2° Reggimento Artiglieria da Montagna
Nato a Poirino (TO) il 20 Gennaio 1895
Morto Q.309 il 6 Novembre 1916
Sepolto a -----------
Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare
Offertosi volontariamente al comando di un pezzo in trincea di prima linea, col compito importantissimo di prendere di sorpresa ed alle spalle un tratto di trincea nemica, assolveva brillantemente l'incarico rendendo possibile l'avanzata dei nostri, nonostante fosse potentemente controbattuto dalle artiglierie nemiche che colpivano il riparo del pezzo e lo ferivano insieme a tutti i serventi. fattosi medicare solo dopo aver raggiunto lo scopo provvedeva nella note a far trasportare a spalle il pezzo avanti, per rafforzare la posizione conquistata nella giornata e dalla quale il dì seguente faceva fuoco efficace. Occupata poi con tutto il resto della batteria la terza posizione, mentre accudiva a lavori di rafforzamento, dando ai propri dipendenti fulgido esempio di calma e di coraggio sotto il tiro nemico, cadeva colpito in pieno da una grossa granata nemica. Già distintosi in precedenti combattimenti.
Lokvica, 1-6 Novembre 1916
Note Storiche:
Tratto dal libro di Achille Contino "Terza Armata":
La zona Segeti-Castagnevizza, appare sulla carta topografica con un disegno in forma ovale allungata, esattamente determinata dalle due ricordate strade del Pecinka e di Lokvica, entrambe tenute sotto la rigida soggezione delle artiglierie austriache. Piazzare in quei giorni di nervosismo e di furore nemico le nostre batterie, entro le doline fra la prima e la seconda linea di Quota 309, era cosa ritenuta impossibile. Anche se i pezzi, per miracolo di audacia e di fortuna, fossero arrivati sotto Quota 278, ove si spiegava la nostra linea di resistenza, il portarli più avanti, superare le pareti scoscese di Quota 309, trasportarli sull'accidentato terreno perfettamente scoperto agli sguardi del nemico e poi calarli nelle doline, sembrava opera superiore ad ogni forza umana. Eppure, dopo un paio di settimane che eravamo là a ricevere tutta l'orgogliosa dovizia dei calibri austriaci, senza avere il vicino conforto di qualche ritorsione, improvvisamente una bella notte, da una dolina di Quota 309 abbaiò una nostra batteria da campagna. Se i camerati artiglieri avessero visto la nostra gioia al primo colpo sferrato, ne sarebbero stati fieri, ed avrebbero liquidato tutte le munizioni per farci piacere. Il fante alzò la testa con l'orgoglio di chi comincia a dominare una situazione sino allora sfavorevole. — Ora siamo a posto. — Vedremo chi la fluirà prima! Pensammo subito che era doverosa una visita di ossequio e di ri-conoscenza ai nostri primi compagni artiglieri di Quota 309. Ci muovemmo in due ufficiali, quasi carponi, lungo la pietraia retrostante e, seguendo con l'orecchio l'origine dei colpi, si giunse al margine della dolina. Trovammo sull'estremo opposto del fondo, un po' in rialzo, una sezione di cannoni scudati, che, senza alcuna protezione sui pezzi, lavorava con imperturbabile tranquillità. Era comandata da due ufficiali giovanissimi, due ragazzi. Mentre uno di loro sorvegliava il tiro, l'altro ci pose al corrente delle sovrumane difficoltà superate per giungere a destino. Domandò notizie sulla... teoria dei tiri austriaci e chiese alcune informazioni sul terreno circostante per scegliere un punto favorevole per l'osservazione. E poi, quasi vergognandosi della richiesta, ci disse : - Avete da darmi qualche sigaretta? E' da due giorni che non fumo. Ci vuotammo le tasche, rammaricandoci di non avere su di noi mia provvista più abbondante. — Hai mangiato? — No! Non è arrivato ancora nè rancio nè mensa. — Ci pensiamo noi!
Ritornati in linea, fu una gara di ufficiali e soldati per costituire con tutte le nostre riserve un buon cumulo di vivande assortite, due fiaschi di caffè riempiti dalle nostre bottiglie, e con il residuo delle borracce dei soldati, e con la stessa buona volontà e con tutto il cuore, anche un mezzo bidone di marsala. Verso la mattina due fanti portarono il tutto agli artiglieri e ritornarono con i loro più vivi ringraziamenti. Durante il giorno la batteria, per farci ancor più piacere, non cessò un momento di sparare. Era finita quella dolorosa ambascia dell'isolamento e dell'impari duello fra il fante nostro, e l'artigliere avversario che ci aveva così maltrattato per tanti giorni di seguito. E' vero, un sol fiore non faceva primavera, ma quella nostra batteria alle spalle era qualche cosa che pur valeva a fortificare il nostro spirito di trincea. Con la pratica ormai fattaci su la zona, e su le abitudini e le capacità del nemico, dovemmo presto accorgerci che il terreno era tastato con metodo per scovare la nostra batteria. Benchè questa ricerca alleggerisse alquanto la pressione di fuoco sulla nostra linea, si trepidava per la sorte di quei bravi ragazzi che non se ne davano per inteso, e seguitavano a far abbaiare i loro pezzi con la massima imperturbabilità. Circa gli effetti del tiro nemico si tenga presente che quel terreno era da lui conosciuto nei minimi dettagli e, forse già inquadrato prima di perderlo, per una efficace azione d'artiglieria. Una notte, dopo vari colpi da 305 giunti fragorosamente sulla quota, la batteria tacque. Non potete mai immaginare, camerati artiglieri, quante volte il fante ha benedetta la voce tonante delle vostre armi e quante volte ha trepidato per il vostro silenzio! Quella notte, sotto l'imperversare del pesante bombardamento nemico, l'attenzione di quattrocento uomini era concentrata verso la vostra dolina e tutti gli orecchi tesi per carpire il primo suono della vostra ripresa. Lasciano passare la bufera e fanno bene. Mi pare di aver sentito un loro colpo. La dolina è stretta ed è difficile... far buca. Quei ragazzi hanno del fegato, vedrai che ora rispondono!
Una raffica di proiettili, di fianco e di fronte, si rovesciò sulla nostra trincea contemporaneamente ad uno sventagliare di mitragliatrici che preludeva ad uno dei soliti attacchi mattinieri. Arrestammo anche quest'ultimo a distanza. Gli attacchi austriaci a Quota 309, non hanno mai portato truppe di assalto sotto la linea, almeno nel periodo del nostro turno. Erano invece caratterizzati da un ampio incrocio di tiri di fucile e di mitragliatrici, sempre dopo un breve periodo di bombardamento demolitore sulla nostra trincea. Però la nostra esperienza ci diceva, riferendoci in particolar modo alla scalare provenienza dei colpi avversari, che il nemico era fuori della propria linea e si teneva pronto ai margini delle doline, per compiere uno scatto fulmineo nell'eventualità di un nostro silenzio di morte, dopo lo spietato bombardamento di quelle misere difese. La ritorsione italiana fu sempre pronta, e l'avversario non volle mai darci la soddisfazione di farsi vedere in carne ed ossa. Non appena cessato l'attacco, cominciava la ricerca di notizie da parte dei comandi, per mezzo di quei telefoni da campo tanto caratteristici per la gracidante suoneria di avviso. Per disorientare la facile intercettazione da parte del nemico, dovevamo attenerci scrupolosamente ad un prestabilito linguaggio convenzionale. Passato il pericolo dell'attacco, dirigemmo nuovamente l'attenzione verso la nostra batteria. Quel prolungato silenzio c'insospettiva.
Una raffica di proiettili, di fianco e di fronte, si rovesciò sulla nostra trincea contemporaneamente ad uno sventagliare di mitragliatrici che preludeva ad uno dei soliti attacchi mattinieri. Arrestammo anche quest'ultimo a distanza. Gli attacchi austriaci a Quota 309, non hanno mai portato truppe di assalto sotto la linea, almeno nel periodo del nostro turno. Erano invece caratterizzati da un ampio incrocio di tiri di fucile e di mitragliatrici, sempre dopo un breve periodo di bombardamento demolitore sulla nostra trincea. Però la nostra esperienza ci diceva, riferendoci in particolar modo alla scalare provenienza dei colpi avversari, che il nemico era fuori della propria linea e si teneva pronto ai margini delle doline, per compiere uno scatto fulmineo nell'eventualità di un nostro silenzio di morte, dopo lo spietato bombardamento di quelle misere difese. La ritorsione italiana fu sempre pronta, e l'avversario non volle mai darci la soddisfazione di farsi vedere in carne ed ossa. Non appena cessato l'attacco, cominciava la ricerca di notizie da parte dei comandi, per mezzo di quei telefoni da campo tanto caratteristici per la gracidante suoneria di avviso. Per disorientare la facile intercettazione da parte del nemico, dovevamo attenerci scrupolosamente ad un prestabilito linguaggio convenzionale. Passato il pericolo dell'attacco, dirigemmo nuovamente l'attenzione verso la nostra batteria. Quel prolungato silenzio c'insospettiva.
Un ufficiale si recò nella dolina, ed al ritorno raccontò che i pezzi erano stati smantellati dagli obici austriaci, i due ufficiali e vari soldati erano morti e le spoglie già portate nelle retrovie. Un pesante scudo di acciaio di uno dei cannoni, era stato proiettato dall'esplosione sul ciglio della dolina, contorto e ripiegato come fragile foglia caduta dall'albero.
Non so in quanti,leggendo queste righe del libro di Contino a raccontare le gesta di questa batteria, si siano chiesti chi fossero quei due Ufficiali. Sono rimasti ignoti nella memoria dello stesso autore del libro, il quale molto probabilmente si sarà domandato anche lui quali fossero i loro nomi, ma come avviene molte volte in tanti libri che narrano le vicende degli stessi autori citando gli avvenimenti del loro trascorso in guerra, si trvano mancanti per varie circostanze di chi fossero gli autori dei vari episosi testimoniati e scritti da tantissimi reduci della Grande Guerra.
La stessa domanda se l'ha posta anche il sottoscritto con molta insistenza, sperando che oggi a 102 anni di distanza questa lacuna venisse colmata in qualche modo. Non sempre queste ricerche riescono a realizzarsi, il più delle volte con molto rammarico , devo arrendermi all'impossibilità di ricavare notizie utili che portano poi a una soluzione finale positiva della ricerca.
Questa volta dopo diverse ricerche e grazie al preziosissimo e grande aiuto dell'amico Amos Conti dove poi, confrontando varie fonti e materiale l'esito è stato benevolo e ho potuto dare un nome ai due Ufficiali citati nel racconto di Achille Contino.
Contino il suo libro lo scrisse a quasi vent'anni di distanza della fine della guerra, seppur preciso nel raccontare i vari fatti per i quali è stato testimone, non ha sempre seguito con esattezza la cronologia e per questo non è stato semplice individuare l'episodio descritto con il giorno esatto.
Per aver dato quais per certo che fosse nel mese di Novembre, ha facilitato le ricerche anche se inizialmente non trovando nulla, pensavo che l'autore avesse confuso il periodo.
Achille Contino Ufficiale del 29° fanteria Brigata Pisa il giorno 6 di Novembre si apprestava a dare il cambio assieme ai suoi commilitoni del reggimento al 5° Fanteria Brigata Aosta, dove questa dal 2 Novembre 1916 aveva presidiato la linea che era approssimativa in quanto nuova, dato che questa era frutto delle conquiste di terreno avvenute dopo la fine della IX^ battaglia dell'Isonzo (31 Ottobre - 4 Novembre 1916) e che aveva visto il fronte spostarsi sin quella zona dell'XI° Corpo d'Armata sulla linea dal Dosso Faiti quota 432 fino a scendere a Quota 366 - Quota 309 e poi finire di fronte l'abitato di Castagenvizza.
Il Reggimento di Contino il giorno 6 Novembre entrava in linea con la seguente dislocazione riportata sul diario della Brigata Pisa (USSME):
Comando a quota 278
II° battaglione a q. 291
III° a quota 278
I° a quota 308.
Leggendo la parte descritta da Contino, sembra effettivamente che l'episodio si riferisca ad alcuni giorni dopoché il suo reparto si sia trovato già in linea, però credo che abbia confuso e sovvraposto vari episodi a cui ha assistito, mettendoli poi insieme in un unico. L'inganno poi nel cercare questi ufficiali era che lui stesso scrive che si trattava di una batteria da campagna e questo poteva benissimo essere probabile, ma cosi non fu, perchè si trattava di una batteria di artiglieria da Montagna che come vedremo e come anche la stessa motivazione della decorazione del Sottotenente Bongioanni dimostra che la stessa fu trasportata più volte fino a portarsi a ridosso della prima linea cosa più veritiera per pezzi da montagna più trasportabili essendo anche se da poco piu leggeri (calbro 65 cm) anche se la sommeggiata aveva cannoni da 70, contro i 75 cm di quelli da campagna.
La motivazione della medaglia d'argento conferita al Bongioanni era un buon indizio per escludere altri artiglieri morti in quel mese non molti per fortuna e si avvicinava di molto alla descrizione fatta da Contino. Però mancavano ancora delle conferme i , le quali le trovai grazie all'archivio e dell'Università di Torino, dove il BONGIOANNI ne era stato studente,cosi' ho potuto accertarmi che si trattava della sua batteria e che uno dei due Ufficiali era proprio lui.
La descrizione che conferma le varie ipotesi fatte viene dalla lettera che fu inviata dopo la morte dell'Ufficiale alla madre d dal Tenente Aliberti Alberto :
" Vi narrerò con ordine la disgrazia. Quel povero figliolo si era recato con un pezzo in trincea di prima linea, a meno di 200 metri dalle linee nemiche ed aveva sparato tutti i suoi colpi ottenendo magnifici risultati e contribuendo moltissimo alla avanzata delle fanterie, così ben riuscita. Scoperto dalle artiglierie nemiche fu controbattuto con artiglierie grosse ed ebbe il capo pezzo ferito, il puntatore ed altri tre serventi feriti. Egli stesso fu leggermente ferito, ma non volle sapere di abbandonare il suo posto. Medicato in batteria continuava ad adoperarsi con quel entusiasmo che è caratteristico dei begli Artiglieri da Montagna. Avanzammo di notte colle nostre batterie portandosi in prima linea in un terreno battutissimo dai grossi calibri. Il povero Antonio col Tenente Gasparini star poco discosto dai suoi uomini intenti al lavoro quando sentirono il miagolio avvicinarsi di un grosso proiettile. il Bongioanni (presentimento?) ebbe il tempo di dire all'altro : " - Questo è per noi - " e furono presi in pieno dall'esplosione. Il Gasparini fu proiettato alcuni metri distante: ebbe un timpano rotto e da altre ferite e contusioni fortunatamente leggere. Il povero Antonio, li per li, non lo trovammo più girammo tutto il giorno e tutta la note per trovarlo ma non ci riuscì: avevamo perdute le speranze. Il mattino dopo a me toccava la triste sorte di ritrovarlo. Lo feci raccogliere dai suoi soldati che lo amavano tanto, portare indietro dove fu seppellito in un piccolo cimitero nel Vallone......"
A morire quel giorno fu solo il Sottotenente Bongioanni, mentre il Tenente Gasparini e gli altri soldati colpiti rimasero feriti
Anche il Tenente Gasparini Bruto, che quasi sicuramente era l'altro ufficiale incontrato da Contino, fu decorato con medaglia di Bronzo con la seguente motivazione:
Gasparini Bruto da Urbino Tenente di Complemento reggimento artiglieria da montagna - Durante il periodo di preparazione dell'artiglieria, diede prova costante di coraggio e sprezzo del pericolo, espondendosi anche fuori trincea per meglio individuare mitragliatrici nemiche e per osservare i tiri della propria batteria. Avanzò arditamente con la fanteria, per riconoscere la nuova linea occupata una posizione adatta per un pezzo. Nel successivo approntamento di altra posizione avanzata, benchè ferito per lo scoppio di una granata nemica, diede ancora bell'esempoo di calma e coraggio nella ricerca di un suo compagno colpito in pieno e ne rincorare i suoi, mantenendoli saldi al lavoro.
Monte Pecinka, 1 - 6 Novembre 1916
Il Tenente Gasparini Bruto morirà il 31 maggio 1917 a Bologna per malattia, anche per lui il destino in quella guerra era segnato.(Gasperini sull'Albo d'oro)
Il Tenente Gasparini Bruto morirà il 31 maggio 1917 a Bologna per malattia, anche per lui il destino in quella guerra era segnato.(Gasperini sull'Albo d'oro)
Il sottotenente Bongioanni Antonio, si arruolò il 26 maggio 1915 come allievo ufficiale , partì per il fronte nel dicembre 1915 con il grado di Aspirante , fu promosso sottotenente nel marzo 1916 prese parte con il suo reparto la 20^ batteria del 2° reggimento artiglieria da montagna ai combattimenti nel Trentino durante l'offensiva Austriaca (Strafexpedition), poi sul Sabotino, Pecinka, Veliki Hribach e Faiti (quota 309). Fu proposto per la medaglia d'oro , fu invece decorato con quella d'argento il 14 marzo 1917.
Così si chiude questa mia ricerca che ha portato a riconoscere i nomi di questi due ufficiali dati entrambi come da Contino, in quell'episodio fu così solo per Bongioanni e Gasperini lo seguì nel uguale destino mesi dopo per malattia
Ringrazio infinitamente per l'aiuto dato Amos Conti
Mappa con indicata la zona di quota 291 e quota 309:
Fotografia che ritrae la zona di quota 278 e del Pecinka