137° Fanteria Brigata Barletta
Nato a Bari il 30 Luglio 1884
Morto a Korite il 9 Ottobre 1917
Sepolto a Redipuglia come ALBRUSI 1° Gradone Loculo 446
Note Storiche:
Il 137° fanteria della Brigata Barletta il 9 Ottobre 1917 apparteneva con la Brigata Pistoia alla 20^ Divisione XIII° Corpo D'Armata e si trovava in linea presso la zona di Korite.
Il giorno 9 Ottobre l'intero Corpo d'Armata fu interessato nel corso della giornata iniziato dal mattino da un vivace e continuo tiro nemico sulle linee rintuzzato da nostre raffiche di artiglieria da campagna e di pesanti campali; nel pomeriggio l'artiglieria nemica esegue tiri d'interdizione sulla zona Korite-Selo cui fu risposto con tiri di rappresaglia sulla Klachkuppe e sui rovesci di quota 246.
Il soldato Albrusi fu colpito alle ore 9 del mattino da una granata che gli procurava un ampia ferita all'addome dove gli procurava la morte, fu poi sepolto come altre suoi commilitoni nella Dolina Oblunga, dove rimase prima di essere trasferito prima al cimitero di S.Elia a Redipuglia e infine nel Sacrario dei centomila di Redipuglia dove pero' finì causa la trascrizione errata del suo nome durante l'esumazione dalla tomba originale con il Cognome di ALBRUSI come si vede nella foto sotto del loculo.
Quello che scrisse il nipote Francesco Signorile nel suo blog dove descrive la ricerca del figlio del padre, ricerca che purtroppo causa il nome errato allora fu vana:
Ciao, Antonio Abrusci.
So
poco di te, so solo che eri il papà di mio nonno materno, Giovanni, e che eri
emigrato negli USA dalla natia Puglia.
Quando gli USA decisero di
entrare in guerra decisero di chiamare alle armi per primi i propri cittadini
di origine italiana, e allora tu decidesti di tornartene in Patria, perché se
dovevi combattere volevi farlo con le insegne del Regio Esercito Italiano, e
non sotto altri colori.
Fosti militarizzato direttamente sulla nave che ti portava in Italia, e quando sbarcasti eri già a tutti gli effetti un soldato delle forze armate italiane.
Fosti subito buttato sulla linea del fronte, da qualche parte, sul Carso, sull'Isonzo, sulla Bainsizza, non lo so...
Fosti colpito al palato, si tramanda la storia, non so quando, non so dove, forse una scheggia, forse una pallottola diretta, non si saprà mai, ma non moristi subito, fosti ricoverato all'ospedale da campo, tuo cognato Gerolamo fece a tempo a venirti a trovare qualche giorno dopo, a vederti vivo.
L'ultima persona a vederti vivo.
Tanti anni dopo tuo figlio (mio nonno) salì lassù fino a Redipuglia, insieme con la moglie Irene (mia nonna), suo genero (mio padre, allora capitano dell'artiglieria semovente a Udine), sua figlia (mia madre) e il figlio minore, che portava il tuo stesso nome, Antonio (mio zio), che era allora militare a Cormons.
Forse c'ero anch'io, piccolino, appena nato, ma non lo posso ricordare...
Mio nonno cercò invano disperatamente il tuo nome, tra i tanti PRESENTE che formano l'imponente e malinconica scalinata di quel Sacrario immenso.
Ma il tuo nome non c'era. Il tuo nome non c'è.
Sei sepolto da qualche parte, chissà dove, in una qualche fossa comune presumo... Mio nonno aveva cinque, sei anni quando lo lasciasti orfano.
Questa foto è l'unica traccia di te che resta sulla terra. La metto qui, così che possa restare per l'Eternità nell'era telematica di questo mondo moderno che tutto ingoia e tutto dimentica, nella sua frenesia inutile...
Ciao, di nuovo.
E grazie.
A te e a tutti quelli che, come te, sono morti in quell'immane carneficina nell'illusione di farlo per lasciarci un mondo migliore.......
Fosti militarizzato direttamente sulla nave che ti portava in Italia, e quando sbarcasti eri già a tutti gli effetti un soldato delle forze armate italiane.
Fosti subito buttato sulla linea del fronte, da qualche parte, sul Carso, sull'Isonzo, sulla Bainsizza, non lo so...
Fosti colpito al palato, si tramanda la storia, non so quando, non so dove, forse una scheggia, forse una pallottola diretta, non si saprà mai, ma non moristi subito, fosti ricoverato all'ospedale da campo, tuo cognato Gerolamo fece a tempo a venirti a trovare qualche giorno dopo, a vederti vivo.
L'ultima persona a vederti vivo.
Tanti anni dopo tuo figlio (mio nonno) salì lassù fino a Redipuglia, insieme con la moglie Irene (mia nonna), suo genero (mio padre, allora capitano dell'artiglieria semovente a Udine), sua figlia (mia madre) e il figlio minore, che portava il tuo stesso nome, Antonio (mio zio), che era allora militare a Cormons.
Forse c'ero anch'io, piccolino, appena nato, ma non lo posso ricordare...
Mio nonno cercò invano disperatamente il tuo nome, tra i tanti PRESENTE che formano l'imponente e malinconica scalinata di quel Sacrario immenso.
Ma il tuo nome non c'era. Il tuo nome non c'è.
Sei sepolto da qualche parte, chissà dove, in una qualche fossa comune presumo... Mio nonno aveva cinque, sei anni quando lo lasciasti orfano.
Questa foto è l'unica traccia di te che resta sulla terra. La metto qui, così che possa restare per l'Eternità nell'era telematica di questo mondo moderno che tutto ingoia e tutto dimentica, nella sua frenesia inutile...
Ciao, di nuovo.
E grazie.
A te e a tutti quelli che, come te, sono morti in quell'immane carneficina nell'illusione di farlo per lasciarci un mondo migliore.......
Dolina Oblunga ai giorni nostri:
Mappa della zona di Korite con le linee dopo la fine della XI^ battaglia dell'Isonzo
mappa con indicata la Dolina Oblunga lla fine di maggio 1917 dopo l' X^ battaglia dell'Isonzo si trovava a ridosso della prima linea Italiana:
Ringrazio per questo post il Nipote di ABRUSCI Antonio il Sig. Francesco Signorile
e Federica Delunardo per l'aiuto a rfealizzare questo post.
Grazie Mauro.
RispondiEliminaUN RICORDO COMMOVENTE QUANTO STRUGGENTE
RispondiEliminaLa ringrazio molto!
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