In questo blog voglio raccontare e trasmettere le storie di questi uomini diventati soldati e che oggi a cent’anni di distanza non vengano dimenticati.
Sono storie nella storia di quella che fu la Grande Guerra.
Questi caduti sono morti sul carso, in quei due anni e mezzo di sanguinose battaglie, molti di questi oggi riposano al sacrario di Redipuglia con un nome, ma per la maggior parte questo non è stato possibile. Voglio così onorare la loro memoria con questo mio tributo.

"Vorranno dimenticarvi, vorranno che io dimentichi, ma non posso e non lo farò. Questa è la mia promessa a voi a tutti voi."

Vera Brittain



«Qui ci verranno dopo la guerra a fare la gita di ferragosto. E diranno: se c’ero io! Ci saranno i cartelli-rèclame e gli alberghi di lusso! Passeggiate di curiosità come ai musei di storia naturale; e raccatteranno le nostre ossa come portafortuna.»

Carlo Salsa

mercoledì 1 aprile 2020

Sergente ZOCCANTE Pio Primo - Soldato ZOCCANTE Bellino Federico





73° Fanteria Brigata Lombardia


Sergente ZOCCANTE Pio Primo

Nato a Barbona (PD) il 30 Aprile 1894
Morto sul Nad Logem il 12 Agosto 1916
Sepolto a --------- 






77° Fanteria Brigata Toscana

Soldato ZOCCANTE Bellino Federico

Nato a Barbona (PD) il 10 Giugno 1898
Morto in prigionia per malattia il 6 Giugno 1918
Sepolto a Branau Ann In (Austria)



Note Storiche:

Questo post è dedicato ai due fratelli ZOCCANTE morti in circostanze diverse, entrambi combattenti sul Carso, dove vide il Sergente Pio Primo cadere il 12 Agosto 1916 nel corso dell'attacco che portò alla conquista del Nad Logem (quota 212), mentre Bellino Federico, morirà di malattia (catarro Intestinale)a nel campo di prigionia di Branau Ann In (Alta Austria) , dopo essere stato catturato il 5 Dicembre 1918 sul Monte Spill.
In queste note storiche verrà descritto quello che accadde il 12 agosto 1916 e il 5 dicembre 1917 nei fatti d'arme che riguardarono i due fratelli Zoccante:

12 Agosto 1916:
Tratto dal diario della Brigata Lombardia:
Durante la notte vengono eseguiti gli spostamenti delle truppe ordibati le sera precedente: le bombarde sono collocate nelle prosizioni prescelte, la sezione someggiata prende posizione nei pressi del cimitero di Pec.
Le truppe hanno continuato a rafforzarsi nel terreno, hanno inviato qualche pattuglia verso il nemico per tenerlo in soggezione. All'ora stabilita le artiglierie e le bombarde iniziano il tiro lento dapprima, e intenso dopo, battendo reticolati e trinceramenti   nemici con risultati evidentemente soddisfacenti.
Il Comando della Brigata si trasferisce al posto di comando (Chiesa di Pec) donde rammenta ai reggimenti dipendenti a) che alle ore 11.30 tutte insieme le truppe debbono avanzare contro le psozioni nemiche senza preoccuparsi in modo alcuno del tiro delle nostre artiglierie, che a quell'ora sarà stato già allungato; b) che l'attacco deve essere spinto a fondo con intensità ed energia, in modo da travolgere le resistenza avversaria.
Si stabilisce quindi che il 73° R.F. sfonadata la linea dei trinceramenti dovrà raggiungere la quota 246 e poscia raccordarsi col 74° R.F. sulla mulattiera che va da quota 246 a S. Grado di Merna, e che il 74° R.F avuta ragione delle difese nemiche dovrà raggiungere colla sua sinistra Pri Stanti e S. Grado di Merna, e prolungare la destra verso q. 246 in modo da collegarsi strettamente col 73° R.F. e spingere appena possibile una compagnia su q. 123.
Si dispone inoltre che un reparto bersaglieri con sezione mitragliatricisi collochi sulla sponda destra del Vippacco all'altezza delle case di Konec per battere Pri Stanti e S. Grado di Merna.
Durante il tiro di preparazione e di demolizione il nemico batte le nostre posizioni col suo fuoco di artiglieria, producendo perditem ma ciò non vale affievolire  lo slancio delle nostre truppe di destra (73° Fant) che inebriate dalle vittorie precedenti, sicure del successo fiduciosi nei loro capi e nell'opera di distruzione delle artiglierie e specialmente delle bombarde, alle ore 11.30 con fortunata manovra di sorpresa, irrompono con impeto travolgente attraverso il varco aperto nei reticolati , invadono le trincee della vetta di q. 212 (Nad Logem) costringendo alla resa senza gravi perdite nostre l'intero battaglione austriaco (I.R 41°) che la presidiava , con tutti gli ufficiali compreso il comandante.Gli ufficiali del 37° Regg. Art. da campagna  (Gruppo Pizzolato) che dall'osservatori del Brestovec hanno assistito alla fulminea avanzata dela Brigata Lombardia che per prima ha conquistato il Nad Logem (q. 212) vivamente se ne compiacciono.
Furono catturati al nemico un cannone da 152 e due mitragliatrici; sul terreno si trovarono numerosi quantitativi di armi, munizioni, proiettili di artiglieria e vario materiale.
L'entusiasmo e lo slancio delle truppe dirette con particolare perizia e valore dagli ufficiali, noj si arresta ai primi successi ma serve di esporre a proseguire oltre per raggiungere gli obbiettivi della giornata.
Mentre ciò accadeva sulla destra, un violento combattimento infuriava sulla sinistra (74° Fant) ove le truppe erano riuscite a sfondare la prima linea delle trincee nemiche ed incontravano una forte resistenza nelle case di Pri Grabei e verso la seconda linea avversaria parallela alla prima.
Il nemico riodrinatosi oppone accanita resistenza, bersagliando i nostri e battendo specialmente le pendici settentrionali  del Nad Logem e le adiacenze della sponda sinistra del Vippacco, rende l'avanzata estremamente difficile.
Dislocazione delle truppe alle ore 12 intanto sulla destra l'avanzata così felicemente iniziata prosegue lentamente ma costante e le truppe raggiungono i presidi di q. 246, ove sostano, allargando la loro occupazione per dar modo ai reparti laterali di raggiungere gli obbiettivi loro adeguati.
Verso le ore 12.30 il nemico ha tentato contro il centro della linea della Brigata (estrema destra del 74° R.F.) un contrattacco in forze ma è stato subito respinto con gravi perdite, gli sono stati catturato prigionieri, si è proceduto all'inseguimento e malgrado la stanchezza delle truppe, prive di qualsiasi riposo da sei giorni, ed i disagi, e la sete, dopo una lotta corpo a corpo il 74° Fant coadiuvato anche dal fuoco delle mitragliatrici e della'rtiglieria someggiata dalla destra del Vippacco, s'impadroniscono delle case di Pri Grabei, ha ragione delle difese avversarie ad evanzano fin sotto le posizioni di Pri Stanti, S. Grado di Merrna collegandosi col 73° Fanteria.
Data la vastità della fronte e l'assotigliamento delle file a causa delle perdite subite giunge in rinforzo il 2° battaglioen bersaglieri ciclisti che viene inviato al centro della linea tra il 73° e il 74° fanteria.
Le truppe sostano sulle posizioni essendo riuscito vano qualsiasi altro tentativo di avanzata.
mentre ciò avveniva nel settore di Brigata, il III773° che trovavasi alla dipendenza della Brigata Catanzaro e che tenendosi collegato col 73° fanteria ne aveva seguiti i movimenti conservando mercè in ripiegamento dell'ala destra il collegamento con gli altri reparti della Brigata da cui dipendeva, continuando ad avanzare e spostarsi verso la propria sinistra, ebbe ad avere il fianco destro completamente scoperto.
Il nemico tentò vari contrattacchi da tale parte, tanto che il Comandante di quel battaglione, vistosi a mal partito, di propria iniaziativa chiama in linea due compagnie del 73° (la 1^ e la 4^) che questo Comando aveva destinate in risreva di settore e verso le ore 16.30 le fece schierare sulla propria destra, prolungandola fino a trovare poco dopo la mezzanotte il contatto colla Brigata Granatieri, che non aveva ancora iniziato il passaggio dei reticolati nemici che in quel punto erano intatti.

Questi sono fatti del giono 12 Agosto 1916 che vide protagonista la Brigata Lombardia con i suoi reggimenti 73° e 74°, in questa azione perderà la vita il Sergente ZOCCANTE Pio primo. Non si conosce il luogo di sepoltura, probabile che sia finito nel Sacrario di Redipuglia tra i caduti ignoti



Per quanto concerne il soldato ZOCCANTE Bellino fratello di Pio Primo, fatto prigioniero mentre il suo reparto si trovava nel settore di Monte Spill il 5 Dicembre 1917, cito i fatti di quella giornata tratti dal libro di Alfeo Guadagnin " La Battaglia di Arresto":

5 Dicembre
Settore della 29a Divisione: Nella notte, il IX Reparto d'Assalto prendeva contatto con il Grup-po Scandolara, che aveva raccolto gran parte dei bersaglieri provenienti dal Badenecche. Posizione dei reparti italiani sulle Melette di Foia: In Val Miela si trovavano gli sparuti reparti del 129°fanteria, che si allungavano fino ai Frattoni di Val Miela, alla loro destra dal fondo della stessa valle, inerpicandosi sulle ripide e sassose pendici del M. Spil, si disponevano il I e il II/77°, con quest'ultimo che spingeva la sua compagnia di testa (la 5^) fino a Casara Montagna Nuova, dove in quel punto aderiva con il Gruppo Lo Curcio. Difatti, il Colonnello Lo Curcio dopo aver difeso aspramente i suoi pezzi sul M. Miela, aveva dovuto ritirarsi su M. Spil, dove aveva riunito con sé uomini di vari reparti: artiglieri, alpini, bersaglieri, genieri, ed aveva creato un nucleo di resistenza. Sulle pendici del M. Miela, aspettava l'ordine di attacco il XXIII/12° bersaglieri, mentre avevano trascorso una notte di profonda incertezza gli alpini del Castelgomberto, ormai prossimi al tracollo ma ancora disposti a vendere cara la pelle. Alle prime luci dell'alba del giorno 5, le truppe infreddolite e disorientate attendevano con trepidazione nuovi attacchi nemici; contro ogni previsione arrivava invece l'ordine da parte del comando della 29a divisione di attaccare le posizioni austro-ungariche. Senza l'appoggio dell'artiglieria, gli attacchi si verificarono per il coraggio e l'abnegazione dei comandi di singoli reparti, che cercarono anche contro l'evidenza di fare fino in fondo il loro dovere, obbedendo a ordini insensati e senza costrutto. Il XXIII/12° bersaglieri all'alba partiva alla riconquista di M. Miela, e sotto il fuoco incrociato delle mitragliatrici austriache piazzate sulle vette del monte, lasciando sul terreno morti e feriti, riusciva dopo aver combattuto all'arma bianca nelle trincee nemiche, a riprendere la posi-zione perduta il giorno innanzi. Mentre i bersaglieri iniziavano l'assalto, l'artiglieria imperiale, al-lertata dal grido «Savoia!» proveniente dal M. Miela, riapriva con tutti i calibri disponibili il fuoco sulle linee italiane. Il XXIII/23° battaglione sotto il micidiale bombardamento (anche con proiettili a gas) veniva gradualmente assottigliato nell'organico e doveva subire i primi contrattacchi del nemico. La resistenza di questo reparto assumeva contorni drammatici, gli ufficiali uno a uno venivano colpiti e la posizione non era più difendibile, così malgrado i titanici sforzi di tutti gli uomini del reparto, M. Miela veniva abbandonato definitivamente. «Quando si stanno per raggruppare i superstiti per il ripiegamento, arriva al comando della Divisione una telefonata: "Ho ripreso in questo momento M. Miela con i miei uomini". Il generale domanda: "In quanti siete?". La voce risponde: "Abbiamo riallacciato ora il telefono. Siamo in venti bersaglieri. Io sono...". Ma la voce resta interrotta. È forse quella di un moribondo, del tenente Mancini del 12° bersaglieri». A prescindere da questa testimonianza, il Tenente Giuseppe Mancini fu decorato di Medaglia d'Oro per l'ardimento, lo sprezzo del pericolo e il coraggio dimostrato sotto il fuoco nemico con la seguente motivazione: "Alla testa del proprio reparto, incitando i suoi soldati con l'esempio li guidava all'assalto della linea sbaragliandone le piccole guardie, che costringeva ad asserragliarsi in una vicina baita. Cadutigli d'intorno la maggior parte dei suoi uomini, ritornava con rinnovata violenza e indomabile tenacia all'assalto dell'improvvisato fortilizio, venendo a lotta corpo a corpo. Ferito a bruciapelo da un colpo di fucile all'addome, non volle cedere al nemico, che forte di numero, tentava la riscossa e in un supremo sforzo, animandolo con la voce i superstiti della compagnia, al grido di "Savoia!" li trascinava al nuovo assalto, impadronendosi della contesa baita, e annientandone i difensori. Poco dopo, strappato a forza dai soldati dal posto d'onore, spirava prima di giungere al posto di medicazione. Fulgido esempio di eroismo e delle più alte virtù militari. Monte Miela, 4-5 dicembre 1917». La stessa sorte subita dagli uomini del Miela capitava ai due battaglioni del 77° fanteria. Al buio, la 5a compagnia del I/77° iniziava il movimento per prendere contatto con il terreno a tutti sconosciuto; appena uscita da una piccola radura, veniva a trovarsi allo scoperto propio di fronte alle linee nemiche e, investita dal terribile fuoco delle mitragliatrici austriache, veniva annientata. Il battaglione colto alla sprov-vista si disponeva a difesa, e cominciava a subire gravi perdite a causa degli attacchi della fanteria nemica che, uscendo dalle trincee, aggrediva con impeto i Lupi di Toscana. Cadeva ferito gravemente il Maggiore Boato, comandante del battaglione. Tre forti attacchi venivano respinti con gravi perdite, le munizioni cominciavano a scarseggiare, mentre una grossa formazione di fanteria austro-ungarica, a ranghi serrati, si dirigeva verso i fanti italiani. Preceduti da lanciatori di bombe, al grido «Hurrah!» gli austriaci attaccavano il II/77° che si difendeva contrattaccando alla baionetta, ma i ranghi assottigliati del battaglione non permettevano una lunga resistenza, così i Lupi gradualmente abbandonavano il terreno scendendo in Val Piana. Già dopo le 7, il comandante del II battaglione inviava il seguente messaggio d'aiuto: «Dal Comando 2° battaglione 77° Fanteria al Comando 29a Divisione. Il nemico serra sotto i fianchi e di fronte. Non avendo più cartucce, se il nemico attacca dovrò ritirarmi. Maggiore Zardo». Chiamato in rinforzo, il I/77° aveva tentato di raggiungere il II/77° per respingere gli attacchi nemici, sostituito ai Frattoni di Val Miela dal II/113°, chiamato d'urgenza dal comando della 2a Divisione. Appena arrivava in prossimità della zona dei combattimenti, veniva accolto da una grandinata di proiettili, provenienti da diverse mitragliatrici appostate nella zona per impedire proprio l'accorrere di rinforzi. Cadeva durante i corpo a corpo l'eroico Tenente Colonnello Ugo Bassi, comandante del 77° reggimento. Il combattimento durava dalle 9 alle 11.30, finché il I/77° doveva ritirarsi in Val Miela, dove con l'ausilio del II/113° respingeva i tentativi nemici di scendere in Val Frenzela. Dopo le prime nefaste notizie sull'andamento dei combattimenti, il Generale Boriani ordinava a tutti i reparti della 29a Divisione di ritirarsi sul versante opposto della Val Frenzela, sulle posizioni di M. Valbella, Col d'Echele, Cima Echar. Diramato il messaggio, il comando della Divisione si ritirava portandosi dietro tutti i propri carteggi. L'ordine di ritirata però, a causa del tiro d'artiglieria austriaco, per il disinteresse di vari sottoposti e per l'impossibilità di farlo pervenire a reparti accerchiati dal nemico, non raggiungeva tutti i comandi di battaglione. Piccoli reparti così continuarono a combattere a oltranza, per rispettare le consegne avute in precedenza: «resistere ad oltranza fino all'ultimo uomo», altri invece ignari di tutto continuarono la loro marcia verso il fronte, cadendo così in bocca al nemico.

L'ultima parte del racconto spiega come molti uomini del  del 77° ai quali apparteneva il soldato ZOCCANTE finirono ad essere catturati dagli austriaci, sorte che toccè anche a Bellino. Finito in prigionia in Alta Austria, morirà pochi giorni prima del suo compleanno il 6 giugno 1918 Branau Ann In.



Mappa della zona del Nad Logem dove si svolsero i combattimenti del 12 Agosto 1916 (mappa Mitja Juren):






Il Nad Logem quota 212 visto dal Brestovec:



 Mappa con con indicato il Monte Spill






 Monte Spill tratto dal libro di Bepi Boccardo "Melette 1916-1917"



Cimitero Militare di Branau Am Inn



 Per questo post ringrazio Riccardo Zoccante nipote dei fratelli ZOCCANTE Pio e Bellino









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