89° Fanteria Brigata Salerno
Nato a Orio Litta il 13 Settembre 1887
Morto sul Carso il 10 Ottobre 1916
Sepolto al Sacrario di Redipuglia 21° Gradone - Loculo 38435
Note Storiche:
La giornata del 10 Ottobre 1916 è il prima giorno dell'VIII^ battaglia dell'Isonzo, la seconda spallata d'autunno verso l'altopiano Carsico di Comeno, oltre il Vallone di Gorizia e il Carso di Doberdò conquistato dopo la VI^ battaglia nell'agosto dello stesso anno.
La Brigata Salerno appartiene con la Brigata Catanzaro alla 34^ Divisione.
Seguiamo le vicende della Brigata Salerno nel corso di questo giorno:
Tratte dal libro di Antonio Seccia - Il Carso di Comeno i combattimenti a Nova Vas e sulle quote 208:
La brigata Salerno dispone il 90° reggimento in prima schiera e 1'89° in seconda entrambi disposti con due battaglioni in prima linea. I rispettivi comandanti devono assicurare, secondo le disposizioni del generale Luigi Basso, uno stretto collegamento in profondità per una pronta, continua, sicura ed efficace alimentazione delle ondate di attacco. Gli obiettivi da raggiungere in successione sono costituiti dalla Strada Nova Vas-cortina della quota, strada Nova Vas-ciglio settentrionale del camposanto, nodo stradale a nord ovest di Nad -Bregom-margine meridionale del borgo di Hudi Log intervalli escono in ricognizione pattuglie miste di fanti e artiglieri per accertare l'esistenza di varchi su vari tratti della linea da attaccare, anche se, comunque, grovigli di filo spinato causati dalle esplosioni possono recare ostacolo all'avanzata delle fanterie. Mentre battaglioni del 90° sono intenti a prendere posizione, vengono investiti dal tiro di contropreparazione avversario. Ne fa le spese in un primo tempo il I/90° comandato dal capitano Adolfo Ramella che con calma esemplare riesce a mantenere saldo e ordinato il reparto. Intorno alle tredici alcuni colpi di obice da 305 mm colpiscono in pieno il II/90° producendo la perdita di oltre centocinquanta uomini. Nel battaglione si manifestano momenti di panico e un inizio di sbandamento. Il pronto intervento degli ufficiali superstiti e la presenza rinfrancante del generale asso riportano una qualche serenità nell'angoscioso frangente. Il comandante della brigata e del reggimento inoltre per rassicurare gli uomini e condividerne il rischio, spostano il loro posto comando. L'uno in una dolina contigua alla prima linea, l'altro allo sbocco del camminamento che conduce alla prima linea. Dal canto suo il sottotenente Antonio Valerio, unico ufficiale sopravvissuto della sua compagnia, pur rimasto ferito dallo scoppio, riavutosi dallo shock, ritrovata serenità ed equilibrio, con grande forza d'animo riordina i resti del reparto e poi giunto il momento è in grado di guidarlo all'assalto. Cinque minuti prima dell'ora fissata per l'attacco, le squadre di lanciatori di bombe che debbono costituire l'avanguardia della forza attaccante, saltano fuori della trincea e iniziano la loro opera accolte da vivace fuoco specie di armi automatiche. Segue alle quattordici e cinquanta la prima ondata costituita dalle quattro compagnie del I/90° del capitano Ramella che esce per primo dalla trincea e con l'esempio le trascina in una travolgente avanzata. Subito colpito, cade sul campo il sottotenente Pio Sciandra. Lo sfondamento ha successo soprattutto in corrispondenza dell'ala destra dove opera la 2^ compagnia del capitano Demetrio Dabove coadiuvata da unità della Catanzaro......
Occupata la sommità di q.208 nord, la lotta prosegue in stretto collegamento sulla sinistra con le altre compagnie del battaglione, ostacolata dal tiro di interdizione dell' artiglieria austriaca. Alle quindici e quarantacinque è completata l'occupazione dell'intero crinale della quota. Numerosissimi sono i prigionieri che sotto scorta affluiscono nelle retrovie. «Uno di essi che parla italiano», racconta Gallardi, «avverte che nella buca vi sono, oltre a parecchi morti, anche diversi feriti: una squadra di nostri esce, i feriti son presi in collo, portati a braccia e dopo una prima medicazione son portati in barella al posto medico. i prigionieri ridono, sono contenti, chiedono del pane che diamo subito, dell'acqua...che non abbiamo neppure per noi, mentre la sete ci tormenta». Concorrono all'attacco la 9^ e la 11^ compagnia del I/89° lanciate sia per rendere più stretti i collegamenti nelle ali che per alimentare le ondate di prima linea. Il I/90° nel frattempo rinforzato dalla 10^ e dalla 12^ compagnia del I/89° per colmare le per dite subite, si schiera a partire da destra con le compagnie 2^, 3^, 4^ e 1^. Sono colpiti a morte in questa fase dello scontro il tenente Cipriano e i sottotenenti Cossa e Graziani; accanto ai suoi ufficiali combatte con valore il soldato Antonio Bosa. La 4^ e 1^ compagnia, vinta la resistenza avversaria incontrata davanti Nova Vas, irrompono nell'abitato scaglionate in due ondate facendo prigionieri altri consistenti nuclei di soldati avversari sorpresi dall'improvvisa avanzata nei ricoveri, nelle doline e dietro le macerie del borgo. Si mette particolarmente in luce nel corso dell'azione il sottotenente dell'89° Vincenzo Ioppolo, già distintosi in circostanze analoghe. L'ufficiale dopo aver presidiato per l'intera giornata sotto un continuo tiro dell'artiglieria avversaria una trincea di prima linea e averla percorsa anche nei tratti dove maggiore era il rischio di essere colpiti, per disporre e incoraggiare le vedette e sorvegliare personalmente eventuali movimenti offensivi avversari, al momento dell'assalto si slancia alla testa del plotone. Rimasto unico ufficiale subalterno superstite della compagnia, benché ferito, rifiuta di lasciare il comando del plotone e con esso prende parte all'azione successiva. Due ufficiali medici dell'89° reggimento, il tenente Elia Longoni e il sottotenente Amedeo Pasquale, sebbene entrambi febbricitanti e quantunque il loro battaglione di appartenenza fosse in posizione arretrata, non esitano a spostare i posti di medicazione a ridosso della prima linea con l'intento di rendersi utili anche ai feriti di altri reparti. Calmi e sereni stanno prestando l'opera di soccorso direttamente sul terreno di scontro quando sono investiti dalle schegge di un obice da 305 esploso nei pressi. Le salme dei due ufficiali medici sono inumate in una stessa tomba assieme a quelle dei caporal maggiori Giovanni Battista Puppo, Afredo Miramondi e del soldato Bernardo Ratti caduti in quella medesima giornata. Cade sul campo anche un altro ufficiale medico del reggimento, il piemontese sottotenente Giuseppe Manlio Iberti.
Dopo aver assicurato il possesso dei caseggiati distrutti e averli oltrepassati, le compagnie del 1/90° si collegano con un primo reparto della brigata Pescara nel frattempo sopraggiunto. Una volta rischieratesi in linea, le compagnie riprendono l'avanzata raggiungendo alle sedici e quaranta con relativa facilità il secondo obiettivo: la strada che dalla chiesetta di Nova Vas scende verso sud.
Qui si dispongono a difesa occupando una linea che appare quasi predisposta a tal fine essendo stata ricavata con ostacoli naturali, rovine di muriccioli, avanzi di sentieri in gran parte sconvolti. Sono quindi approntati capisaldi per difendere la nuova posizione dai probabili contrattacchi avversari.. Alle sedici e quarantacinque l'avanzata della Salerno può dirsi conclusa. Il comando della brigata dispone quindi per il tiro di interdizione da parte del 6° reggimento artiglieria di campagna. Si provvede allo sgombero dei feriti che avviene sotto continui tiri di interdizione dell'artiglieria austriaca. Antonio Zaini3 dell'89° che per diciassette mesi aveva prestato la sua opera di portaferiti, resta ucciso dallo scoppio di una granata proprio mentre prodiga le prime cure a un commilitone ferito. Pattuglie esploranti, contrastate da raffiche di mitragliatrici e di shrapnel , percorrono in lungo e in largo la terra di nessuno per riconoscere gli obiettivi da battere, garantire i collegamenti laterali, man-tenere il contatto con il nemico e coglierne gli eventuali movimenti. L'aspirante ufficiale d'artiglieria Luigi Fraenza' del 6° artiglieria, come già in altre occasioni partecipa come volontario all'attività di pattugliamento, durante la quale fornisce esatte e importanti informazioni sulla ubicazione delle trincee e delle difese accessorie della linea avversaria per rendere efficace il tiro delle batterie e mentre esegue una ulteriore ricognizione cade sul campo colpito da fuoco avversario. Ha maggior fortuna il caporale del 90° Vincenzo Amato il quale, incaricato di portarsi in prossimità della linea nemica per esaminare una particolare difesa accessoria, porta a termine la missione e, pur essendo rimasto ferito da pallottola austriaca, fattosi medicare alla meglio, resta al suo posto e partecipa all'azione nei giorni successivi. I/142° è impiegato a rinforzare la destra della linea che appare meno forte; il IV/89° passato alle dipendenze del comando brigata quale riserva a disposizione, è schierato sulla vecchia prima linea. Alle venti e quarantacinque la dislocazione dei reparti vede due battaglioni del 90°, un battaglione dell'89° e tre compagnie del 1/142° occupare il primo e secondo obiettivo, sopravanzando questo di circa centocinquanta metri verso est, una compagnia dell'89° a sud di Nova Vas, fronte nord; tre compagnie dell'89° sulle posizioni di partenza col 17° reparto mitragliatrici ridotto a tre anni, una compagnia del 142° provvede assieme ai servizi reggimentali, al trasporto di munizioni e viveri dal vallone alla linea. Nelle ultime ore viene catturata una piccola colonna austriaca di salmerie probabilmente perdutasi nel campo di battaglia a causa dell'incipiente oscurità.
Intorno alla mezzanotte gli austriaci lanciano un violento contrattacco in forze che però trova nelle difese approntate e negli uomini dietro di esse un ostacolo insormontabile. Gettatisi all'assalto vengono illuminati dai razzi luminosi e quindi falciati dalle armi automatiche italiane. Sono oltre trecento i cadaveri che al mattino seguente vengono contati sul terreno. Nel corso della notte ha luogo un prolungato bombardamento di medi calibri che provoca l'incendio e il conseguente scoppio di un deposito avanzato di munizioni posto nelle immediate vicinanze della linea. Nella drammatica circostanza il sergente dell'89° Maurizio Alava, che già nel passato aveva dato prova di possedere doti di coraggio e di sangue freddo. accorre subito sul posto e per impedire che l'incendio si propaghi anche a una limitrofa riserva di bombe. riesce a porle in salvo. Contuso e bruciacchiato in più pani del corpo si fa medicare alla meglio per tornare immediatamente al suo posto. Subito dopo uscito volontario di pattuglia. torna nelle linee portando con sé una grande quantità di materiale bellico abbandonato dal nemico......
stato atmosferico : Cielo Sereno.
Il nome del Cap.Maggiore Vidali l'ho trovato per caso in un documento video di un vecchio pellegrinaggio risalente ai primi anni 50 al Sacrario di Redipuglia. Nelle immagini di quella giornata mostravano a un certo punto un loculo con dei fiori attaccati, il Cognome non si leggeva inizialmente in modo chiaro, ma poi ho potuto verificare con delle ricerche che si trattata proprio del Vidali.
Ho voluto ricordare questo soldato, cosi' come molti altri dove all'epoca avevano ancora qualche persona che si recava a portarli un fiore. Oggi queste persone non ci sono più, non so chi sia stato allora a deporre quei fiori nel suo loculo, se la vedova, una figlio, un nipote, un fratello.
A distanza di anni e da quella immagine, ho voluto dedicare questo post in suo ricordo.
La giornata del 10 Ottobre 1916 è il prima giorno dell'VIII^ battaglia dell'Isonzo, la seconda spallata d'autunno verso l'altopiano Carsico di Comeno, oltre il Vallone di Gorizia e il Carso di Doberdò conquistato dopo la VI^ battaglia nell'agosto dello stesso anno.
La Brigata Salerno appartiene con la Brigata Catanzaro alla 34^ Divisione.
Seguiamo le vicende della Brigata Salerno nel corso di questo giorno:
Tratte dal libro di Antonio Seccia - Il Carso di Comeno i combattimenti a Nova Vas e sulle quote 208:
La brigata Salerno dispone il 90° reggimento in prima schiera e 1'89° in seconda entrambi disposti con due battaglioni in prima linea. I rispettivi comandanti devono assicurare, secondo le disposizioni del generale Luigi Basso, uno stretto collegamento in profondità per una pronta, continua, sicura ed efficace alimentazione delle ondate di attacco. Gli obiettivi da raggiungere in successione sono costituiti dalla Strada Nova Vas-cortina della quota, strada Nova Vas-ciglio settentrionale del camposanto, nodo stradale a nord ovest di Nad -Bregom-margine meridionale del borgo di Hudi Log intervalli escono in ricognizione pattuglie miste di fanti e artiglieri per accertare l'esistenza di varchi su vari tratti della linea da attaccare, anche se, comunque, grovigli di filo spinato causati dalle esplosioni possono recare ostacolo all'avanzata delle fanterie. Mentre battaglioni del 90° sono intenti a prendere posizione, vengono investiti dal tiro di contropreparazione avversario. Ne fa le spese in un primo tempo il I/90° comandato dal capitano Adolfo Ramella che con calma esemplare riesce a mantenere saldo e ordinato il reparto. Intorno alle tredici alcuni colpi di obice da 305 mm colpiscono in pieno il II/90° producendo la perdita di oltre centocinquanta uomini. Nel battaglione si manifestano momenti di panico e un inizio di sbandamento. Il pronto intervento degli ufficiali superstiti e la presenza rinfrancante del generale asso riportano una qualche serenità nell'angoscioso frangente. Il comandante della brigata e del reggimento inoltre per rassicurare gli uomini e condividerne il rischio, spostano il loro posto comando. L'uno in una dolina contigua alla prima linea, l'altro allo sbocco del camminamento che conduce alla prima linea. Dal canto suo il sottotenente Antonio Valerio, unico ufficiale sopravvissuto della sua compagnia, pur rimasto ferito dallo scoppio, riavutosi dallo shock, ritrovata serenità ed equilibrio, con grande forza d'animo riordina i resti del reparto e poi giunto il momento è in grado di guidarlo all'assalto. Cinque minuti prima dell'ora fissata per l'attacco, le squadre di lanciatori di bombe che debbono costituire l'avanguardia della forza attaccante, saltano fuori della trincea e iniziano la loro opera accolte da vivace fuoco specie di armi automatiche. Segue alle quattordici e cinquanta la prima ondata costituita dalle quattro compagnie del I/90° del capitano Ramella che esce per primo dalla trincea e con l'esempio le trascina in una travolgente avanzata. Subito colpito, cade sul campo il sottotenente Pio Sciandra. Lo sfondamento ha successo soprattutto in corrispondenza dell'ala destra dove opera la 2^ compagnia del capitano Demetrio Dabove coadiuvata da unità della Catanzaro......
Occupata la sommità di q.208 nord, la lotta prosegue in stretto collegamento sulla sinistra con le altre compagnie del battaglione, ostacolata dal tiro di interdizione dell' artiglieria austriaca. Alle quindici e quarantacinque è completata l'occupazione dell'intero crinale della quota. Numerosissimi sono i prigionieri che sotto scorta affluiscono nelle retrovie. «Uno di essi che parla italiano», racconta Gallardi, «avverte che nella buca vi sono, oltre a parecchi morti, anche diversi feriti: una squadra di nostri esce, i feriti son presi in collo, portati a braccia e dopo una prima medicazione son portati in barella al posto medico. i prigionieri ridono, sono contenti, chiedono del pane che diamo subito, dell'acqua...che non abbiamo neppure per noi, mentre la sete ci tormenta». Concorrono all'attacco la 9^ e la 11^ compagnia del I/89° lanciate sia per rendere più stretti i collegamenti nelle ali che per alimentare le ondate di prima linea. Il I/90° nel frattempo rinforzato dalla 10^ e dalla 12^ compagnia del I/89° per colmare le per dite subite, si schiera a partire da destra con le compagnie 2^, 3^, 4^ e 1^. Sono colpiti a morte in questa fase dello scontro il tenente Cipriano e i sottotenenti Cossa e Graziani; accanto ai suoi ufficiali combatte con valore il soldato Antonio Bosa. La 4^ e 1^ compagnia, vinta la resistenza avversaria incontrata davanti Nova Vas, irrompono nell'abitato scaglionate in due ondate facendo prigionieri altri consistenti nuclei di soldati avversari sorpresi dall'improvvisa avanzata nei ricoveri, nelle doline e dietro le macerie del borgo. Si mette particolarmente in luce nel corso dell'azione il sottotenente dell'89° Vincenzo Ioppolo, già distintosi in circostanze analoghe. L'ufficiale dopo aver presidiato per l'intera giornata sotto un continuo tiro dell'artiglieria avversaria una trincea di prima linea e averla percorsa anche nei tratti dove maggiore era il rischio di essere colpiti, per disporre e incoraggiare le vedette e sorvegliare personalmente eventuali movimenti offensivi avversari, al momento dell'assalto si slancia alla testa del plotone. Rimasto unico ufficiale subalterno superstite della compagnia, benché ferito, rifiuta di lasciare il comando del plotone e con esso prende parte all'azione successiva. Due ufficiali medici dell'89° reggimento, il tenente Elia Longoni e il sottotenente Amedeo Pasquale, sebbene entrambi febbricitanti e quantunque il loro battaglione di appartenenza fosse in posizione arretrata, non esitano a spostare i posti di medicazione a ridosso della prima linea con l'intento di rendersi utili anche ai feriti di altri reparti. Calmi e sereni stanno prestando l'opera di soccorso direttamente sul terreno di scontro quando sono investiti dalle schegge di un obice da 305 esploso nei pressi. Le salme dei due ufficiali medici sono inumate in una stessa tomba assieme a quelle dei caporal maggiori Giovanni Battista Puppo, Afredo Miramondi e del soldato Bernardo Ratti caduti in quella medesima giornata. Cade sul campo anche un altro ufficiale medico del reggimento, il piemontese sottotenente Giuseppe Manlio Iberti.
Dopo aver assicurato il possesso dei caseggiati distrutti e averli oltrepassati, le compagnie del 1/90° si collegano con un primo reparto della brigata Pescara nel frattempo sopraggiunto. Una volta rischieratesi in linea, le compagnie riprendono l'avanzata raggiungendo alle sedici e quaranta con relativa facilità il secondo obiettivo: la strada che dalla chiesetta di Nova Vas scende verso sud.
Qui si dispongono a difesa occupando una linea che appare quasi predisposta a tal fine essendo stata ricavata con ostacoli naturali, rovine di muriccioli, avanzi di sentieri in gran parte sconvolti. Sono quindi approntati capisaldi per difendere la nuova posizione dai probabili contrattacchi avversari.. Alle sedici e quarantacinque l'avanzata della Salerno può dirsi conclusa. Il comando della brigata dispone quindi per il tiro di interdizione da parte del 6° reggimento artiglieria di campagna. Si provvede allo sgombero dei feriti che avviene sotto continui tiri di interdizione dell'artiglieria austriaca. Antonio Zaini3 dell'89° che per diciassette mesi aveva prestato la sua opera di portaferiti, resta ucciso dallo scoppio di una granata proprio mentre prodiga le prime cure a un commilitone ferito. Pattuglie esploranti, contrastate da raffiche di mitragliatrici e di shrapnel , percorrono in lungo e in largo la terra di nessuno per riconoscere gli obiettivi da battere, garantire i collegamenti laterali, man-tenere il contatto con il nemico e coglierne gli eventuali movimenti. L'aspirante ufficiale d'artiglieria Luigi Fraenza' del 6° artiglieria, come già in altre occasioni partecipa come volontario all'attività di pattugliamento, durante la quale fornisce esatte e importanti informazioni sulla ubicazione delle trincee e delle difese accessorie della linea avversaria per rendere efficace il tiro delle batterie e mentre esegue una ulteriore ricognizione cade sul campo colpito da fuoco avversario. Ha maggior fortuna il caporale del 90° Vincenzo Amato il quale, incaricato di portarsi in prossimità della linea nemica per esaminare una particolare difesa accessoria, porta a termine la missione e, pur essendo rimasto ferito da pallottola austriaca, fattosi medicare alla meglio, resta al suo posto e partecipa all'azione nei giorni successivi. I/142° è impiegato a rinforzare la destra della linea che appare meno forte; il IV/89° passato alle dipendenze del comando brigata quale riserva a disposizione, è schierato sulla vecchia prima linea. Alle venti e quarantacinque la dislocazione dei reparti vede due battaglioni del 90°, un battaglione dell'89° e tre compagnie del 1/142° occupare il primo e secondo obiettivo, sopravanzando questo di circa centocinquanta metri verso est, una compagnia dell'89° a sud di Nova Vas, fronte nord; tre compagnie dell'89° sulle posizioni di partenza col 17° reparto mitragliatrici ridotto a tre anni, una compagnia del 142° provvede assieme ai servizi reggimentali, al trasporto di munizioni e viveri dal vallone alla linea. Nelle ultime ore viene catturata una piccola colonna austriaca di salmerie probabilmente perdutasi nel campo di battaglia a causa dell'incipiente oscurità.
Intorno alla mezzanotte gli austriaci lanciano un violento contrattacco in forze che però trova nelle difese approntate e negli uomini dietro di esse un ostacolo insormontabile. Gettatisi all'assalto vengono illuminati dai razzi luminosi e quindi falciati dalle armi automatiche italiane. Sono oltre trecento i cadaveri che al mattino seguente vengono contati sul terreno. Nel corso della notte ha luogo un prolungato bombardamento di medi calibri che provoca l'incendio e il conseguente scoppio di un deposito avanzato di munizioni posto nelle immediate vicinanze della linea. Nella drammatica circostanza il sergente dell'89° Maurizio Alava, che già nel passato aveva dato prova di possedere doti di coraggio e di sangue freddo. accorre subito sul posto e per impedire che l'incendio si propaghi anche a una limitrofa riserva di bombe. riesce a porle in salvo. Contuso e bruciacchiato in più pani del corpo si fa medicare alla meglio per tornare immediatamente al suo posto. Subito dopo uscito volontario di pattuglia. torna nelle linee portando con sé una grande quantità di materiale bellico abbandonato dal nemico......
stato atmosferico : Cielo Sereno.
Il nome del Cap.Maggiore Vidali l'ho trovato per caso in un documento video di un vecchio pellegrinaggio risalente ai primi anni 50 al Sacrario di Redipuglia. Nelle immagini di quella giornata mostravano a un certo punto un loculo con dei fiori attaccati, il Cognome non si leggeva inizialmente in modo chiaro, ma poi ho potuto verificare con delle ricerche che si trattata proprio del Vidali.
Ho voluto ricordare questo soldato, cosi' come molti altri dove all'epoca avevano ancora qualche persona che si recava a portarli un fiore. Oggi queste persone non ci sono più, non so chi sia stato allora a deporre quei fiori nel suo loculo, se la vedova, una figlio, un nipote, un fratello.
A distanza di anni e da quella immagine, ho voluto dedicare questo post in suo ricordo.
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