In questo blog voglio raccontare e trasmettere le storie di questi uomini diventati soldati e che oggi a cent’anni di distanza non vengano dimenticati.
Sono storie nella storia di quella che fu la Grande Guerra.
Questi caduti sono morti sul carso, in quei due anni e mezzo di sanguinose battaglie, molti di questi oggi riposano al sacrario di Redipuglia con un nome, ma per la maggior parte questo non è stato possibile. Voglio così onorare la loro memoria con questo mio tributo.

"Vorranno dimenticarvi, vorranno che io dimentichi, ma non posso e non lo farò. Questa è la mia promessa a voi a tutti voi."

Vera Brittain



«Qui ci verranno dopo la guerra a fare la gita di ferragosto. E diranno: se c’ero io! Ci saranno i cartelli-rèclame e gli alberghi di lusso! Passeggiate di curiosità come ai musei di storia naturale; e raccatteranno le nostre ossa come portafortuna.»

Carlo Salsa

venerdì 19 marzo 2021

Soldato CEFARO Amedeo

1° Reggimento Genio 10^ Compagnia Zappatori

 Nato a Roma il 6 Novembre 1892
Morto a Polazzo il 2 Luglio 1915
Sepolto a --------



Note Storiche:

Fu già narrato in precedenza come le nostre truppe, sbarrato che fu il canale Dottori alla presa di Sagrado e cessata l'inondazione ai piedi del Carso, poterono avanzare fino alle pendici delle alture che erano coronate da formidabili linee di trincee e di difese passive, presidiate dal nemico col proposito di una difesa ad oltranza. In condizioni particolarmente disagiate trovavasi la 20° divisione di fanteria del X° corpo d'armata, alla quale apparteneva quella stessa 10° compagnia zappatori del 1° reggimento che aveva con tanto valore chiuso il varco alle acque del fiume all'incile di Sagrado e che nei giorni successivi aveva comandato diverse squadre isolate per i tentativi di apertura dei reticolati nemici in vari punti della fronte della divisione ed anche alcuni graduati e zappatori, fra i quali ilvalorosissimo soldato Mattei Alessandro, coll'incarico di guidare allo stesso scopo squadre di volontari di fanteria. Era intendimento del comando di sottrarre la truppa al tormento del tiro nemico e al tempo stesso di far progressi da quella parte. Vani erano stati i tentativi isolati di aprir varchi nelle difese passive nemiche fatti nelle notti precedenti. Si leggono infatti nel diario del comando della brigata Cagliari che faceva parte di quella divisione le seguenti parole sotto la data del 2 luglio 1915: « Il comando del 63° fanteria alle ore 5,15 antimeridiane fa conoscere che i tentativi fatti per rompere i reticolati sia durante la notte che all'alba, malgrado gli eroici sforzi dei militari del genio, sono riusciti soltanto in parte, perchè il secondo reticolato è rimasto intatto; ciò perchè gli Austriaci all'avvicinarsi dei portatori di tubi facevano brillare le mine ». Fu perciò affidato alla compagnia zappatori il grave compito di aprire nella mattinata stessa ed a qualunque costo uno sbocco offensivo all'incirca al centro della fronte nemica antistante alla divisione, là dove il reticolato formava saliente. L'azione doveva esser preceduta da lungo ed intenso fuoco di artiglieria e doveva svolgersi colla massima risolutezza. Essendo necessario che alla testa delle squadre destinate all'azione fosse un ufficiale valoroso, il comandante del reparto rivendicò per sè tale onore e, raccolti in Fogliano tutti i dipendenti che nell'urgenza dell'ora gli era stato possibile richiamare dai vari punti della fronte, verso le io del mattino li conduceva aranti. Sopravanzate le linee della nostra fanteria (16° reggimento della brigata Savona) sopra Polazzo, presso quota 89, la compagnia giunse sulle difese passive nemiche consistenti in un primo ordine di lacci giapponesi sparsi per una profondità di 50 metri, una rete metallica sostenuta da pali di ferro collegata con torpedini terrestri distri-buite in una zona profonda circa 20 metri ed un profondo reticolato. Le prime squadre animate dall'esempio dei loro ufficiali e graduati liberarono il suolo dai lacci giapponesi, dalla recinzione e dalle torpedini e si avvicinarono al reticolato recando seco tubi carichi di gelatina esplosiva. In questo momento cominciò sulla compagnia un tiro micidiale di fucileria e di granate a mano, che non riuscì ad arrestare l'impresa. Coll'esplosione dei tubi di gelatina fu aperto un varco nei reticolati, che fu immediatamente ampliato con le pinze tagliafili. Aperto il varco, la compagnia si trovò avanti imprevedutamente un fosso profondo, coperto con rete orizzontale e minato. La rete fu tagliata ed un nuovo varco fu aperto. Per le perdite subite nei quadri le unità di fanteria destinate ad irrompere in esso non poterono subito eseguire l'irruzione; ma il comandante della 10a compagnia zappatori, considerato il pericolo di una esitazione, decise di attaccare con la sua compagnia e con due plotoni di fanteria retrostanti. La compagnia infatti irruppe nelle trincee nemiche e le tenne fino all'arrivo dei rinforzi, malgrado le numerose perdite subite fra cui quella del suo comandante e di un subalterno posti fuori combattimento. In proposito il diario del comando del 16° reggimento fanteria reca succintamente: « 2 luglio 1915. Verso le io rimane ferito il comandante della 5a compagnia che per un limitato passaggio aveva tentato di forzare i reticolati preceduto da un capitano del genio che rimase pure ferito ». L'irruzione fatta in quel punto favorì anche quella del 15° reg-gimento fanteria che fu compiuta poco dopo (ore 12,15) ed alla quale recò valido contributo l'eroico sacrificio di uno dei graduati della roa compagnia zappatori, che, come sopra fu detto, erano stati comandati a guidare squadre di volontari di fanteria per l'apertura dei varchi nelle difese passive nemiche. Trattasi del sergente Rossi Giovanni, che guidando per tre volte una squadra di volontari, incontrò gloriosa morte e la memoria del quale fu onorata con la medaglia d'oro al valor militare concessagli di motu proprio dalla Maestà del Re con la seguente motivazione: « ROSSI Giovanni, da Teramo, seigente del genio. - Per ben tre volte con slancio e ardimento, guidava tre squadre di volontari di un battaglione sotto un reticolata nemico per collocare e farvi brillare tubi esplosivi. La terza volta cadeva ferito a morte dopo aver issolto il compito affidatogli. -- Alture di Polazzo, 2 luglio 1915 ». Dell'atto eroico il sergente Rossi trovasi anche traccia nel diario del comando del 15° reggimento fanteria che così dice: « Erano le ore 11,12 quando un sergente del genio protetto da squadre di tiratori guida tre squadre di volontari porta tubi, riuscendo a farne brillare una coppia ». Tutta la linea nemica, per merito del valore della 10a compagnia zappatori che operò in pieno giorno, cedette. Alla sera la 20a divisione riposava sulle posizioni conquistate. Immediato riconoscimento del valore della io" compagnia zappatori si ebbe nella 20a divisione che coraggiosamente hanno abbattute le nemiche. Nell'adempiere tale incarico aggiungo la mia piena soddisfazione che il valore delle truppe da me comandate abbia trionfato sulle potenti organizzazioni dell'avversario e dell'accanita resistenza da lui opposta. Con la vittoria le truppe della 20a divisione hanno spezzata e disorganizzata la linea di difesa nemica ed adempiuto brillantemente all'incarico che era stato loro affidato, quello di facilitare l'avanzata alle truppe laterali. « Un encomio solenne alla 10a compagnia zappatori per essere riuscita per prima a spezzare i reticolati. — 3 luglio 1915 ». Complessivamente l'eroico reparto per il valoroso contegno che i suoi ufficiali e gregari tennero di fronte al nemico in quel giorno, oltrechè della medaglia d'oro concessa all'eroico sergente Rossi, fu onorato con la concessione di dieci medaglie d'argento.
Al soldato CEFARO non spettò nessuna medaglia, egli morì il 2 Luglio alle ore 11 colpito da una scheggia di granata alla testa, fu poi sepolto a Fogliano.
 
Mappa della zona dove operò la 10^ compagnia zappatori il 2 luglio 1915:
 

 
 Foto della Quota 89:



 

 


 

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