Sono di legno o di pietra, ma poco cambia, le vedo da
lontano tutte uguali, tante file allineate,
schierate per l’ultima adunata, per l’ultimo appello.
Non leggo ancora i nomi scritti, ma non importa; ognuna
custodisce la vostra storia, e quello
che eravate. Ora non importa più il
colore della vostra bandiera, della vostra uniforme.
Ora tutto vi accomuna, non c’è più differenza tra voi.
Ora tutto vi accomuna, non c’è più differenza tra voi.
La sotto ci siete tutti: dall’eroe, al codardo, dal santo,
al deliquente, dal coraggioso al vile.
Ma la sotto siete tutti uguali, siete uguali in quel
silenzio, vite spezzate per sempre.
Nella guerra morire è un’abitudine normale come una
sigaretta accesa, nella guerra delle vostre morti dopo un giorno ci si
dimentica troppo presto, vi piangeranno solo chi vi ha amato e atteso invano.
Voi siete rimasti li schierati per l’ultima volta, per dire
un unico addio, siete li perché le guerre
siano un monito ai vivi, ma i vivi non capiranno mai, non
basteranno milioni di croci, non basteranno le vostre storie, non basteranno i
vostri addii, non basterà il vostro sangue: In quelle croci simbolo che vi unisce per sempre. Per
ricordare ancora di voi.
Voi che ora siete solo croci……….
Mauro A.
Terra
Sei Sempre stata
li, silenziosa, eri li’ quando accoglievi a te il sangue di tanti Uomini in
quei giorni feroci.
Eri
sempre li quando il fuoco di ferro ti faceva volare in aria con quello che
prima era fermo con te, per poi ricadere e fermarsi in silenzio, In Silenzio
hai accolto le ossa di milioni, In Silenzio, sentivi le lacrime bagnarti come
nei giorni di pioggia, anche quando c’era il Sole.
Stavi
In silenzio a sentire il dolore di chi si spegneva per sempre, dove tu poi li
facevi da coperta per l’eternita’.
Hai
accolto tante croci sopra di te, queste croci le vedevi in ogni momento, nelle
notti fredde d’inverno, quando in quei posti La furia umana si placo' per
sempre e non c'era piu' nessuno e tu come un ventre di una madre proteggevi
quelle ossa dalla solitudine ma non capivi il perche’!!
Ti sei coperta d’erba per non far vedere quanto sangue hai dovuto colorarti
in quei giorni, per far vedere che la vita e’ piu’ forte della morte e piu’ ti
chiedevi il perche’ l’Uomo puo’ arrivare a tanto! Piu' non capivi!! Poi tanti
fiori sono germogliati da te, tanti fiori per ogni uomo che hai dovuto coprire
per sempre.
Il Perchè di Noi
In un giorno come tanti, in una
domenica come tante, mentre mi ritrovo immerso nei miei passi, a percorrere un
sentiero scelto a caso il giorno prima o lo stesso giorno. Dove mi portera’? Verso
luoghi conosciuti da tempo, o da poco dopo averli letti in un libro, inuna
storia che li ha portati in vita. Luoghi che ora muti aspettano qualcuno, come
se sapessero gia’ che un giorno quel qualcuno arrivera’ a loro.
Penso camminando a il perche’
sono qui oggi? Mentre altri sono al mare, o a fare altro, cose comuni che fanno
tutti, mentre io sono qui, caldo o freddo che importa!! La voglia di esserci ti
porta oltre. Uno zaino sulle spalle, una cartina in mano, come se entrassi nel
essere qui oggi in un mondo diverso dal mio solito, quel solito fatto della
quotidianita’ di sempre: lavoro, problemi comuni, oppure i soliti discorsi: lo
sport, auto, televisione, un mondo che a volte si fa fatica a farne parte. Ma
oggi sono qui, come sentirmi a casa, nella mia mente affiorano, immagini di
allora, come se andassero a sormontarsi a quello che vedo ora con i miei occhi,
dove ora c’e’ il silenzio.Fiori che nascono in luoghi di morte, cespugli che
nascondono trincee, alberi che stanno vicini a resti di trincee, filo spinato
diventato amico come un soldato in congedo delle pietre che lo circondano.
Penso ancora perche’ sono qui, a come tutto e’ cominciato, per ognuno in modo
diverso, ma tutti poi con lo stesso pensiero, un mondo parallelo che ci
portiamo dentro, come una doppia vita, dove piu’ delle volte la vera sembra
questa, dove troviamo amici nel leggere un libro, dove per questo andiamo a
cercarli nei sacrari, dove alcuni di noi vanno a tremila metri a mettere
insieme pezzi di legno di una baracca rischiando la vita, dove altri lo
troverebbero stupido e assurdo, come assurdo prendersi le zecche nel carso per
vedere una dolina che ai molti non direbbe nulla o chi ha dormito dentro una
caverna, in montagna come allora. Ma solo noi sappiamo cosa si prova e il perche’lo facciamo, solo noi senza
parlarci capiamo dove siamo e cosa sentiamo. Solo noi possiamo capire il
significato di una gavetta ruggine, di un cucchiaio sparsi trovati cent’anni
dopo. Di questo noi, quasi sempre non possiamo parlare a tutti, Noi che davanti
a un loculo ci viene un groppo in gola, e magari quel nome non sappiamo neanche
chi fosse, ma per Noi e’ come fosse uno di Noi,conosciuto da sempre, tutti quei
caduti sentirli nel nostro cuore, sempre presenti a volte con tutta la loro
sofferenza. Penso a quelli come Noi che spendono il loro tempo per darsi da
fare, a scrivere libri, a portare scolaresche in questi luoghi, a chi ci mette
l’anima per fare un museo e tutto di tasca propria. Solo noi sappiamo il
perche’ di questo, come so benissimo che questo per noi sara’ il nostro
pensiero di vita fino a che saremo qui su questa terra, come un testimone di
oggi, per il ricordo di allora, per difendere quel mondo a volte troppo
dimenticato, se non ricordato solo per motivi d’interesse, noi che l’interesse
lo vediamo solo nel farci toccare il cuore da questa passione. La domenica
finisce questi pensieri rimangono in me contento di essere cosi’ stanco nel
fisico, ma ricco nell’anima di essere stato qui con loro, dove stiamo bene dove
forse ci sentiamo a casa……
Un Libro e un Sergente
Capita di leggere un libro, uno
dei tanti che abbiamo letto in questi anni di passione per l'argomento Grande
Guerra, questo libro narra vicende di guerra, di luoghi, di persone, uomini che
per attimi davanti a quelle parole lette dai tuoi occhi tornano a vivere, si trovano
dei Nomi, leggi i loro dialoghi le loro gesta, ti affezioni, ti legano a loro
in ogni pagina dove sono narrati. Poi a un punto del libro, questo uomo muore
come tanti uomini in quel libro, ma per lui provi qualcosa di piu' perche' ti
sembra di averlo conosciuto di piu', ci rimani male tanto come se questo fosse
nella tua relta di ora, ti tocca il cuore. Un giorno vai in un sacrario, scruti
tanti nomi, tra quelle file di lettere, ed ecco che a certo punto, compare un
Grado Sergente, il suo Cognome il suo Reggimento è lui, ti fermi quell'istante
sembra eterno quasi non ci credi di averlo trovato, non lo hai mai conosciuto
se non da delle pagine di un libro, ma lui ormai lo conosci, quel nome dopo
aver letto quel libro non e' andato via da te, pensi ai suoi momenti di vita,
alle sue parole dette , ai suoi ultimi istanti di vita, alla sua ultima parola:
"Perche'?" Poi ti stacchi, volti lo sguardo, t'incammini via, poi ti
giri ancora le lettere del suo nome sono piu' piccole e lontane, senti un grazie
nel tuo cuore, come un grazie per quella visita, ma la visita nel tuo cuore
l'hai avuta tu. Torni via, un pensiero batte forte nella tua mente tanto forte
da non andare via: "Chissa' se in tutti questi anni caro Sergente da
quando sei sepolto li qualcuno e' venuto a trovarti??" la risposta non ci
sara', tu ci sei stato, forse tanti noi ci siamo stati per qualche nome, non lo
sapremo mai ! Forse molti sono ancora la ad aspettare qualcuno che venga a
trovarli anche per un solo istante.
Ciao Sergente.
Mani di fango
Quante mani fangose, hanno
scritto i pensieri della loro anima?, In quei angoli sperduti di momenti tanto
carichi di sentimenti, di quella voglia di sentire la propria casa, la propria
famiglia. Pensieri che volevano volare via, staccarsi da quel fango che li
tratteneva li, pagine scritte in solitudine, quella solitudine del cuore dove
c’e’ tutta la voglia di non trovarsi li, quella voglia di sentirti vicino a chi
ami, quella voglia di sentirti piu’ vicino che solo lo semplice scrivere te lo
faceva sembrare tale. Quello scrivere i propri stati d’animo per sentirsi meno
soli, quella rassegnazione che c’era tutta nel vivere un esistenza, che come la
fiamma di una candela ardeva leggera che un leggero soffio di vento poteva
spegnere come la tua vita, messa li vicino a illuminare quel piccolo spazio,
per poter vedere quel foglio bianco che poi si riempira’ dei tuoi pensieri,
delle tue speranze, di tutto te stesso. Hanno parlato tanto quei fogli quando
prima di un assalto scrivevate a casa, consapevoli che rimanevano pochi giri di
lancetta di orologio, di quella vita, che tanto amavate, ma che tutto
quell’amore non sarebbe bastato a salvarvi, quello scrivere quanto vi mancavano
i propri cari, quel voler vederli per l’ultima volta, che il destino cosi’ non
volle. Lettere come testamenti di attimi, finali di voler dire tutto con parole
nobili per far lenire quel dolore della vostra mancanza di chi tra poche ore
non esistera’ piu’ a chi a casa vi aspettava, lettere che rimangono a noi con
quel dolore, con quelle speranze, con quella voglia di amare, di unire tanti
significati, che forse non capiremmo mai. Pagine bianche come cieli azzurri
dove, ogni uomo colorava di se dal suo cuore come le nuvole nel cielo, quel
foglio, rendendolo vivo, testimonianza di vita di uomini, che la guerra ha
portato via. Lettere che ora noi leggiamo, lettere che ci parlano, come se
anche a noi quelle parole non dette a voce possano sempre rimanere nel nostro
cuore in quell’eternita’, di quella speranza che non e’ mai morta con loro.Ma
che rimane viva oggi come allora, in quel sentire oggi come ieri, di un tempo
mai passato in quel foglio che solo il suo colore giallo ci porta lontano a
quasi cent’anni fa a quella guerra, a loro…..
Morire nel cuore
Era un giorno di Autunno, quando
ti vidi per l’ultima volta, la tua licenza di fretta, quell’uomo diverso che
busso’ alla porta in quella sera grigia.
Erano pochi giorni, ma li vissi
come un’eternita’, non ti chiesi niente di quella guerra lontana da me, nelle
tue lettere gia era troppo per te.
Sentivo il tuo dolore nel tuo
respiro, i tuoi occhi erano vuoti, non eri piu’ l’uomo che salutai anni fa, il
tuo sorriso era rimasto in quel giorno.
La solitudine di quei anni dentro
la mia anima nulla poteva colmarla se non la speranza di riabbracciarti a
guerra finita, pregavo ogni minuto di ogni giorno che cosi’ fosse.
Ma un giorno, di fine estate la
notizia: quella che le mie orecchie non avrebbero mai voluto sentire, poche
parole per dirmi che chi aspettavo con me, non c’era piu’.
Quel giorno fini la mia vita, non
ti cercai piu’ in nessun cimitero, non avevo la forza dentro di me di farlo, il
mio cuore fu spezzato quel giorno, come lo furono quelli di tante madri e mogli
come me, donne che ora vivono con la morte nel cuore, per chi hanno amato, per
chi non vedranno piu’ quel sorriso, rimarranno solo i ricordi di Lui, rimarra’
solo un grande dolore, nessun fiore ci verra’ portato da nessuno a noi Donne
che la vita ci ha cambiato, che la guerra ha deciso il nostro destino.
Io non ti dimentichero’, sarai sempre accanto a me, ti pensero’ pensero’
a quel sorriso ora sepolto in qualche posto lontano ,cerchero’ sempre il tuo
sguardo nella mia vita ora, non potro’ mai non pensare senza dire: che quel
giorno che ti uccisero’ uccisero anche me, ma ti portero’ sempre con me nel
cuore
In questo silenzio
In questo silenzio, riesco a
sentire la vostra attesa di quel giorno, mentre mancavano poche
ore,all’assalto.
In questo silenzio sento il
vostro cuore battere sempre piu’ forte, calmato solo per attimi fuggenti da
pensieri lontani che vi portano per un attimo via di qua.
In questo silenzio, vedo
dov’eravate quel giorno, ed ora ci sono i fiori di primavera, un fiore per
ognuno di voi.
In questo silenzio il verde di
adesso ha preso il posto del vostro sangue. Troppo ne e’ stato versato e solo
un fiore puo’ sentire nella sua fragilita’ la vostra sofferenza.
In questo silenzio, il cielo e’
azzurro non come quel giorno,coperto di nero dal fumo;
In questo silenzio non sento gli
scoppi delle granate, ma sento la vostra paura, il vostro dolore delle vostre
ferite, le ferite piu’ forti quelle nella vostra anima.
In questo silenzio, ora vi
ritrovo piu’ che mai, ad ogni mio passo sento il vostro corpo spento, pesante,
mentre salivate nei camminamenti verso la vostra morte.
In questo silenzio, vedo i vostri
volti assenti, tutti in fila in un unico volto quello della rassegnazione, di
chi non sopravvivera’.
In questo silenzio, vedo il
vostro balzo fuori dalla trincea verso l’ignoto, verso tutto quello che un uomo
puo’ aggrapparsi per salvare la propria vita, un attimo, un destino vita o
morte,.
In questo silenzio sento i vostri
lamenti di tanti di voi rimasti li, senza speranza, soli nel vostro dolore.
In questo silenzio sento questa
giornata chiudersi come un 23 maggio di tanti anni fa .
In questo silenzio forse oggi mi
sento piu’ vicino a voi…
Cielo Nero
Mi resta ancora poco tempo per
pensare, tutto e’ accaduto cosi’ in una velocita’ folle, dove mille pensieri
affolavano la mia mente.
Vedo in un solo attimo tutto
questo mio finale di vita, quel giorno, la conta, la sentenza, la condanna!!
Ero li fermo, come assente a
quella realta’ che non capivo, guardavo la mia divisa lacera, consumata, i
segni nella pelle dei tanti mesi di guerra.
Quei tanti mesi di guerra, non
bastavano per salvarmi, eppure dentro di me, volevo gridare forte , ancora piu’
forte, quella mia innocenza; Si’ perche’ non si puo’ condannare un uomo, per
una conta!! No, non si puo’!!
Guardavo i visi severi, di chi mi
giudicava, i loro occhi non guardavano i miei, non riuscivano a farlo; Io
cercavo nei loro solo un filo di pieta’, di umano che li potesse far cambiare
idea, perche’ tutto era assurdo!!
Mi chiedevo ma avranno un cuore??
Ma quell’attimo, quelle parole
secche senza replica, furono la mia scheggia di ferro nel mio cuore, tante ne
avevo schivate fino ad allora, mi ricordo di quando pensavo di come ero stato
fortunato ad essermi salvato da tante battaglie; mai e poi mai avrei pensato
che un numero in una conta mi avrebbe ucciso.
I miei pensieri ora vanno a voi
casa, che mi aspettate: sappiate che io non ho colpa, come colpe non hanno i
miei compagni che ora sono con me, ricordatemi sempre cosi’ , ricordate la mia
innocenza, la mia onesta.
Le ore passano la notte sembra
piu’ breve del solito,mi sento solo come non mai, una tristezza infinita e’
dentro la mia anima, fa ancora buio fuori,il sole non fa capolino nell’alba
gelida.
Nemmeno lui vuole assistere a
questo spettacolo e’ troppo cattivo perche’ la luce gioiosa del sole lo possa
cogliere con se.
I miei passi sono pietre, sento
il mio cuore battere sempre piu’ forte; non e’ paura, quella so cosa sia ormai;
no questa e’ ingiustizia, sento tanta malinconia nel mio cuore, vorrei scappare
via, vorrei correre a casa ad abbracciarvi ancora per una volta, come lo
vorrei!!
I miei occhi non possono vedere,
solo il cielo nero e’ per me ora, sento il profumo della terra bagnata, come
quella dei miei campi a casa, com’era bello quando mi svegliavo per andare al
raccolto, cosa ho fatto di male per finire cosi?
Sento i miei compagni di fronte,
sento il loro tremare nell’armare i fucili, la benedizione veloce, quali
pensieri, quale parole ancora? “No non e’ giusto” solo queste salgono nella mia
gola, ma non grido,non riesco sono strozzate dall’angoscia nel mio petto.
Un attimo ancora, un ordine…e
quel cielo nero sopra, a guardarmi.
Ora sole puoi sorgere, il cielo
nero ti lasciera’ il posto, illumina questa giornata, illumina i cuori di
quelli che ora non penseranno piu’ a me, perche’ per loro era un dovere farlo,
nulla piu’.
Ora la mia guerra e’ finita’ , ma
non nel mio cuore innocente, ricordatemi cosi’ anche voi…se potete!!
Un
giorno ancora
Con il bastone per mano, piu’
leggero di quel fucile quel vecchio s’incamminava per un sentiero.
Il suo passo lento, malfermo, ma
deciso nel suo intento, non fermava i suoi passi lenti.
Le strade ora erano asfaltate,
non come allora, ora c’e l’erba,ci sono i fiori, gli alberi.
Il vecchio ad ogni passo guardava
con i suoi occhi tutto questo; questa sensazione di pulito, le case del primo
paese che vedeva, erano in piedi, con le sue belle terrazze, i garage per le
automobili.
I vigneti solcano quella terra,
come son belli colorati di rosso dal sole che li scalda, nel suo tepore con la
sua bella uva da raccogliere, ora tutto vive.
Un cane abbaia gli va’ incontro,
lui l’ accarezza, il cane tace,poi lo saluta e se ne va’ ,ha ancora tanto da
vedere
Il vecchio prosegue,per il suo
sentiero, i suoi occhi profondi come la sua anima, di un grande uomo, che tace
nelle sue parole chiuse nel suo silenzio, fa parlare il suo cuore; la sua bocca
sorride, oggi puo’ camminare a testa alta, non ci sara’ nessuno che gli
sparera’, la trincea oggi e’ deserta, aspetta solo Lui , come un ospite
d’onore.
Si e’ fatta bella, ornata di quei
fiori cresciuti ai suoi bordi, la cammina, guarda l’orizzonte fermandosi come
tanti anni fa ad una feritoia; quante cose vedra’ li dentro nei suoi pensieri,
come in un grande libro di foto fisse nella sua mente e mai andate via: volti
di uomini, quelle tante volte di tutto di allora, pensieri veloci ma forti in
un unico pensiero.
Sei ancora li fermo e guardi quel
mondo di allora con gli occhi di oggi, tutto e’ cambiato, ma nella tua anima
tutto vive come allora.
Ora sei qui di nuovo, ora e’
tutto pulito, non c’e’ piu’ nessuno di loro, di chi c’era con te allora, sei da
solo con il tuo bastone, con i tuoi ricordi, vorresti raccontare di te, di
tutte quelle volte, di quello che hai visto.
L’ho fai con i tuoi occhi, guardi
come un bambino con la sua innocenza, di chi non vuole dire la verita’.
Non importa, oggi sei qua’,
ritorni per quel sentiero, si fa sera,devi andare via; ti fermi, guardi ancora
quei luoghi dov’eri, lo farai per l’ultima volta, ultimo degli ultimi,ti scende
una lacrima sul tuo viso, l’ultima lacrima di voi, l’hai versata per tutti! Ora
sai che puoi andartene via e non ti volterai mai piu’.
Il ragazzo del mare
In questa notte, un vento caldo
ti riporta con la sua dolcezza nei pensieri di casa, di quella casa dal profumo
di mare!!
Questa notte calda,bella stellata
scalda il tuo cuore come il tuo paese del sud, il tuo porto di barche, quella
vita di pesca lasciata per stare qui dove il mare non c’e’.
Questo posto, che non capisce di
te, della tua vita, dei giorni di festa, la tua allegria al ritorno alla
mattina, quando la tua barca scortata dai gabbiani rientrava.
La tua vita, gli aranci in fiore,
quel sapore del sud che qui non c’e’, la guerra ha portato via i profumi di
vita, la guerra semina alberi di morte, in questa guerra che ancora non
comprendi.
Pensi al tuo sole caldo, che c’e’
anche qui, ti ha accompagnato nel tuo viaggio fino a quassu’, facendoti
compagnia, ricordandoti della tua cara terra, che sempre piu’ il treno
l’allontanava da te.
I ricordi dei tuoi cari in quell’immagine
ferma, quei sorrisi che non ti stancavi mai di guadare, che conservi nel tuo
portafoglio, stretto al cuore, con le immagini sacre; pensi, sorridi alla luna,
come quella luna di casa, che dalla finestra nelle notti d’estate la guardavi
sognando il tuo mare.
Ragazzo del sud, che non hai mai
visto la neve, hanno fatto un guerra per fartela conoscere, ti hanno portato
fino in montagna, tu che inseguivi i pesci nelle notti di mare.
Il tuo cuore, caldo come il sole
del tuo pease, getta lontano la nostalgia di laggiu’, ma la tua forza di te, sa
che resisterai.
Tornerai casa in quella terra
laggiu’ e sara’ di nuovo il sole a farti compagnia e la luna di notte.
Tornerai nel tuo mare, e di questa guerra, di quello che hai sofferto lo
terrai per sempre nel tuo cuore, con i tuoi pensieri come pensavi a casa quando
eri quassu’
Lacrime di un ricordo
Passeggi, tenendo con la tua mano
rugosa, quella di un bambino, la sua ilarita’ ti porta a sorridere, sorridi
amaro, nel tuo cuore chiuso, quando il tuo piccolo gioca alla guerra con quel
fucile di plastica, che qualcuno gli regalo’.
Gli scoppi degli spari sono solo
versi urlati dalla sua bocca, lui piccolo, figlio di una generazione che non
conosce nulla di quella guerra vera.
Lo guardi e ti fai triste, i tuoi
ricordi affiorano dentro di te, quei ricordi che avevi sepolto nella tua anima,
di quella guerra, che non ti lascia mai.
Ricordi segreti, che rivedi come
la realta’ di questo momento, il tuo viso si fa cupo, teso.
Il tuo piccolo corre attorno a
te, facendo finta di spararti nel suo gioco di guerra, ma a te fa male.
Poi lui si ricorda , e ti chiede
di parlare di te soldato: di quella guerra vera.
Tu non vorresti, troppo forti
sono quei ricordi, che bruciano la tua anima, ma che non sanno spegnersi.
Lo guardi, sorridi stretto, vorresti
dirgli tutto, lo accarezzi con il tuo grande affetto di Nonno, lui ti guarda
fisso negli occhi come solo nella sua innocenza di bimbo lo sa fare.
Quegli occhi ti penetrano
nell’anima, una lacrima e poi un’altra ancora scendono dal tuo viso;
Lui non capisce: ti chiede
perche’ piangi?? Lui non sa, tu vorresti dirgli tutto, di cosa hai visto,
sofferto, pensi a quel passato presente sempre in te, ma non riesci o non vuoi
è troppo per te.
Quei ricordi sono nelle tue
lacrime, il bambino qualcosa capisce, smette di giocare alla guerra,non ti
chiede piu’ niente ti prende la mano e te la tiene stretta per portarti a casa
senza lasciarla mai.
L’Eroe
Vorrei parlare a voi, che ogni
tanto pronunciate il mio nome letto in qualche libro, o su una targa che mostra
una via di una citta’; A voi persone di cent’anni dopo, che vi chiedete tante
cose; che vi date da soli le risposte che a voi piacciono di piu’.
Vorrei dire a voi che mi pensate
come un pazzo, si perche’ solo un pazzo puo’ scegliere di morire a vent’anni e
poi per cosa? direte voi, per una patria, per una bandiera,
per un nemico che poi alla fine
tanto nemico non era se non nei nostri ideali di allora.
Voi che avete visto muri
crollare, confini di stato cambiare, ma che non capite ancora cosa poteva spingere
noi a credere a cose che ora vi fanno ridere.
Ridete ora spinti forse da ideali
che vi mancano, oppure che avete sostituito con altri credendoli migliori.
Voi che parlate di liberta’ ma
che siete meno liberi di noi.
Eravamo poveri in tante cose
rispetto a voi ma forse piu’ vivi nei sentimenti, piu’ veri nel rispetto,
Lo so ci hanno usato, ci hanno
fatto ammazzare a milioni per niente, ma noi in qualcosa ancora credevamo.
Voi ora a cosa credete? Si volete
la pace, la felicita’, nella vostra quotidianita’ ma non sapete trovarla,
girate a vuoto, illudendovi che oggetti o titoli ve la potranno dare, ma questa
pace io ancora non la vedo.
Io sono stato pazzo allora, forse
se fossi nato all’epoca vostra sarei come voi, e mi darei ancora di piu’ del pazzo.
Voi non mi capirete mai, cosa
poteva spingermi a correre in testa ai miei uomini contro una mitragliatrice
gridando W L’Italia, e nella folle corsa veder morire tanti vicino a me !! No
non lo capirete mai.
Vorrei dire a voi, che credete di
sapere tanto di me, ma che forse non sapete nulla, Ma io alla fine sono sono
contento cosi’, la guerra non sara’ mai bella, anche se me l’hanno fatto
credere nell’innocenza dei vent’anni; - E io ci sono cascato e ora sono la
sotto quella croce.
Voi che ora pensate a me come un
eroe o come un pazzo, si voi che ora discutete di me, o di altri come me, vi
chiedo solo ricordatevi e rispettate l’uomo che sono stato……
Soldato
Avevi una divisa addosso quando
sei morto,
non eri piu’ un
contadino,operaio, poeta ,figlio, marito o padre!
neanche il tuo nome contava piu’,
tu eri solo soldato
Ti hanno definito in tanti modi:
coraggioso, eroe, codardo, vile,
silenzioso, umile, patriota.
Ma di te uomo, nessuno ti ha mai
chiesto nulla!!
Quale pensiero passava dentro te,
quali
paure celavi nel cuore, sotto
quella divisa? Nessuno te la mai chiesto!!
Tu dovevi solo obbedire e andare
avanti.
Ti hanno dimenticato, tante
volte, per ricordare di te, solo
quando a qualcuno faceva comodo,
allora ecco qualche corona e un
bel discorso per te, ma poi
tutto si dimentica e si vive come
prima senza di te.
Chissa’ se qualcuno, a te soldato
ti ha chiesto come stavi?
E’ facile ora pensare a te sempre
soldato, sotto le tante croci,
quel guardarle freddamente con i
nostri pensieri alle nostra vita di oggi che ti tiene lontano e in quel tuo
nome letto , pensare solo che eri un soldato
Presente
Ritorna in me, nella mia mente
come un ossessione un pensiero:
“Sono passati solo alcuni anni o
forse tanti, troppi, ma sembra ieri.
Mi rivedo pensandomi ad allora,
in quella veste che ora non ho piu’,
ma quel vestito ora veste la mia
anima, non ha potuto andarsene via come avrei desiderato
Come tutte le cose anche quel
tormento, quella tragedia un giorno e’ fini’.
Ma quella tragedia vive ancora in
me, come posso dimenticarla???
Le mie parole durante il giorno
nei miei discorsi, sono vuote e portano lontano i miei ricordi,
i miei occhi assenti, spenti,
fissi in un vuoto lontano. C’e’ chi mi vede e mi chiama per nome,
ma quale nome e’ piu’ il mio?
Quante volte quel nome, l’ho sentito chiamare, nello spegnersi di una sera
quando l’attacco posava la sua fine, e chi c’era ancora quel nome lo doveva
gridare cercandolo nell’anima, e quel Presente di risposta, lo affiancavi nella
mente con chi non c’era piu’ e stringevi gli occhi per stringere le lacrime che
scendevano sporche di fango sulla faccia.
Quel nome senza risposta ora e’
il mio; vorrei rispondere Presente, ma io presente non lo sono piu’, la mia
vita e’ scivolata via, si e’ arresa, nel suo pianto di rabbia,come in un addio
che mi voleva salvo.
Ho salutato tanti e tanti,, li
rivedo ancora seduti accanto a me, poi sparire per lasciare posto ad altri, e
cosi via ad altri ancora, in quella conta che la guerra toglieva piano piano
via.
E cosi’ ora e’ il mio mondo, un
mondo che sento tanto diverso, tanto lontano da me, da quel mondo che non
tornera’ piu’, o meglio io non tornero’ piu’, perche’ il mio cuore e la mia
anima sono rimasti ancora la, come in quelle sere a rispondere ancora una volta:
Presente!!”
L'ultimo Dipinto
Catturavo pezzi di vita nei miei
dipinti, fermavo quegli attimi per sempre.
Ora sono li ad aspettarmi invano,
lontani da me. Io qui, nel mese dai colori
del sole,dove invece i penelli
disegnano solo morte.
Fermo questi attimi con la mia
mente, si dipinge il mio cuore di angoscia
Tremano le mie mani, ora e’ il
mio destino a dipingere la mia fine.
Nessun colore ha il mio ultimo
respiro, mentre gli occhi vedono ancora
l’azzurro senza fine del cielo
starmi davanti in questa tela infinita dove tra poco
io andro’. Andro’ per sempre, a
dipingere il quadro piu’ bello, quello
mai dipinto , quello sempre
voluto, quello piu’ puro in un mondo perfetto
dove il rosso non colora di
sangue. Dove non c’e’ odio in nessun colore,
dove nessuno potra’ fermarmi in
un giorno di Agosto………….
Dedicato A te
S.Ten
Giovanni Ardy
La carezza di ghiaccio
Amavate quelle cime dei vostri
monti di casa, la legna da tagliare
il profumo di resina che rimaneva
nelle narici. Alla sera con quel lume
acceso a illuminare i vostri
volti, e i vostri occhi che guardavano sorridendo i vostri
figli che si facevano sempre piu’
grandi.
E questi erano ancora i pensieri
in un giorno di un anno, dove le montagne attorno erano
ancora piu’ alte e severe di
quelle di casa, toccavate il cielo e le stelle sopra di voi nelle notti
passate insonni, le vostre valli di
casa le alte cime le facevano ancora piu’ lontane.
La vostra speranza, quella di
tutti lassu’, di lasciare stare questo posto incantato
bruciato dall’odio dell’uomo,
dove la neve non era piu’ candida, e il vostro cuore era ormai stanco.
Un giorno quella speranza si
fermo’. Il profumo di resina non lo sentirete piu’ uomini senza nome rimasti
li, a farvi
dare dal ghiaccio quell’ultima
carezza della vostra vita.
Morire a 20 anni in guerra.
RispondiEliminaZio Alfonso, Il 18/12/2016 saranno 101 anni dalla tua morte nella grande guerra del 15/18 , ti voglio ricordare con queste mie riflessioni, nate durante le mie ricerche in cui ho immaginato e materializzato alcuni momenti della tua vita.
Caro Zio Alfonso quando sei partito per la grande guerra voglio immaginarti baldanzoso pieno di vita come giusto che sia un giovane a 20 anni, voglio pensare che tu l'abbia considerata una grande avventura.
T'immagino molto orgoglioso di te stesso e di tuo fratello Raimondo di due anni più grande, anche lui come te chiamato da una patria forse in quel momento sconosciuta, partivate per quella guerra cosi lontana, in una terra così diversa dalla vostra.
Voglio pensare che la vostra mamma e il vostro papà vi abbiano visti partire insieme,voglio fortemente pensare che questo abbia alleviato il loro grande dolore,in quanto avranno pensato che ognuno dei loro figli si sarebbe preso cura dell'altro.
Purtroppo nessuno di voi due è tornato a casa, tu hai lasciato la tua giovane vita il 18 Dicembre 1915 sul Monte San Michele,mi chiedo, tuo fratello avrà saputo della tua morte? eravate così vicini.. chissà. Purtroppo caro zio anche zio Raimondo non è riuscito a tornare a casa, ci ha lasciati il 29 Giugno 1918 in una delle ultime battaglie sul monte Valbella. Cari zii vi prometto che verrò presto su quei luoghi di sangue e sofferenza, voglio mantenere viva la fiammella del vostro passaggio in questo mondo, voglio che sappiate anche se flebile e breve la vostra vita non è stata senza senso. Filippo
scoperto per caso nel mio girovagare nelle pagine della Grande Guerra, alla ricerca di informazioni sui caduti del mio paese....ho letto con commozione i tuoi pensieri (scusami se mi sono permesso di darti del "tu"....). se ti farà piacere, se mi sarà consentito, vorrei trarne uno (Soldati), da porre come prologo nella libretta che stò predisponendo e che sarà data in regalo ai miei amici Alpini della Sezione del mio paese, in ricordo dei nostri caduti. Un caloroso e commosso ringraziamento per il tuo impegno nel ricordare i caduti delle guerre.....
RispondiEliminaBuongiorno, ti ringrazio per quello che hai scritto sul mio blog, mi ha fatto un immenso piacere. Riguardo all'inserimento del mio pensiero (Soldato) puoi tranquillamente pubblicarlo sul tuo libro ti ringrazio moltisismo per questo , ti chiedo solo se puoi scrivermi una mail qui cadutiggsulcarso@libero.it
RispondiEliminaTi ringrazio tanto
Un Cordiale Saluto
Mauro