In questo blog voglio raccontare e trasmettere le storie di questi uomini diventati soldati e che oggi a cent’anni di distanza non vengano dimenticati.
Sono storie nella storia di quella che fu la Grande Guerra.
Questi caduti sono morti sul carso, in quei due anni e mezzo di sanguinose battaglie, molti di questi oggi riposano al sacrario di Redipuglia con un nome, ma per la maggior parte questo non è stato possibile. Voglio così onorare la loro memoria con questo mio tributo.

"Vorranno dimenticarvi, vorranno che io dimentichi, ma non posso e non lo farò. Questa è la mia promessa a voi a tutti voi."

Vera Brittain



«Qui ci verranno dopo la guerra a fare la gita di ferragosto. E diranno: se c’ero io! Ci saranno i cartelli-rèclame e gli alberghi di lusso! Passeggiate di curiosità come ai musei di storia naturale; e raccatteranno le nostre ossa come portafortuna.»

Carlo Salsa

domenica 9 settembre 2018

S.Tenente CAMPO Francesco




156° Reggimento Fanteria Brigata Alessandria
Nato a Marsala il 3 Dicembre 1888
Morto sul Monte San Michele il 7 Ottobre 1915
Sepolto a -------- 

 

 

Decorato di Medaglia di Argento al Valor Militare  


Avendo scorto una grossa pattuglia nemica che cercava approssimarsi alle nostre trincee, l'attaccava con una squadra riuscendo a fare 40 prigionieri. Fatto a segno a vivo fuoco proveniente da un trincerone  nemico, mentre con fermezza e calma ammirevoli, provvedeva a spingere indietro i prigionieri e a fare inseguire col fuoco i nemici sfuggiti alla cattura cadeva colpito a morte.
Fronte Boschini, 7 Ottobre 1915

Note Storiche:

Il SottoTenente CAMPO apparteneva alla 3^ Compagnia del 156° Fanteria Brigata Alessandria che agli inizi di Ottobre 1915 esattamente dal giorno 4 viene trasferita da Romans d'Isonzo per sostituire la Brigata Piacenza che si trovava in linea sul Monte San Michele alle dipendenze della 30^ Divisione XIV° C.A. . Nella sera del giorno 6 un battaglione del 155° e uno del 156° si trasferiscono sulla sinistra dell'Isonzo e il Comandante di Brigata Magg. Generale ZANCHI Luigi assume il Comando di tutte le truppe del settore della 30^ Divisione sislocate sulla sinistra dell'Isonzo nel tratto di fronte fra la riva sinistra del fiume e la strada Sdraussina-San Martino e cioè: Brigata Alessandria - 3° batt.ne del 85° - 3° batt.ne del 86° - 56° batt.ne Bersaglieri.
IL giorno 7 Ottobre  Il Comandante di Brigata (ZANCHI) si reca sul fronte Peteano- Cima 2 ed avendo constatato che l'occupazione è troppo in basso dispone che la 3^ Compagnia del 156° si porti prontamente in alto sulla destra stessa. Intanto il nemico con due mitragliatrici approfittando del terreno boschivo tenta di aggirare l'ala destra della posizione ed apre all'improvviso fuoco di fucileria, mitragliatrici e artiglieria contro la nostra linea, però la 3^ Compagnia giungeva in tempo sul costone antistante ed apre il fuoco da quella posizione contro gli assalitori i quali nell altro fianco sono stati affrontati audacemente da una nostra pattuglia in ricognizione composta dal Comandante della Batteria Amalfi e da tre Carabinieri seguiti alla distanza da una squadra del 156° Fanteria ( comandata dal S.Ten Campo *) .
I nemici vistisi presi fra due fuochi in parte fuggono ed in parte in numero 76 si arrendono lasciandosi far prigionieri dalla pattuglia comandata dall'Ufficiale della Marina.
Durante la giornata le truppe hanno continuato i lavori di riattamento delle trincee che erano state molto danneggiate dalle piogge dei giorni precedenti.
Complessivamente nella giornata vengono catturati 76 prigionieri Austriaci*(vedi nota sotto).
Questa descrizione dei fatti è tratta dal Diario storico della Brigata Alessandria.



 (*) I soldati Austriaci prigionieri appartenevano alla 39. Honvéd Infanteriebrigade – Nagyvárad




Il tutto viene confermato da un'altra fonte che narra le vicende dei Marinai della Batteria Amalfi impiegata  sul Carso zona Monte San Michele esattamente nella zona di Peteano dopo l'affondamento dell'Incrociatore avvenuto il 7 Luglio 1915 che causò la morte di 72 uomini mentre 682 riuscirono a salvarsi.
*La batteria Amalfi fu creata con il personale rimasto della regia nave Amalfi silurata, fu creato un gruppo di due batterie da 4 pezzi ciascuno armata con materiale da 76 R.M. DA SBARCO .
Complessivamente il gruppo venne costituito da 11 ufficiali (uno dell’ esercito con compiti di esploratore)12 sottufficiali e 380 marinai, con in più 20 esploratori e conducenti dei carri.
Il 21 luglio partivano per il fronte della terza armata. In divisa grigioverde* La stessa  diverrà poi nei mesi successivi 254^ Batteria dell Regia Marina;  impiegata sempre nello stesso settore fino  al termine della VI^ battaglia dell'Isonzo


* info fornite da Francesco Pierantoni

La batteria viene più volte citata nel libro di Carlo Salsa "Trincee" qua sotto troviamo un passaggio del libro:


Un soldato mi indica una specie di merlatura di sacchetti a terra dalla quale sbucano quattro tubi di acciaio che contemplano il cielo come occhi di pachidermi attoniti.
Dice:
<< La Batteria dell'Amalfi. Ci sono i marinai: bravi ragazzi! Ci assistono sempre. Al minimo accenno, "tan-tatan-tan" ci sono loro. Pare che vedano tutto come noi da quaggiù. Gli è che sono quattro ce ne vorrebbero cento . Ma quei marinai bravi ragazzi....>>.


Vediamo ora come viene narrato il fatto nel memoriale dedicato a questi Marinai del Carso da dove è tratto : 

Il Tenente di Vascello P... si fece accompagnare dall'Aspirante Campo, da qualche marinaio e da tre Carabinieri. Voleva avvicinarsi all'ingresso laterale d'una grande trincea Austriaca, costruita in cemento e blindata con sacchi a terra. Vista dal basso aveva una vaga rassomiglianza col parapetto di un bastione medioevale. Non mancavano né di feritoie né gli scudi metallici per completarne l'illusione.. La compagnia di tiratori chiusa la dentro molestava tremendamente i nostri posti avanzati, la batteria di marina e perfino le vie di comunicazione alle nostre spalle.
L'operazione non poteva essere tentata che di pieno giorno; poiché bisognava insinuarsi per angusti passaggi a zig-zag attraverso il labirinto del reticolati nemici.
Era dunque necessario vederci bene . Il Tenente di Vascello P...aveva osservato più volte donde alla sera passavano le sentinelle ungheresi per montar la guardia oltre i loro reticolati; e conosceva i punti di accesso.
Gli uomini dell'audace manipolo vi si cacciarono dentro carponi, di sasso in sasso, di cespuglio in cespuglio, cercando di defilarsi alla vista quanto fosse più possibile. Avevano scelto quell'ora perché le vedette trovandosi col sole in faccia, meno facilmente potessero scorgerli. Ma come tuttavia, presumere di avvicinarsi non veduti alla trincea che coronava l'altura? Era una probabilità rara. Bisognava contare sull'imprevedibile: sulla momentanea disattenzione delle piccole guardie. Ci contarono.
La fortuna li ricompensò d'essersi ciecamente affidati a lei. Riuscirono a passar tutti attraverso i labirinti di fil di ferro spinato, senza destare alcun allarme. Poi con cautela e pazienza infinite, le armi in pugno, trattenendo il respiro, girarono sul fianco estremo della trincea, si calarono nel camminamento d'accesso , si approssimarono al varco d'entrata. Gli ungheresi conversavano a voce bassa, ognuno al calcio del proprio fucile, introdotto nella feritoia del parapetto. Erano molti, troppi ... Mezza compagnia.
Il Tenente di Vascello P...intuì che , nel varco d'ingresso si poteva prender tutta la trincea d'infilata, La situazione si prestava singolarmente ad un colpo d'audacia. Giocò la sua carta. Un cenno ai pochi che lo seguivano; un occhiata alla pistola stretta in pugno; un comando risoluto:
- Savoia!
Gli ungheresi  si volsero attoniti. Videro lo sbocco della loro trincea bloccato da canne italiane spianate su loro minacciosamente.
- Nessuno si muova deponete le armi! Arrendetevi!
IL sottufficiale che comandava quella mezza compagnia dovette esser così sicuro che gl' italiani li avessero accerchiati in forze, che non tentò nessuna resistenza; anzi consigliò ai suoi di obbedire ed arrendersi.
Il Tenente di Vascello P... li fece uscire tutti, ad uno ad uno, disarmati, Erano più di sessanta. Ordinò alla colonna dei prigionieri d'oltrepassare subito i reticolati e li avviò verso le nostre trincee. Per timore che qualcuno in cosa tornasse indietro l'aspirante (Campo) e un carabiniere, col moschetto spianato a chiudere la colonna. Il ritorno fu tragico. Le vedette delle trincee vicine dettero l'allarme. La fucileria cominciava a tempestare la lunga fila ondeggiante che s'allontanava . Poi anche l'artiglieria austriaca aprì il fuoco. La situazione divenne critica.
I prigionieri, accortisi dell'inganno in cui erano caduti, ebbero un attimo di sbandamento e d'esitazione; ma intanto le batterie austriache iniziavano un tiro celerissimo alle loro spalle. Ciò rendeva estremamente pericoloso il breve tragitto fino alle linee italiane, ma nel tempo stesso impediva a chiunque di retrocedere... Finalmente con grandi stenti Tenente di Vascello P..., i marinai, i carabinieri e gli ungheresi riuscirono con pochi feriti a raggiungere le linee italiane.
Soltanto l'ultimo prigioniero e l'aspirante Campo non potettero arrivarci: erano caduti a trenta metri dai nostri reticolati, colpiti a morte

Nota:

Il Tenente di Vascello P... citato, si trattava del Tenente di Vascello PAOLETTI Luigi decorato per questa azione di Medaglia d'Argento:

Con calma serena, sprezzante del pericolo, ha sapientemente diretto durante 40 giorni il tiro della sua batteria contro il nemico. Un giorno, a piena luce, si slanciava sul fianco di una trincea nemica, minacciando con una rivoltella un pugno di soldati austriaci che , colla cooperazione di tre carabinieri, riusciva a fare prigionieri in numero di sessanta.

Peteano, 7 Novembre 1915 (data esatta il 7 Ottobre 1915)


I tre Carabinieri che parteciparono all'azione dove trovò la morte il S.Tenente Campo furono i seguenti:

Carabiniere RICOTTI Guido, decorato con Medaglia d'Argento.

Al seguito del comandante del reggimento, che ispezionava la linea del fuoco, contribuiva a catturare 40 soldati nemici e a respingere un attacco. Visto, poi che uno dei nostri era caduto sul posto di combattimento, spontaneamente e da solo, sotto vivo fuoco, si slanciava a raccogliere il cadavere e lo trasportava indietro.
Boschini, 7 Ottobre 1915

Il caduto che si fa riferimento nella citazione si tratta del S.Ten. CAMPO.

Carabiniere FABIANI Pietro e PERNAZZA Amedeo decorati entrambi con Medaglia di Bronzo con uguale motivazione:

Si offriva spontaneamente a seguire un ufficiale in una ricognizione, coadiuvando efficacemente il suo superiore e dando bella prova di coraggio e di ardimento. Concorreva, così, al felice risultato della ricognizione, durante la quale furono fatti prigionieri ben quaranta nemici.
Peteano-San Michele, 8 Ottobre 1915 (data esatta il 7 Ottobre 1915)

Il Carabiniere Pernazza cadrà  pochi giorni dopo sul Monte San Michele il 21 Ottobre 1915.




 Alcune foto tratte dal Memoriale "Marinai sul Carso":





Cannone da 76/17 S impiegato dalla Ragia Marina :


Per la foto ringrazio Francesco Pierantoni

Mappa con indicate le linee ai primi di Ottobre 1915 della 30^ Divisione:






Mappa del XI° C.A. Dicembre 1915 con la dislocazione della Batteria Amalfi:















martedì 4 settembre 2018

Soldato CARUCCIO Angelo



1° Genio 36^ Compagnia Zappatori

Nato a Agropoli il 15 Ottobre 1884
Morto a Palichisce il 5 Agosto 1916
Sepolto al Sacrario di Redipuglia 4^ Gradone Loculo 7606 




Note Storiche:

Il XXV corpo, più a sud, aveva in linea le divisioni 4^ e 14^ coi battaglioni zappatori LV e VII. 
Colla 4^ divisione come nelle precedenti azioni lavorò in linea il LV battaglione zappatori, formato dalle compagnie 103^, 147^ e 180^. Seguiva la 14^ divisione il VII battaglione zappatori, veterano del Carso, già distintosi attorno a Monfalcone e formato sempre dalle compagnie zappatori 7^, 19^ e 36^. La 7^ compagnia zappatori trovavasi dal 17 agosto a Dolina Innominata, intenta ai suoi lavori consueti di rafforzamento e con tre dei suoi plotoni dovette schierarsi il 21 agosto per difendere un tratto di trinceramento. In quello stesso giorno il quarto plotone della compagnia a disposizione del 17° fanteria a Dolina Due Alberi partecipò all'assalto cli q. 220 assieme ai fanti. Durante la giornata il reparto contò due morti e cinque feriti gravemente. Meritevole di speciale menzione fu l'opera della 36a compagnia zappatori. Questo valoroso reparto che il 23 luglio a Dolina Cucchetti aveva veduto il proprio comandante, tenente Bayon Mario, gravemente ferito durante una pericolosa ricognizione (medaglia d'argento), al comando del tenente Marini Giuseppe fu al lavoro a Castagnevizza del Carso il 19 agosto e nei giorni successivi, per riattare i danni prodotti dal bombardamento nemico. Il giorno 20 l'avversario operò un violento contrattacco ed bravi zappatori accorsero alle feritoie per respingerlo col fuoco. Il tenente Marini restò ferito e non si allontanò dal posto di combattimento senza essersi assicurato della difesa. L'aspirante Ros Alessandro ed un soldato furono uccisi da granata nemica; feriti restarono il tenente Malfi e vari altri zappatori. Ma il nemico fu respinto. Al tenente Marini fu assegnata la medaglia d'argento al valore con  la seguente motivazione : 
MARINI GIUSEPPE, da San Vittorio Materano (Ascoli Piceno), tenente milizia territoriale reggimento genio. - Incaricato col proprio reparto, del rafforzamento di nuove posizioni, ed essendosi manifestato un forte contrattacco nemico, disponeva con calma i suoi uomini alla difesa. Con sereno sprezzo del pericolo, percorreva sotto il violento fuoco avversario la linea, incitando la truppa a mantenersi vigile e calma. Ferito gravemente, rimaneva al proprio posto di com-battimento, rifiutando ogni soccorso. Indebolito per la copiosa per-dita di sangue, non si allontanava senza prima aver dato la consegna della linea al suo successore nel comando. 
Castagnevizza, 20 agosto 1917 ». 
All'aspirante Coassin Aldo fu assegnata la medaglia di bronzo. La valorosa compagnia che aveva subito notevoli perdite fu anche encomiata dal comando dell'armata. Ed il comandante del battaglione, maggiore Cintolesi Alberto, fu anche premiato con medaglia d'argento al valore per il suo comportamento animoso in quelle giornate di battaglia.

La morte del soldato CARUCCIO non è certa che sia avvenuta a Palichisce luogo della sua prima sepoltura prima di essere traslato definitivamente al Sacrario di Redipuglia.

Mappa con indicato Palichisce