139° Fanteria Brigata Bari
Nato a Vicenza il 21 Settembre 1894
Morto sul Carso zona quota 177 il 21 Ottobre 1915
Sepolto: ----------
Note Storiche:
Il 139° Fanteria con il 140° che formava la Brigata Bari nel corso della III^ battaglia dell'Isonzo si trovava a fronteggiare la zona tra Bosco Lancia e Bosco Cappuccio fronteggiando le posizioni di quota 177
Durante la notte del 21 Ottobre 1915 sono uscite per far esplodere altri tubi di gelatina contro i reticolati nemici, ma l'operazione non è completamente riuscita nonostante l'intervento di un graduato del Genio.
L'artiglieria da campagna ha battuto con tiro lento lento e continuo le trincee antistanti alla fronte di questo settore.
Alle ore 6.30 l'artiglieria pesante ed i lanciabombe ed i lanciabombe riprendono i tiri. Le artiglierie alle ore 10 allungano il tiro, ed inizia l'avanzata della fanteria. Alle ore 10.15 la prima ondata ha occupato la trincea nemica antistante, partono successivamente le altre ondate, ma le difese nemiche sono state poco danneggiate dai tiri delle nostre artiglierie, mentre le artiglierie nemiche concentrano il tiro con pezzi di vari calibri sulla fronte di questo settore. Il nemico contrattacca e riprende la trincea di 1^linea. Vengono inviati a rinforzo del 140° due compagnie dello stesso reggimento la 8^ e 9^ della riserva di Brigata con l'ordine di riprendere l'offensiva appena possibile.
Alle ore 11.40 il 140° resiste nella vecchia posizione, non ha però ancora impiegato le due compagnie della Riserva.Il 139° reggimento non più che 1/2 compagnia a sua disposizione .
Alla destra la 19^ Divisione ed alla sinistra la Brigata Catanzaro non hanno avanzato le truppe della Brigata Bari hanno subito forti perdite causate anche dal tiro d'infilata.
Alle ore 13 giunge l'avviso dal Comando della Brigata Catanzaro che alle ore 14 sarà ripresa vigorosamente l'offensiva, se ne da subito comunicazione al Comando del 140° perchè concorra ed anche al Comando del 139° e se ne informa il Comando della Brigata Catanzaro.
Ore 14, giunge l'ordine del Comando di Divisione (28^ Divisione Gen. Goiran) pel quale sia disposto con gli ordini già dati.
Ore 15 anche questo attacco si infrange contro le difese nemiche che sono sempre ben guarnite, e si subiscono forti perdite.
Ore 15.30 giunge l'Ordine della Divisione di riprendere vigorosamente l'azione.
Ore 17 le truppe di questa Brigata sono avanzate nuovamente su tutta la fronte, hanno raggiunto la trincea nemica ma fortemente contrattaccate han dovuto ripiegare con nuove perdite.
Il Comando di Brigata mette a disposizione del Comando del 139° una delle due compagnie della Riserva di Brigata.
Ore 18.30 Si domanda al Comando della Divisione di avere a disposizione di questo Comando il III° battaglione del 139° . Il Comando di Divisione concede due compagnie che sono spostate nei ricoveri della conca di Bosco Lancia.
Ore 18.15 Il Comando della Brigata visto non riuscito il terzo attacco delle ore 17 emana l'ordine di occupare le posizioni precedenti.
Ore 23.50 Giunge l'ordine per le operazione del giorno 22, al momento gli attacchi si fermano, con l'ordine di attestarsi sulle linee di resistenza e nel caso di attacco di contrattaccare alla baionetta.
In uno di questi attacchi morirà il S. Tenente Appiani, egli prima della guerra dove si arruolò volontario, militava come giocatore attaccante e anche allenatore di calcio nelle file della Squadra del Padova.
In suo onore gli fu intitolato lo Stadio della città di Padova dove la Squadra locale che lui militava giocò dal 1924 fino al 1994.
Nello stesso Reggimento del S.Tenente Appiani, apparteneva il Sergente Michele Lotti, il quale nel suo diario "In Trincea sul San Michele" , descrive gli avvenimenti visti dai lui il giorno 21 Ottobre 1915:
All'alba del 21 ottobre ci venne distribuito un rancio abbondante e moltissimo marsala, provvidenza che ben pochi mangiarono; eravamo già tutti pronti con le mantelline a tracolla ed il tascapane, seduti per terra in attesa di ordini! Qualche soldato borbottava e imprecava, molti piangevano sì da far stringere il cuore; io scrissi un'ultima lettera a mio fratello Riccardo, dicendogli che, se entro 15 giorni non scrivevo, avesse assunto informazioni da altri sul conto mio; indi, impugnato íl fucile, ridendo (più per rabbia e bile) incitai imiei soldati a stare allegri ! Era inutile; ognuno dava sfogo ai propri dolori o piangendo od imprecando, e non c'era verso di chetarli! Alfine venne l'ordine di portarci in prima linea! Già erano saliti i comandi di Divisione e di Brigata, fermandosi il primo nella conca di riserva di bosco Lancia ed il secondo nella conca di rincalzo tra la seconda e la terza linea; mentre il comando di Reggimento col posto di medicazione fu portato avanti nella conca tra la prima e la seconda linea sulla sinistra ed i comandi di battaglione passarono tutti coi comandi di compagnia in linea di fuoco! Verso le ore 7 tutte le artiglierie, tutti i cannoncini lanciabombe, i cannoni ch'erano in prima linea aprirono un fuoco infernale; i comandanti di plotone rimettemmo gli orologi con l'ora del comandante dí battaglione; il fuoco era intenso, terribile, non si capiva più nulla, sembrava una tempesta, un terremoto, un ciclone, il nemico rispondeva con eguale intensità; saltavano per aria corpi umani, trincee, alberi, tutto rovinava, tutto veniva sconquassato dalla violenza delle granate e delle bombe, i reticolati venivano divelti e buttati per aria... era un inferno! I rinforzi nostri si accalcavano nelle prime linee, mentre noi aprimmo un fuoco indiavolato di fucile-ria; il momento era tragico; solo il ricordo mi avvilisce! alle 9,30 precise come d'incanto cessò il bombardamento; avemmo l'ordine di appressarci ai camminamenti d'uscita; il tenente medico Lilla mi dà la mano e mi abbraccia con le lacrime agli occhi; io sorrido più per disperazione, mi dice: «Coraggio, Lotti», un ultimo bacio, mi allontano ficcandomi in testa al mio plotone! Improvvisamente spararono quattro colpi di can-none contemporanei; cessò la fucileria e la prima o-data uscì di corsa sfrenata fuori dai camminamenti verso la linea nemica gridando: «Savoia, Savoia!». .La fucileria nemica era intensa, le mitragliatrici vomitavano pallottole a non finire; i poveri soldati cadevano a grappoli gli uni sugli altri; come uscivano dai camminamenti, così cadevano fulminati e pochi tornnavano indietro gridando pel dolore delle ferite! Che spettacolo terrificante! Già il secondo e il quarto plotone della mia compagnia erano sotto i reticolati nemici; avemmo l'ordine di uscire anche noi il Caporal Maggiore Valerio veniva pistolettato da un ufficiale perchè non voleva uscire. Noi saltammo, corremmo, ci buttammo per terra, spiccammo un salto felino , poi per terra ancora....Dio, che orrore; i due plotoni che ci precedono appena giunti sul terreno minato saltano tutti per aria; rivedo ammassi di carne umana e soldati che ricadono pesantemente al suolo; nessuno si muove più; tutti morti, tutti, tutti, tutti, neppue uno si è salvato; pochissimi feriti.
Bisognava avanzare, assolutamente; si scatta in piedi, di corsa giungiamo sotto i reticolati, qualcuno salta sulle trincee nemiche, un mio soldato afferra per la bocca una mitragliatrice nemica rovente, si brucia le mani, non la lascia viene ferito al braccio, la tira ancora, corrono due altri soldati e giù una bomba che li ammazza tutti tre.
Abbiamo altri rinforzi, la 7^ compagnia, ci facciamo coraggio, prendiamo anche noi le bombe a mano che fragorosamente squassano tutto, amazzano, distruggono; saltiamo sulle trincea, i primi nemici alzano le mani si arrendono,ma ecco di corsa dalla seconda linea migliaia di austriaci; siamo pochi noi; resistiamo; ci baionettiamo come animali; molti dei nostri si arrendono siamo perduti.
I pochi superstiti retrocediamo, ma è impossibile rientrare nella nostra prima linea ci buttiamo per terra ci trinceriamo e facciamo finta di essere morti! I primi tre assalti sono andati falliti!
Ogniqualvolta tentavo di alzare un pò la testa erano una decina di fucilate che mi tiravano! Così come Dio volle, un pò per volta, impiegando circa tre quarti d'ora per raggiungere la nostra prima linea, rientrai nel camminamento! Ero salvo! Finalmente! Subito andai a trovare la mia compagnia, che s'era ritirata in seconda linea, e quando mi vide il sottotenente Elia piangendo, ed allora piansi anch'io ci abbracciammo più volte rimanendo come inebediti!
La mia compagnia, compresi i complementi avuti la notte precedente, era ridotta appena a 38 uomini, io compreso, e tutti malconci e contusi!
Situazione del 22 Ottobre 1915:
Nello stesso Reggimento del S.Tenente Appiani, apparteneva il Sergente Michele Lotti, il quale nel suo diario "In Trincea sul San Michele" , descrive gli avvenimenti visti dai lui il giorno 21 Ottobre 1915:
All'alba del 21 ottobre ci venne distribuito un rancio abbondante e moltissimo marsala, provvidenza che ben pochi mangiarono; eravamo già tutti pronti con le mantelline a tracolla ed il tascapane, seduti per terra in attesa di ordini! Qualche soldato borbottava e imprecava, molti piangevano sì da far stringere il cuore; io scrissi un'ultima lettera a mio fratello Riccardo, dicendogli che, se entro 15 giorni non scrivevo, avesse assunto informazioni da altri sul conto mio; indi, impugnato íl fucile, ridendo (più per rabbia e bile) incitai imiei soldati a stare allegri ! Era inutile; ognuno dava sfogo ai propri dolori o piangendo od imprecando, e non c'era verso di chetarli! Alfine venne l'ordine di portarci in prima linea! Già erano saliti i comandi di Divisione e di Brigata, fermandosi il primo nella conca di riserva di bosco Lancia ed il secondo nella conca di rincalzo tra la seconda e la terza linea; mentre il comando di Reggimento col posto di medicazione fu portato avanti nella conca tra la prima e la seconda linea sulla sinistra ed i comandi di battaglione passarono tutti coi comandi di compagnia in linea di fuoco! Verso le ore 7 tutte le artiglierie, tutti i cannoncini lanciabombe, i cannoni ch'erano in prima linea aprirono un fuoco infernale; i comandanti di plotone rimettemmo gli orologi con l'ora del comandante dí battaglione; il fuoco era intenso, terribile, non si capiva più nulla, sembrava una tempesta, un terremoto, un ciclone, il nemico rispondeva con eguale intensità; saltavano per aria corpi umani, trincee, alberi, tutto rovinava, tutto veniva sconquassato dalla violenza delle granate e delle bombe, i reticolati venivano divelti e buttati per aria... era un inferno! I rinforzi nostri si accalcavano nelle prime linee, mentre noi aprimmo un fuoco indiavolato di fucile-ria; il momento era tragico; solo il ricordo mi avvilisce! alle 9,30 precise come d'incanto cessò il bombardamento; avemmo l'ordine di appressarci ai camminamenti d'uscita; il tenente medico Lilla mi dà la mano e mi abbraccia con le lacrime agli occhi; io sorrido più per disperazione, mi dice: «Coraggio, Lotti», un ultimo bacio, mi allontano ficcandomi in testa al mio plotone! Improvvisamente spararono quattro colpi di can-none contemporanei; cessò la fucileria e la prima o-data uscì di corsa sfrenata fuori dai camminamenti verso la linea nemica gridando: «Savoia, Savoia!». .La fucileria nemica era intensa, le mitragliatrici vomitavano pallottole a non finire; i poveri soldati cadevano a grappoli gli uni sugli altri; come uscivano dai camminamenti, così cadevano fulminati e pochi tornnavano indietro gridando pel dolore delle ferite! Che spettacolo terrificante! Già il secondo e il quarto plotone della mia compagnia erano sotto i reticolati nemici; avemmo l'ordine di uscire anche noi il Caporal Maggiore Valerio veniva pistolettato da un ufficiale perchè non voleva uscire. Noi saltammo, corremmo, ci buttammo per terra, spiccammo un salto felino , poi per terra ancora....Dio, che orrore; i due plotoni che ci precedono appena giunti sul terreno minato saltano tutti per aria; rivedo ammassi di carne umana e soldati che ricadono pesantemente al suolo; nessuno si muove più; tutti morti, tutti, tutti, tutti, neppue uno si è salvato; pochissimi feriti.
Bisognava avanzare, assolutamente; si scatta in piedi, di corsa giungiamo sotto i reticolati, qualcuno salta sulle trincee nemiche, un mio soldato afferra per la bocca una mitragliatrice nemica rovente, si brucia le mani, non la lascia viene ferito al braccio, la tira ancora, corrono due altri soldati e giù una bomba che li ammazza tutti tre.
Abbiamo altri rinforzi, la 7^ compagnia, ci facciamo coraggio, prendiamo anche noi le bombe a mano che fragorosamente squassano tutto, amazzano, distruggono; saltiamo sulle trincea, i primi nemici alzano le mani si arrendono,ma ecco di corsa dalla seconda linea migliaia di austriaci; siamo pochi noi; resistiamo; ci baionettiamo come animali; molti dei nostri si arrendono siamo perduti.
I pochi superstiti retrocediamo, ma è impossibile rientrare nella nostra prima linea ci buttiamo per terra ci trinceriamo e facciamo finta di essere morti! I primi tre assalti sono andati falliti!
Ogniqualvolta tentavo di alzare un pò la testa erano una decina di fucilate che mi tiravano! Così come Dio volle, un pò per volta, impiegando circa tre quarti d'ora per raggiungere la nostra prima linea, rientrai nel camminamento! Ero salvo! Finalmente! Subito andai a trovare la mia compagnia, che s'era ritirata in seconda linea, e quando mi vide il sottotenente Elia piangendo, ed allora piansi anch'io ci abbracciammo più volte rimanendo come inebediti!
La mia compagnia, compresi i complementi avuti la notte precedente, era ridotta appena a 38 uomini, io compreso, e tutti malconci e contusi!
Situazione del 22 Ottobre 1915:
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