131° Fanteria Brigata Lazio
Nato a Tarquinia il 25 Settembre 1889
Morto a Quota 70 di Selz il 4 Agosto 1916
Sepolto a ----
Decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare
Svillupatosi un incendio in un ricovero, noncurante del pericolo causato dallo scoppio di proiettili e bombe ivi depositate, sotto il fuoco di artiglieria che il nemico vi aveva concentrato, concorreva ad isolare ed a salvare grande quantità di munizioni ed altro materiale.
Monte San Michele, 15 Maggio 1916
Note Storiche:
La Brigata Lazio con i suoi due reggimenti 131° e 131° apparteneva nell'Agosto 1916 alla 16^ Divisione operante nel settore di Selz. Il 4 Agosto vide l'inizio della VI^ battaglia dell'Isonzo. Secondo gli ordini del VII° Corpo d'Armata diramati i giorni prima stabiliva che l'azione doveva iniziare il 4 Agosto alle ore 10 col fuoco d'artiglieria, di bombarde, lanciaruote ecc, e alle ore 16 (se risulterà possibile) con l'irruzione della fanteria. Il tiro mantenuto intenso e regolato e controllato da speciali osservatori è durato dalle 10 alle 16. A tale ora il Comandante della Colonna d'attacco, avendo riscontrato che nei punti fissati dei reticolati sono stati aperti varchi sufficienti per lo sbocco delle sue truppe, ha ordinato di avanzare sulle linee austriache.
La colonna citata precedentemente era composta dal III° battaglione del 131° (quello che Caporale BORDI il quale apparteneva alla 12^ compagnia), del III° battaglione del 132°, della 155^ e 165* Comp. zappatori del Genio e del 23° reparto Mitragliatrici. La riserva del sottosettore è costituita dal 1° Gruppo Lancieri Novara. L'obbiettivo era la Quota Pelata partendo dalle linee di Quota 70.
Alle ore 16.30 impartito l'ordine di avanzare dal Ten. Colonnello Antezza (comandante del 131° fanteria), i reparti avanzano con la prima ondata formata dalle truppe del 131° in prima schiera la 9^ e 12^ compagnia seguite rispettivamente dalla 10^ e 11^ al Comando del Capitano Masciocchi, irrompe dal lato sinistro della trincea abbandonata di Quota 70 - Quota Pelata e raggiunge la trincea avversaria. L'avanzata di destra invece si deve fermare a ridosso dei reticolati nemici perchè soggetta al tiro di una mitragliatrice. Il 23° Reparto Mitragliatrici stante alla perdita di due Ufficiali non riesce a piazzare le mitragliatrici per controbattere le avversarie. A sinistra la 10^ compagnia riesce ad occupare la 2^ linea e a fare dei prigionieri. Però fatta segno subito ad un intenso fuoco di fucileria, mitragliatrici e a lancio di bombe con Gas asfissianti è costretta a ripiegare sulla 1^ trincea avversaria conquistata. A questo punto il nemico contrattacca con bombe asfissianti ed i nostri non potendo mantenersi sulle posizioni occupate già molto sconvolte dal nostro precedente tiro d'artiglieria rispiegano sulle nostre trincee. Verso le ore 20 si ristabilisce una calma relativa e i nostri riadattano durante la notte le trincee sconvolte.
Perdite: 131° : Ufficiali 1 morto, 8 feriti , 8 colpiti d'asfissia
132° "" n.n. , 4 " , n.n.
3° Rep. Mit "" 1 , 1 " , n.n.
Perdite Truppa :
131° 67 morti, 123 feriti, 134 dispersi
132° 30 morti, 60 feriti, 160 dispersi
23° Rep. Mitr. 2 morti
Note biografiche e storiche redatte da Francesco Strinati nipote di BORDI Giovanni:
Giovanni Bordi
nacque a Corneto Tarquinia (oggi Tarquinia) il 25 Settembre 1889, figlio di Pio
e Paolucci Angela
Dal foglio
matricolare si apprende che Giovanni fu chiamato alla visita di leva il 19
aprile 1909, risultando idoneo di 1ª
Categoria e lasciato in congedo illimitato provvisorio, poiché aveva un
fratello (Domenico) già sotto le armi, secondo i termini dell’Articolo 6 della
Legge 15 dicembre 1907. Giovanni fu richiamato alle armi con la classe di leva
1890, il 24 novembre 1910, dopo il congedamento del fratello, e destinato al
90° Reggimento Fanteria della Brigata Salerno, all’epoca con sede a Genova.
Dal foglio matricolare si deduce che in una data non precisata e per
un motivo altrettanto sconosciuto, Giovanni fu trasferito nel deposito di un altro
reggimento, probabilmente di fanteria, non specificato, sito in Roma, in cui si
trovava al momento del congedo in data 29 settembre 1911. A questo punto il
Foglio Matricolare non riporta più alcuna notizia, né riguardo alla
partecipazione di Giovanni alla Guerra di Libia, fatto noto e tramandato in
famiglia, né tantomeno al suo richiamo e partecipazione alla Grande Guerra e
alla sua decorazione al valore. L’ultimo appunto del Foglio matricolare si
riferisce al 1 giugno 1921, in cui si afferma che non gli è rilasciata
l’attestazione per l’elettorato politico dato che è morto in combattimento il 4
Agosto del 1916.
A questo punto si apre una sorta di “buco nero” nella ricostruzione
delle vicende belliche di Giovanni.
Data l’incompleta compilazione del Foglio matricolare, non conosciamo
con precisione il reggimento cui fu destinato nel corso del 1911, ma sappiamo
che il deposito di tale reggimento si trovava a Roma. Dagli elenchi delle sedi
dei reggimenti del Regio Esercito dell’epoca possiamo però ricavare la notizia
che, a parte i reggimenti dei Granatieri di Sardegna, l’unico reparto con sede
a Roma era l’82° fanteria. E’ quindi verosimile dedurre che l’82° reggimento
fosse il reparto presso cui si trovava Giovanni, perché i Granatieri
richiedevano ai soldati, per il reclutamento, un’altezza maggiore a quella di
Giovanni. Tra l’altro, è interessante notare che l’82° Reggimento di fanteria
fu uno dei primi reparti, unitamente ad altri (Iª Divisione speciale, composta dalla Iª Brigata con i Reggimenti Fanteria 82° e 84° e IIª Brigata con i Reggimenti Fanteria 6° e
40°) a sbarcare e Tripoli tra l’11 e il 12 Ottobre del 1911. In teoria, da
quanto riporta il Foglio Matricolare, a questa data Giovanni avrebbe già dovuto
essere a casa, avendo terminato il suo servizio militare, ma la data del suo
congedo, 29 settembre 1911, coincide esattamente con la data di dichiarazione
di guerra alla Turchia che dette inizio alle ostilità in Libia. E’ ragionevole
quindi supporre che Giovanni non sia stato mandato in congedo oppure sia stato
immediatamente richiamato, dato che tra l’altro le fonti documentali consultate
riportano che, al momento dell’entrata in guerra, furono richiamati anche i
congedati della classe precedente (1888) per essere spediti in Libia. Si può
pertanto affermare con buona sicurezza che Giovanni abbia partecipato alla conflitto
libico con l’82° Reggimento Fanteria. Dalle cronache dell'epoca tale reparto
risulta essere stato presente ai principali e più sanguinosi combattimenti di
tutta la prima parte della campagna in Tripolitania e in particolare alle
battaglie di Sciara Sciat (23/10/1911), Ain Zara (26/11/1911) e Zanzur (Giugno
1912).
Nel Luglio del 1912, a guerra ancora in corso, fu smobilitata la
classe di leva 1889, per cui presumibilmente Giovanni poté tornare finalmente a
casa.
Giovanni, residente ancora a Tarquinia allo scoppio della Prima Guerra
Mondiale, potrebbe essere stato destinato sin dalla mobilitazione, alla Brigata
Lazio (nelle cui fila cadrà l’anno successivo sul Carso come si evince dall’Albo
d’Oro dei Caduti), reparto di nuova formazione, che aveva sede a Roma e come
per la maggior parte delle altre brigate fu completata con reclute provenienti
dalla regione sede dei reparti. Di questo dato ovviamente
non vi è certezza, giacché manca qualsiasi riferimento sul Foglio Matricolare,
e Giovanni potrebbe essere stato incorporato in prima battuta in altre Brigate
che reclutavano nel Distretto di Roma (Brigate Bergamo, Salerno, Reggio,
Sicilia, Valtellina, solo per citarne alcune) e solo in seguito destinato alla
Brigata Lazio per non meglio precisati motivi (trasferimento? ritorno in linea
dopo una ferita?).
Dal Diario di Guerra della Brigata Lazio apprendiamo che i due
reggimenti che la costituivano, 131° e 132°, partirono da Roma alla volta del fronte
il 27 maggio 1915. Furono inizialmente destinati alla zona davanti a S.
Giovanni al Natisone, dove tra Luglio e Agosto parteciparono ai combattimenti
nel settore Monte Fortin-Monte Podgora. Da Ottobre a Dicembre entrambi i
reggimenti furono trasferiti più a sud nella zona del Monte San Michele dove
parteciparono ai sanguinosi combattimenti per la conquista di tale importante
posizione, meritando la Medaglia d’Argento al Valor Militare: Alla
Bandiera del 131° Reggimento Fanteria: “Con impeto veemente e sanguinoso
conquistò formidabili posizioni sulle pendici del S. Michele e nel settore di
Monfalcone; con incrollabile tenacia resistette agli accaniti ritorni offensivi
dell’avversario (Basso Isonzo, 1915-1916)“.Alla Bandiera de 132° Reggimento
Fanteria: “Si affermò superbamente a Rocce Rosse, a Costone Viola del S.
Michele, sul Debeli e a quota 144 di Monfalcone, dando costantemente fulgida
prova di valore e generoso tributo di sangue (Basso Isonzo, 1915-1916)”.
Nel corso del 1915 i due reggimenti parteciparono pertanto in
successione alla Seconda, Terza, Quarta Battaglia dell’Isonzo (le famose
“spallate” di Cadorna), subendo in totale poco meno di 4000 perdite tra morti,
feriti e dispersi.
Dal Gennaio al Maggio 1916 la Brigata Lazio si alternò con la Brigata
Perugia nel mantenimento delle posizioni del Monte San Michele, partecipando
comunque anche alla Quinta Battaglia dell’Isonzo (Marzo 1916) e perdendo in
totale, in tale periodo, circa altri 700 uomini .
Dopo un periodo di riposo nel Giugno del 1916 la brigata fu trasferita
nella zona Monfalcone-Ronchi dei Legionari (GO). In particolare il 131°
Reggimento, quello cui apparteneva Giovanni, il 24 Luglio fu trasferito nella
zona sopra Ronchi dei Legionari dove, passando alle dipendenze della 16ª Divisione, assunse la difesa del fronte
da Quota 45 a Quota K, alture situate sopra la frazione di Selz.
Tra l’estate del 1915 e quella del 1916, il fronte difensivo Austro-Ungarico
sul Carso si sviluppava su più linee difensive, scendendo dal Monte San Michele
con asse nord-sud, verso i capisaldi che dominavano la pianura, il corso del
fiume Isonzo e, sul mare, la paludosa piana di Monfalcone. Il Monte Sei Busi,
con le Quote 89 (attuale sommità del Sacrario di Redipuglia), 118 e 111,
controllava gli accessi degli italiani verso Redipuglia. Più a sud, le Quote 65
e 70 di Selz, costituivano con la Quota Pelata, il forte raccordo con il Monte
Cosich e il mare, sbarrando la strada che conduce a Trieste.
Il trasferimento dei reparti della Brigata Lazio s’inquadrava nella
più ampia preparazione a quella che sarà ricordata come Sesta Battaglia
dell’Isonzo.
Il 4 agosto 1916, come preludio alla Sesta Battaglia dell'Isonzo,
sul Carso di
Monfalcone le batterie dell'artiglieria italiana aprirono il fuoco dalle 10 di
mattina per sei ore consecutive nel settore Selz-Vermegliano, 16 chilometri a
sud di Gorizia. A metà pomeriggio, alle 16, partì l'assalto delle fanterie
contro la "quota Pelata" del Monte Cosich [sopra Selz] e le quote 121
e 85 [Monfalcone - direzione di Trieste], tenute dalla 17ªe 24ªBrigata
dell’esercito imperiale austro-ungarico. La brigata Lazio mandò all’assalto il
III° Battaglione del 131° reggimento (quello di Giovanni, che apparteneva alla
12ª compagnia) e il III° Battaglione del 132°
reggimento. Venne occupata, a destra del fronte d’attacco Quota 121, ma
l'avanzata si arrestò contro i reticolati delle trincee austro-ungariche che
non erano stati minimamente toccati dal bombardamento delle artiglierie. I
difensori contrattaccarono e le truppe italiane furono costrette a lasciare la
quota con pesanti perdite. Venne occupata anche Quota 85 (poco sotto la quota 121)
ma anche qui, dopo una breve occupazione delle trincee austro-ungariche, la
fanteria italiana fu costretta ad abbandonare la posizione nonostante ripetuti
tentativi e ritornare alle posizioni di partenza. Anche l'attacco a sinistra
contro la "Quota Pelata" del Monte Cosich risultò essere un
fallimento. Le truppe austro-ungariche avevano lasciato le loro trincee ormai
incapaci di contenere l'assalto italiano ma queste erano state riempite di
bombe a gas che scoppiarono proprio quando le truppe italiane iniziavano
l'occupazione delle posizioni. L'artiglieria austro-ungarica si accanì contro
la "Quota Pelata" e pertanto, le truppe italiane dovettero
immediatamente abbandonarla poco dopo le ore 19.
Il riassunto del Diario Storico della
Brigata Lazio riporta: “Il 4 Agosto essa [cioè la brigata],
inizia le prime azioni per la conquista delle antistanti posizioni avversarie:
su due colonne attacca quota Pelata, ostentando una minaccia al Monte Cosich.
L’obiettivo è in parte raggiunto, ma la posizione non può essere tenuta perché
il nemico contrattacca ovunque violentemente obbligando le colonne a rientrare
nelle trincee avanzate di q. 70. Le perdite dei due battaglioni attaccanti
(III/131° e III/132°) ascendono a 21 ufficiali e 574 militari di truppa”.
Tra queste perdite vi è anche quella di
Giovanni Bordi. La dichiarazione di morte redatta dal comandante di compagnia
ci dice che Giovanni muore alle 16.40 del 4 Agosto per un colpo al petto e ciò
è testimoniato da almeno due commilitoni. Il suo corpo rimane “insepolto sulla
vetta del Monte Cosich”, come riportato nell’atto di morte.
A questo punto è lecito chiedersi cosa ne
fu del corpo del povero Giovanni. Purtroppo ad oggi è impossibile ricostruire
con precisione cosa accadde. Non
sappiamo neanche se, quando ed eventualmente in quale luogo fu poi sepolto.
Nella risposta arrivata dopo una specifica richiesta, dal Commissariato
Generale per le Onoranze ai Caduti del Ministero della Difesa, viene confermato
questo fatto. Dove Giovanni sia caduto è abbastanza certo dato che è riportato
sulla dichiarazione di morte, redatta dalla compagnia di appartenenza. Da qui a
risalire al luogo di sepoltura è tutt’altro discorso. Innanzitutto tale
dichiarazione riferisce che il corpo di Giovanni rimane insepolto sulla vetta
del Cosich, che non restò immediatamente in mano italiana, ma fu conquistata
solo circa una settimana più tardi. Pertanto è verosimile pensare che la salma
sia stata forse recuperata e seppellita in tale frangente. In secondo luogo,
dato l’alto numero di caduti che i combattimenti causavano, spesso i corpi
erano letteralmente ammucchiati al fondo delle numerose doline, sorta di
profondi avvallamenti, tipici del paesaggio carsico, nell’impossibilità di
scavare delle fosse singole per ogni soldato morto. Comunque anche nel caso che
Giovanni sia stato sepolto in uno degli innumerevoli piccoli cimiteri di guerra
che costellavano tutte le immediate retrovie del fronte, tali luoghi di
sepoltura furono tutti ispezionati e svuotati nell’immediato dopoguerra
trasferendo le salme presso il Sacrario Militare di Redipuglia. Da ricerche effettuate
direttamente presso questo immenso sacrario, non è presente il nome di Giovanni
Bordi, come confermato anche dal Ministero della Difesa. Bisogna comunque considerare
che dei 100.000 morti italiani sepolti a Redipuglia, solo poco più di 30.000
hanno un nome, essendo i restanti tutti ignoti e fra di essi probabilmente vi è
anche Giovanni.(1)
Un ultimo appunto riguardante la storia di
Giovanni Bordi è quello concernente la concessione della Medaglia di Bronzo al
Valor Militare, di cui risulta essere stato insignito secondo l’Albo d’Oro dei
Caduti. Giovanni risulta essere stato
insignito della Medaglia di Bronzo al Valor Militare con Regio Decreto del 18
novembre 1920 (per commutazione dell’encomio solenne, conferito con Decreto
Luogotenenziale del 29 ottobre 1916), con la seguente motivazione:
“Sviluppatosi
un incendio in un ricovero munizioni, noncurante del pericolo causato dallo
scoppio di proiettili e bombe ivi depositate, sotto il fuoco intenso di
artiglieria che il nemico vi aveva concentrato, concorreva ad isolare il
ricovero stesso ed a salvare grande quantità di munizioni ed altro materiale.
Monte
San Michele, 15 maggio 1916”.
Dal Diario Storico della Brigata Lazio
sappiamo che il 131° Reggimento di Giovanni nel Maggio 1916, fu coinvolto nei
combattimenti che infuriarono vicino alle Cime 1 e 2 del Monte San Michele,
duramente attaccate degli austriaci, e verosimilmente nel corso di questi
combattimenti si verificò l’episodio di valore che portò alla concessione
dell’Encomio solenne prima e della Medaglia di Bronzo poi. Ironia della sorte
entrambi i riconoscimenti furono concessi a Giovanni dopo la morte.
(1) Nota dell'Autore A.M.:
Si precisa che solamente due soldati su 67 più i dispersi considerati morti del 131° caduti il 4 Agosto 1916 trovano posto tra i noti al Sacrario di Redipuglia, gli altri con alta probabilità sono sepolti come il Caporale BORDI tra gl'ignoti.
L'Atto di Morte del Caporale BORDI Giovanni, da notare l'ora del decesso, che risale a pochi minuti dopo all'inizio dell'avanzata:
Il Foglio Matricolare del Caporale BORDI Giovanni :
Mappa con le linee della Zona di Selz- Quota 70-Quota Pelata nel Luglio 1916, identiche a quelle del 4 Agosto 1916:
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