati ad un sasso, dentro una buca di granata, a piccoli gruppi: soldati di tre o quattro reggimenti. Si cerca di rimettere un pò d'ordine, ma non ci si riesce. Alla nostra destra non avanzano e noi, che abbiamo oltrepassato l'obiettivo assegnatoci, non sappiamo che fare, non abbiamo ordini...Intanto il nemico continua a bombardarci rabbiosamente, fin che la notte, non ci porta, col buio, qualche istante di tregua.
Tratto da "In Faccia alla Morte" di Mario Tinti:
I proiettili nemici ci cadono attorno, sempre più spesso e con più precisione; la cortina di fumo ci avvolge con maggiore densità e le pietre lanciate nell'aria grigia, dalle innumerevoli esplosioni, ricadono sopra di noi come grandine. C'è proprio da perdere la ragione. Lo sguardo terrorizzato d'ognuno lascia ben comprendere quale incubo gravi sull'animo smarrito.
Intanto il mio pensiero vola ai cari ed al paese lontano e porta a loro un affettuoso saluto. Fugacemente il ricordo più volte provando la sensazione di trovarmi accanto alla mamma, ai fratelli, agli amici, mentre mille ricordi affollano la mia mente stordita. Nonostante che il furore della battaglia richiami la mia attenzione, il pensiero ritorna insistentemente alla mamma carissima che mai riuscirà ad immaginare la gravità della situazione in cui mi trovo.
Nel frattempo anche a noi viene comunicato l'ordine di avanzare.
Allora il Tenente Diana Comandante di Compagnia che ci aveva suggerito di procedere a file indiana mantenendoci ad un intervallo di alcuni metri, ordina di seguirlo e per primo esce dalla trincea lanciandosi decisamente verso la posizione prestabilita. Con la massima velocità consentitaci dalle forse e dall'asperità del terreno, il quale non rivela le molteplici accidentalità finchè non lo si attraversa, percorriamo il tratto scoperto e bersagliato, attraversiamo i reticolati sconvolti dal fuoco dei nostri cannoni e, sorpassata la trincea nemica, andiamo a sostare in una piccola conca nella quale vegetano vari cespugli di nocciole.
Una breve sosta è sufficiente per constatare il mancato arrivo di molti compagni che nel percorso sono rimasti uccisi o feriti. Intanto un nuovo ordine ci comanda di proseguire per correr e in rinforzo alla 10^ Compagnia. Senza esitare un attimo riprendiamo l'avanzata, ma, per le insistenti scariche delle mitraglie e dei cannoni nemici, nella nuova dolina (battezzata con il nome di Bari) ove si è ricoverato il Battaglione, la Compagnia arriva semidisfatta. L'intenso fuoco nemico ha colpito tremendamente ed ha provocato delle involontarie deviazioni di percorso, cosicché attendiamo nella dolina il ritorno dei ritardatari. Mentre il Comandante la Compagnia ci riunisce per fare 'appello onde constatare il numero dei presenti e dei mancanti, s'ode inaspttatamente il sibilo di un nostro proiettile che s'approsima celermente su di noi, evidentemente per un errore di calcolo della distanza.
Ognuno di noi trattiene il respiro per la forte sorpresa mentre il grosso shrapnels esplode fragorosamente sopra il nostro gruppo senza che alcuno avesse avuto la forza ne il tempo di muoversi un passo. Ne segue uno sbandamento generale ed un gridare di voci che si confondono con i lamenti dei feriti più gravi che invano gridano soccorso. Però passati quei primi momenti di spavento anche i soldatid'altri reparti escono di ricoveri per portare aiuto ai feriti che purtroppo sono assai numerosi e fra i quali si trova anche il Tenente di Compagnia (Diana Edoardo di Palermo che morirà lo stesso giorno). I morti sono una dozzina che vengono adagiati in un cantuccio della dolina e coperti con teli da tenda in attesa che si prepari una fossa in un punto meno esposto ai tiri. Io me la sono cavata miracolosamente bene.
Dopo il primo balzo in avanti, iniziò per la Brigata Lombardia un drammatico dissanguamento di tre giornate . Venne ordinata ai suoi superstiti un'avanzata impossibile contro l'insuperabile fascia di reticolati intatti. Sotto il maglio implacabile dell'artiglieria avversaria, i resti dei battaglioni non poterono far altro che raggiungere, chi ci riusciva le buche di granate sotto il reticolato e cercarvi rifugio, mentre sugli ordini risuonava implacabile la frase: "BISOGNA AVANZARE ALL'ORA INDICATA A OGNI COSTO",
Due Fratelli
Ridevate quel giorno dove vi guardavate strani, entrambi con addosso quel nuovo abito di grigioverde.
La vostra vita mutava allora, un qualcosa di piu’ grande di voi chiamata guerra, vi prese sotto le sue mani fredde.
Vi tolse da una spensierata gioventu’, che vi aveva visto crescere insieme, in quei pochi anni volati via veloci, come un soffio di vento.
Non vi siete resi conto di come quella vita gioiosa, piena di progetti e speranza, andava via da voi;
La vita ora prendeva un’altra strada che increduli dovevate fare, una strada del percorso segnato, ma voi vi sentivate forti.
Eravate tutto per i vostri genitori, dove la loro gioia vi aveva visto arrivare a pochi mesi l’uno dall’altro, quasi da sembrare due gemelli.
Quello crescere insieme vi ha portato ad essere sempre inseparabili nel bene e nel male, anche quel giorno, dopo che avete fatto il possibile per essere insieme, nello stesso reparto, per sentirvi meno soli.
Sempre uniti nelle notti di paura, solo i vostri occhi parlavano, il cuore batteva quasi all’unisono quel giorno di primavera, la terra intorno tremava forte, voi fermi, vi facevate forza, vi sembrava di sognare, che presto tutto sarebbe finito svegliandovi da un brutto incubo nel vostro dolce letto di casa.
Ma non era cosi’, poco dopo nel meriggio, dove il sole caldo bruciava il vostro cuore, dovevate uscire fuori dal quell’attesa che vi stava consumando nei tanti pensieri.
Ma eravate insieme, la paura nel vostro farvi coraggio veniva un po’ a meno, una pacca sulla spalla, un sorriso anche se era questa volta era un po’ forzato, ma sincero.
Arrivo’ veloce quell’ora dove le vostre mani fecero forza per far saltare oltre quello che vi proteggeva , ora eravate fuori fragili, come un petalo di un fiore allo scoperto.
Dall’altra parte qualcuno prese la mira, non sapeva nulla di voi, lui solo lo doveva fare, anche lui tremava con quel dito sul grilletto, voleva sognare anche lui quando in quell’attimo sparo’, e cosi’ uguale gesto fece anche un suo compagno,
La vostra corsa si fermo’, cosi’ all’improvviso, nemmeno il tempo dell’ultimo abbraccio, nemmeno il tempo di un saluto, nemmeno il tempo di guardarvi negli occhi per l’ultima volta.
Il sole guardava dall’alto i vostri corpi distesi, come addormentati senti il vostro dolore, quello della vostra madre che in solo attimo vi perse entrambi per sempre in questo destino crudele.
Anche il sole pianse nel vedere questo, questo era troppo anche per lui; volle che presto venisse la notte per non vedere piu’ quei due ragazzi distesi, gli faceva troppo male, perché il sole sapeva chi erano, e cosi’ lascio’ alla luna che li colga tra le sue braccia….in quel cielo infinito di stelle per sempre…..
Mauro A.
Dolina Bari il cavernone inizialmente usato come posto di medicazione durante la X^ Battaglia
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